Cambiamenti sessuali e dell’industria pornografica durante il lockdown

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I corpi: grandi protagonisti del lockdown? Cambiamenti sessuali e dell’industria pornografica durante la pandemia

I corpi sono stati i grandi protagonisti del lockdown ma, al tempo stesso, anche i grandi assenti.

Ciò che è mancato di più è stato il loro respiro, la loro sacralità: i corpi sono stati i grandi martiri della pandemia, perché noi non abbiamo, ma siamo un corpo.

Quando mangiamo, camminiamo, leggiamo un articolo di giornale, prepariamo un dolce o facciamo l’amore, è il nostro corpo che lo fa.

Partiamo dalla concretezza dei nostri corpi – asciutti, rilassati, esili, abbondanti – e stringiamoli saldamente, come se fossero un filo rosso in grado di accompagnarci in un’antropologia del quotidiano.
La pandemia ha inevitabilmente ridisegnato la fisionomia della nostra vita intima: il distanziamento sociale ha stravolto radicalmente le nostre abitudini e ci ha spinto verso nuovi modi di vivere la sessualità.
Se prima era possibile coltivare relazioni sessuali di varia natura, col proprio partner fisso (il discorso non vale per chi ha trascorso la quarantena in coppia), o con partner occasionali, il lockdown ci ha confinati tra le mura domestiche, faccia a faccia con il linguaggio della nostra pelle e dei nostri umori determinando molti cambiamenti sessuali.

Ci si è ritrovati a riscoprire il sexting, e a interrogarsi sulle nuove dinamiche relazionali insorte durante la pandemia: molti sono stati i cambiamenti dell’industria delle piattaforme per adulti e i nuovi trend.

In Comizi D’Amore, film-documentario del 1965, Pier Paolo Pasolini raccolse le opinioni degli italiani riguardo la sessualità, i corpi e l’amore, e tracciò uno spaccato molto interessante dei costumi dell’epoca. Perché non provare a fare lo stesso, analizzando il periodo della pandemia?

1) Il primo sguardo: il sexting

Il sexting non è sicuramente nato in tempo di pandemia, ma durante l’isolamento questo fenomeno ha conosciuto una forte crescita, e ha contribuito a cementare molte coppie, nascenti o di vecchia data.
Innanzitutto, definiamo precisamente il sexting: la parola deriva dall’unione di sex e texting; questo neologismo definisce quindi una sequela di messaggi a sfondo erotico, in cui si va a solleticare la sfera del desiderio con le parole e l’immaginazione.
Il sexting, nella maggior parte dei casi, sfocia nell’invio di foto e video piccanti, che diventano spesso una vera e propria sostituzione del rapporto fisico.
Secondo alcuni dati, confermati anche dal portale italiano “Incontri-ExtraConiugali.com”, il sexting non ha coinvolto soltanto coppie collaudate o persone che magari avevano iniziato a frequentarsi prima della quarantena, ma anche persone già impegnate: il sito in questione ha raggiunto un milione di iscritti proprio in quel periodo, tutti alla ricerca di uno scambio sessuale digitale.
Si è parlato, qualche tempo fa, dell’ennesimo gruppo Telegram veicolo di fenomeni di revenge porn; è importantissimo praticare sexting con persone di cui ci si fida e riflettere sulla pratica del consenso.

Un “no” non smette di essere tale soltanto perché espletato virtualmente: un “no” virtuale ha lo stesso peso di un rifiuto fisico.

Ovviamente, qui si parla di sexting consensuale: in questo caso, il sexting è stato un potente alleato in tempi di pandemia, perché ha risvegliato il desiderio sopito nelle coppie di lunga data e ha stuzzicato la fantasia tra due persone in fase di conoscenza.

Ma perché il sexting piace così tanto?

Perché attiva quella creatività istintiva che la quotidianità indebolisce; inoltre, ci mette in contatto col nostro corpo e i nostri desideri più reconditi.
Anche durante la fase 2, l’infettivologo José Barletta ha consigliato di continuare col sexting ancora per un po’ di tempo, sia perché un partner occasionale potrebbe aver avuto contatti con altri e sia perché fase 2 non è sinonimo di libertà assoluta di continuare con la vita di prima.
Inoltre, il Ministro della Salute argentino ha suggerito alla popolazione di continuare a praticare sexting e masturbazione come misura di contenimento fino alla fine della pandemia.

