5 marzo 1922, nasce Pier Paolo Pasolini

5 marzo 1922

Il 5 marzo 1922, nasce a Bologna, in via Borgonuovo, uno, se non lo scrittore, poeta, saggista, intellettuale più rivoluzionario del XX secolo: Pier Paolo Pasolini. La sua nascita – che ha compiuto il centenario solo due anni fa – ha lasciato spazio a una vita segnata da un’incredibile molteplicità di esperienze (lavorò anche come pittore e linguista) e conclusasi con una morte tragica, la notte tra il 1° e il 2 novembre 1975.

Pasolini nacque in una famiglia che lui stesso definì “tipicamente rappresentativa della società italiana”. Il padre Carlo Alberto discendeva dal ramo cadetto di una nobile casata di Ravenna e, dopo aver dissipato il suo patrimonio, divenne tenente di fanteria, la madre Susanna (con cui ebbe un rapporto quasi simbiotico) aveva origini contadine nel Friuli e fu poi maestra elementare.

Due anni dopo il 5 marzo 1922, nacque il fratello Guido, che morì durante la seconda guerra mondiale per mano dei partigiani garibaldini che auspicavano l’annessione del Friuli alla Jugoslavia di Tito. Quella di Pasolini fu una famiglia in continuo trasferimento, per via del lavoro del padre che – tra le altre cose – fu a lungo prigioniero in Kenya. Pasolini studiò al ginnasio di Conegliano dove, insieme a Luciano Serra, Franco Farolfi e Fabio Mauri, fondò un gruppo letterario per discutere di poesia. A soli 17 anni, si iscrisse alla facoltà di Lettere dell’Università “Alma Mater” di Bologna, dove collaborò al periodico Il Setaccio e scrisse poesie in italiano e friulano, raccolte nel primo volume di Poesie a Casarsa. Scelse il friulano in quanto dialetto parlato dai contadini e l’italiano per potersi rivolgere anche al resto d’Italia e allacciarsi alla tradizione della poesia civile.

Fu arruolato in guerra a Livorno, ma tornò a casa dopo aver disobbedito all’ordine di consegnare le armi ai tedeschi. Si trasferì, in un primo momento, a Versuta, dove insegnò agli studenti del ginnasio e, nel 1945, si laureò con il prof. Carlo Calcaterra e con una tesi intitolata “Antologia della lirica pascoliniana (introduzione e commenti)”. Si trasferì, infine, definitivamente, in Friuli, dove lavorò nella scuola media di Valvassone, in provincia di Udine. Qui iniziò la sua militanza politica con l’adesione al PCI e la collaborazione con il settimanale Lotta e lavoro

Per la sua omosessualità e per le sue idee comuniste e anticlericali, fu bersaglio della Democrazia Cristiana, che sfruttò, nel 1949, il processo in cui fu coinvolto per corruzione di minore. Questa accusa gli costò anche l’espulsione dal Partito Comunista Italiano e il posto di insegnante. Fu a quel punto che decise di trasferirsi a Roma insieme alla madre e a una sua cugina. Qui visse nelle borgate. Dopo un lungo periodo di povertà, solitudine e insicurezza, ottenne una parte di generico a Cinecittà, fece il correttore di bozze e si cimentò nella vendita  dei suoi libri alle bancarelle rionali. Infine, grazie al poeta Vittorio Clemente, tornò finalmente in cattedra in una scuola di Ciampino.

In questi anni, nelle sue opere, la campagna friulana lasciò il posto al sottoproletariato romano, che lo spinse alla scrittura e alla pubblicazione, nel 1955, di Ragazzi di vita, edito da Garzanti. Il romanzo, così come il successivo, Una vita violenta, fu scritto con un linguaggio ibrido, tra il gergale e il dialettale, e ha come protagonisti giovani di borgata, anarchici, istintivi, che ebbero un incredibile successo sia tra il pubblico che da parte della critica. Tuttavia, il lavoro di Pasolini fu ostacolato dal PCI e dal Governo dell’epoca, che per un anno sottopose Ragazzi di vita a sequestro. Da qui, iniziò anche una lunga trafila di problemi giudiziari, con accuse di reati assurdi, dalla rapina al favoreggiamento per rissa.

