In Francia sedute gratis dallo psicologo: il virus che manda in tilt la mente

In Francia sedute gratis dallo psicologo: il virus che manda in tilt la mente

In Francia il governo ha promosso una iniziativa per garantire dieci sedute dallo psicologo per chi ne necessita, in particolar modo per i più giovani, in risposta al virus che sta mandando il tilt la mente.

Il covid non ha solo prodotto conseguenze sostanziali sul fisico ma ha generato psicosi, stress, isolamento, sociopatia. Ritrovarsi da un momento all’altro a dover fronteggiare una pandemia, chiusi fra quattro mura, sentirsi impotenti, piccoli davanti alla sciagura intorno è stato un duro colpo per tutti. È quasi fisiologico: si inaridisce. Un giorno si è per strada a chiacchierare della cena al pub la sera prima, quello dopo si è a casa e non si chiacchiera neanche tanto più perché non c’è molto da dire.
Le conversazioni si sono ridotte a battute secche sulla situazione, sulle notizie fotocopia, sulla morte, così materiale, che monopolizza qualsiasi argomento, fagocitandolo dentro la paura. E le frasi restano sospese, come le giornate.
Non sapere cosa fare, non avere voglia di fare neppure quello che ancora non si sa può essere sintomo di depressione o apatia e può avere un riverbero enorme su chi è più fragile e sulla mente di ciascuno di noi.
Solo che quando si parla di problemi che non si “vedono” si tende ad esaurirli come se la vista fosse l’unico tramite e ci fosse una sottospecie di equazione per cui se non si vede, non esiste. E ci si dimentica della mente.
Però esiste, eccome, quel senso di nichilismo esistenziale che prende davanti al pc, per sei ore di seguito, e poi al telefono, altre sei. Oppure la noia scomposta del lunedì uguale al sabato e di una scansione temporale diventata labilissima, quasi nulla. Oggi è solo ieri che continua a venire e il futuro è un posto dalle fattezze sbiadite, con zero progetti a lungo termine perché l’unico progetto a lungo termine è sapere il colore della zona di regione.
La mente ne risente, come ne risentono i polmoni dopo un’ora di corsa e con 2 pacchetti di sigarette all’attivo.
E se poi si va dallo pneumologo, giustamente, una volta tanto bisogna andarci dallo psicologo. Dire che il virus ha sfinito, ha ridotto all’osso getta le basi per altri dieci anni di paura nell’uscire di casa e altri cinque, buoni, del non poterlo fare più.
Non fa male ammetterlo, farebbe più male non farlo e sguazzare nel proprio malessere interiore (il rischio è affogare).
Basta chiedere aiuto, non nel senso che non si può ma nel senso che è sufficiente, è necessario. Funziona. Un amico, una persona competente, un genitore.
Ascoltare e parlare. Viene bene e forse aiuta a scongiurare un momento di angoscia che, da un anno e mezzo, non è più un semplice momento.

 

Fonte immagine: it.yahoo.com 

A proposito di Rita Salomone

Scrivo cose e parlo tanto. Mi piace Forrest Gump (anche se sono nata quattro anni dopo il film) e nel tempo libero studio filologia a Napoli. Bella storia la vita come scatola di cioccolatini.

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