Abbiamo scambiato due chiacchiere con una coppia, Matteo e Sara, che avevano iniziato a frequentarsi la settimana prima del lockdown e non si sono poi visti per molti mesi, per capire quanto il sexting abbia contribuito alla loro unione e al loro affiatamento durante la pandemia e, soprattutto, dopo.

Cambiamenti sessuali. Intervista sul sexting

Avete iniziato a frequentarvi la settimana prima dell’istituzione del lockdown di marzo 2020. Come avete gestito la situazione?
(Matteo): All’inizio, è stata dura. Non sapevamo quando tutto sarebbe finito, e ci sono stati un sacco di punti interrogativi. Per fortuna, il sexting è venuto in nostro aiuto! (ride)
Potete spiegarmi in che modo il sexting è stato un vostro alleato durante la pandemia?
(Sara): Le giornate (e soprattutto le serate) durante il lockdown sono state molto pesanti. Avevamo appena iniziato a vederci, poi hanno chiuso tutto: avevamo tanta voglia di viverci, e sentivamo che qualcosa era stato interrotto proprio nella fase migliore. All’inizio, in ogni nuova coppia, c’è sempre tanta passione e voglia di stare insieme.
Io avevo praticato già il sexting, qualche volta, col mio ex fidanzato, ma non ne avevo una grossa necessità perché ci vedevamo spesso. Con Mattia, abbiamo trascorso nottate intere a parlare, e si è creata una complicità molto forte. Quando ho capito che potevo fidarmi di lui, ci è venuto naturale inviarci foto e video, anche per fantasticare su quello che avremmo fatto dopo il lockdown. Senza il sexting, saremmo impazziti in quarantena.
Quindi avete vissuto il sexting un po’ come la sostituzione di una frequentazione reale che, per ovvi motivi, non avete potuto vivere?
(Matteo) Esatto. Quando poi ci siamo rivisti, appena è stato possibile, ci è sembrato di conoscerci da sempre. Quindi possiamo dire che il sexting ci ha avvicinati molto e ha contribuito alla relazione sana che stiamo costruendo ora, dal vivo, giorno dopo giorno.

2) I cambiamenti sessuali nel mondo del sesso a pagamento

Durante la pandemia, si è parlato molto di EscortAdvisor, ma che cos’è?

Potremmo dire che si tratta di una sorta di TripAdvisor, ma senza recensioni di camerieri scorbutici, bistecche insipide o piatti di spaghetti scotti.

Sì, è una community i cui membri possono leggere le recensioni degli altri utenti, che forniscono un giudizio sulle proprie esperienze con escort, accompagnatrici, mistress, transessuali, massaggiatori erotici, gigolò e coppie. Oltre a questo, vi sono anche presentazioni fatte dagli stessi sex workers.
L’andamento dell’amore mercenario è tenuto d’occhio proprio da EscortAdvisor, che da oltre due anni, infatti, cura l’Osservatorio “EA Insights”: prendendo in considerazione le ricerche su Google si evince che, a partire dal 17 febbraio (data simbolica della crisi), il numero di ricerche per la parola chiave “escort” (affiancata ad una città, per esempio “escort Milano” o “escort Torino”) si è ridotto del -9,20%, con un trend che è diminuito fino alla misura estrema del lockdown.
Anche le ricerche dei singoli numeri telefonici delle escort sono calate del -13,89% , e a partire dall’8 marzo (quando è stata emanata la prima versione del Dpcm) si è registrato un drastico calo pari al -32%, il punto più basso mai toccato.
Vi è stato però un risvolto molto curioso durante la quarantena: se le ricerche finalizzate agli incontri fisici si sono affievolite, la maggior parte delle dinamiche di sesso a pagamento si sono spostate online, cambiando forma e tonalità.

È sorprendente notare come molti clienti abbiano cominciato a cercare le escort anche solo per avere compagnia online. Francesca, escort di Milano, mi ha raccontato un po’ la sua esperienza.

Che tipo di richieste hai ricevuto dai tuoi clienti durante la quarantena?
Molti uomini mi hanno chiesto di fargli compagnia al telefono, perché si sentivano soli.
Non ti hanno mai chiesto foto o video?
Alcuni sì, ovviamente. Però ho ricevuto anche un sacco di richieste finalizzate alla sola compagnia telefonica. Ricordo un cliente che era uscito dalla doccia e piangeva perché si sentiva molto solo, e parlava a voce bassissima per non farsi sentire dai suoi coinquilini.
Come è cambiato il tuo lavoro durante il lockdown?
Appena ho capito la gravità della situazione non ho esitato a avvisare i miei clienti attraverso il mio profilo che non avrei ricevuto più nessuno fino al passare del blocco totale. Così io e molte delle mie colleghe abbiamo deciso di sospendere l’attività come tutti per seguire la legge e non favorire la diffusione del virus.
Mi sono attivata anche per fare delle chat e delle videochiamate erotiche: alcuni mi hanno chiesto di vedermi mentre mi “prendevo cura di me”, mentre mi spogliavo, altri volevano davvero solo parlare, come già detto.

