Si è conclusa domenica 9 settembre, nel suggestivo borgo di Cautano, piccolo comune che sorge ai piedi della Dormiente del Sannio, la seconda edizione del Taburno Experience, che risponde alla volontà di promuovere e valorizzare l’intero comprensorio e, soprattutto, la patata interrata di montagna.
Alla manifestazione, organizzata dal Comune di Cautano e da Slow Food Taburno – grazie al contributo della Regione Campania, nell’ambito del POC 2014-2020, in collaborazione con le Comunità del Cibo (allevatori e produttori del Taburno e produttori della patata interrata) e con il patrocinio morale dell’Ente Parco Regionale del Taburno-Camposauro e del Consorzio Gal Taburno – hanno preso parte, oltre ai giornalisti e agli amanti del buon cibo, anche i rappresentanti istituzionali provenienti dall’Ungheria, dalla Slovenia, dalla Polonia, dalla Svezia e dall’isola di Cipro.
L’interramento della patata del Taburno: perché si fa e come avviene
L’antica tecnica dell’interramento, risalente, con molta probabilità, al periodo del Brigantaggio, consente alla patata di vincere il freddo dell’inverno e di conservarsi sino alla raccolta successiva; anzi, come è emerso da una ricerca compiuta dall’azienda ospedaliera Gaetano Rummo di Benevento, sembrerebbe che, in questo modo, il tubero si arricchisca, ulteriormente, di sali minerali e di certe proprietà nutritive.
Pertanto, dopo la raccolta, compiuta con la prima luna calante di settembre, vengono scavate, nei terreni di montagna e in prossimità dei cigli, delle buche di profondità pari o superiore ai 70-80 cm; qui, i contadini ripongono le patate, ricordando di distribuire, sotto e sopra il il tubero, degli strati di foglie di felce, utili a mantenerlo asciutto. Ma, come un simpatico e verace contadino cautanese ci ha confessato, due sono le insidie di cui bisogna tener conto, nell’interramento della patata: in primis, della presenza dei cinghiali che, in seguito alla migrazione spontanea dei lupi, si sono moltiplicati; poi, dei furti che, sporadicamente, avvengono.
Il prosieguo del tour: le viti profumate di “Terre Caudium” e la birra artigianale di “Birrificio42”
Dopo una rappresentazione pratica fatta dall’agricoltore, con la possibilità, per i giornalisti, di cimentarsi, muniti di zappa, nell’escavo e nella raccolta del tubero, il Taburno Experience è proseguito prima verso Piana della Prata, dove, immersi nel verde, si è potuto godere di una colazione contadina, poi presso l’Azienda Vitivinicola “Terre Caudium”, dove, dopo una gradevole passeggiata nei vitigni di Aglianico, Falanghina e Coda di Volpe, si è passati alla degustazione dei diversi tipi di vini offerti dall’azienda e di leccornie tipiche.
L’ultima tappa del tour, in piazza Principessa di Piemonte, nella frazione di Cacciano, ha visto coinvolto il “Birrificio42” che, in seguito a un’esaustiva spiegazione sulla nascita del marchio, sulle tecniche di produzione della birra artigianale e sui prodotti – solo italiani e naturali – utilizzati, ha deliziato il palato di ognuno con quattro tipologie di birra, fra cui spicca l’ambrata e quella al tartufo.
Una gradevole scoperta è stata, infine, la confettura di patate del Taburno, aromatizzata con vaniglia e succo di limone, fatta assaggiare e venduta, per l’occasione, da Maria Rosa Confetture.