Tuttavia, Pasolini non si fermò: diede forma alla sua passione per il teatro e collaborò a Le notti di Cabiria di Federico Fellini. Firmò anche altre sceneggiature, sempre continuando a raccogliere poesie e scrivere saggi. Il suo primo film come regista e soggettista, Accattone, risale al 1961. Fu vietato ai minori di 18 anni e suscitò polemiche alla XXII mostra del cinema di Venezia. Nel 1962, diresse Mamma Roma con Anna Magnani come protagonista e, nel 1963, fu accusato di vilipendio alla religione dello stato per l’episodio La ricotta inserito nel film Ro.Go.Pa.G. Le sue origini artistiche hanno radici nel Neorealismo, da cui riprese l’attenzione verso le classi popolari, ma non cercò mai negli umili la rappresentazione di valori positivi: li dipinse con tutte le loro contraddizioni proprio perchè li conobbe davvero e visse nelle stesse periferie. Nei film della fase neorealista, infatti, scelse spesso attori non professionisti, presi dallo stesso mondo descritto. Fu, come sempre, un tuttofare, occupandosi di ogni aspetto dei suoi film (soggetto, sceneggiatura, scelta degli attori, musica, regia). Nel 1964, con Il Vangelo secondo Matteo si interessò alla carica rivoluzionaria e al sacrificio della figura di Cristo, mentre con Edipo re e Medea si occupò anche di mitologia e dell’espressione della crisi di una personalità che, accantonato lo spirito rivoluzionario, cerca di fuggire dalla realtà spinto da un sentimento tragico della vita. Nei primi anni ’70 girò molti film (tra cui la cosiddetta “trilogia della vita”: Decameron, I racconti di Canterbury e Il fiore dei mille e una notte) in cui criticò la società tecnologico-industriale, toccando temi scabrosi e infrangendo molti tabù. Nel suo ultimo film, Salò e le ultime giornate di Sodoma qualsiasi speranza nel regista tramonta: la violenza, la distruzione e la morte prevalgono.

Nel 1973, iniziò a collaborare con il Corriere della sera, intervenendo su alcune questioni che riguardavano il Paese in quella precisa fase storico-politica. Gli articoli pubblicati finirono nella raccolta Scritti Corsari, in cui Pasolini descrisse e commentò il referendum sul divorzio, il terrorismo e il ‘68 ed ebbe come principali bersagli la classe politica corrotta e incapace, il capitalismo, l’omologazione della vita sociale e la perdita delle identità locali, l’impoverimento delle classi lavoratrici, la libertà sessuale, la crisi ambientale.

 

L’ultimo romanzo, incompiuto e pubblicato nel 1992, fu Petrolio. Si tratta della storia di un ingegnere diviso tra due personalità, una buona e una cattiva, nelle cui vicende si rispecchia il degrado della vita moderna. Pasolini cercò di realizzare una sorta di antiromanzo, mischiando stili e linguaggi diversi.    

Il 2 novembre 1975, sul litorale romano di Ostia, una donna trovò il cadavere massacrato di un uomo che Ninetto Davoli riconobbe essere Pier Paolo Pasolini. Accusato dell’omicidio fu Giuseppe Pelosi, un giovane che aveva trascorso la serata con il regista e che, secondo la sua versione dei fatti, avrebbe subito pretese di tipo sessuali, che avrebbero provocato uno scontro tra i due, finito in tragedia. Pier Paolo Pasolini fu, quindi, assassinato all’età di 53 anni. Tuttavia, la vicenda resta, ancora oggi, senza risoluzione: che Pelosi, appena diciassettenne, fosse riuscito da solo a uccidere Pier Paolo Pasolini è un’ipotesi che lascia perplessi. Lo stesso Pelosi, nel 2008, ha dichiarato di non essere l’esecutore materiale del delitto e di aver taciuto la verità per proteggere la sua famiglia. Secondo Sergio Citti, invece, dietro la morte di Pasolini potrebbe esserci la sparizione delle copie del film Salò e un incontro con la malavita per trattarne la restituzione. Un’altra ipotesi più recente, infine, collega l’omicidio del regista alla lotta di potere tra Eni e Montedison e allo stragismo dell’epoca (in particolare ai mandanti dell’attentato aereo che costò la vita a Enrico Mattei), di cui Pasolini aveva scritto proprio in Petrolio

Oggi, nella Casa Colussi-Pasolini, a Casarsa della Delizia in Friuli Venezia Giulia, dimora della famiglia materna del poeta, ha sede il Centro Studi Pier Paolo Pasolini, dove sono conservate raccolte di manoscritti tra cui i Quaderni rossi e i Manifesti politici, a cui si aggiungono lettere frutto di un lungo scambio con amici e parenti. Il Centro Studi è impegnato nella valorizzazione dell’opera e della figura di Pasolini e consente di percorrere un itinerario tra alcuni siti cari al poeta, come il Glisiùt a Casarsa, il Castello a Valvasone e il luogo dove è sepolto.

 

Fonte immagine: Pixabay

A proposito di Maria Laura Amendola

Nata a Potenza il 28 giugno 1993, madre australiana e papà Irpino. Impegnata, per diversi anni, in organizzazioni a carattere sociale e culturale, ho prediletto come ambito il femminismo e le battaglie contro le disuguaglianze di genere. Nel 2021, è nata la mia prima opera letteraria, "Una donna fragile", Guida Editori.

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