3) L’occhio che sbircia: i cambiamenti sessuali dell’industria della pornografia

E per quanto riguarda invece il settore della pornografia?

Non è esagerato affermare che, durante la quarantena, l’industria del porno ha vissuto una e vera e propria età dell’oro!

Il traffico di aprile e maggio su Pornhub, colosso del porno, è aumentato del 22% rispetto a marzo 2020. Sappiamo, inoltre, che Pornhub ha esteso a tutti gli utenti, in qualsiasi parte del mondo durante il primo lockdown, l’offerta di accesso gratuito al servizio Premium, durante la pandemia.

Questo traffico ha generato però entrate in siti più piccoli, che hanno dovuto adattare i loro modelli di business.

Gene Munster, socio dirigente di Loup Ventures, una società di investimento americana, ritiene che da quando è iniziata la pandemia, la spesa per il porno in tutto il mondo è quasi raddoppiata. Come evidenzia l’articolo di The Economist del 10 maggio 2020, Pornography is booming during the covid-19 lockdowns, la pandemia ha determinato dei cambiamenti sessuali significativi nel rapporto tra gli attori porno e i produttori: è un risvolto molto importante, che ha cambiato definitivamente gli equilibri di potere nell’industria del porno.

Gli attori hanno iniziato a prendere coscienza del proprio ascendente sul pubblico in un periodo del genere, e hanno capito l’importanza di trasformarsi in imprenditori di se stessi: hanno cominciato d affrancarsi sempre di più dai produttori, filmandosi su smartphone e caricando i propri filmati girati in casa, su nuovi siti web nati apposta per l’occasione.

Ella Hughes, una pornostar britannica, afferma di aver smesso di esibirsi per produttori tradizionali durante la quarantena: alcuni abbonati hanno pagato da 40$ a 500$, per video personalizzati della Hughes, a cui solo loro potevano accedere, in cui pronunciava nomi di ammiratori o realizzava le loro fantasie più segrete, legate alla dominazione e alla sottomissione.
Da ciò ne consegue che il traffico sui siti premium, in quel periodo, è schizzato alle stelle: gli artisti hanno tutti cercato il modo per reinventarsi proficuamente online, utilizzando fantasia e creatività per attrarre sempre più clienti.

A livello globale, possiamo affermare che la pandemia ci ha consegnato un’industria del porno diversa, con equilibri più vicini all’intimità dei fruitori, e molto meno aderenti a quella “impersonalità” a cui questo settore viene associato nell’immaginario collettivo.

Per quanto riguarda il lato individuale, non sappiamo quale nuova concezione della sessualità ci consegnerà questa pandemia ancora in corso.
In ogni caso, bisognerà rieducare se stessi alla fisicità e alla corporalità, recuperare una nuova dimensione quando tutto questo finirà, quasi come se si scoprisse il proprio corpo, e quello degli altri, per la prima volta, al di là di una virtualità che rischia di essere sempre più totalizzante e
desertificante.

Bisognerà continuare a osservare il mondo da quel buco della serratura senza rimanerne intrappolati o pensare che quella prospettiva sia l’unica possibile: solo così prenderemo coscienza del fatto che un corpo non è mai solo un corpo. Perché un corpo è amore per se stessi, atto politico e simulacro di rivoluzione: sarà bene ricordarcelo sempre.

Immagine di copertina: Pixabay

A proposito di Monica Acito

Monica Acito nasce il 3 giugno del 1993 in provincia di Salerno e inizia a scrivere sin dalle elementari per sopravvivere ad un Cilento selvatico e contraddittorio. Si diploma al liceo classico “Parmenide” di Vallo della Lucania e inizia a pubblicare in varie antologie di racconti e a collaborare con giornali cartacei ed online. Si laurea in Lettere Moderne alla Federico II di Napoli e si iscrive alla magistrale in Filologia Moderna. Malata di letteratura in tutte le sue forme e ossessionata da Gabriel Garcia Marquez , ama vagabondare in giro per il mondo alla ricerca di quel racconto che non è ancora stato scritto.

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