Mese del Pride: 5 cose da fare per essere buoni alleati

Mese del Pride: 5 cose per essere buoni alleati

Essere un buon alleato della comunità LGBTQ+ significa compiere azioni concrete basate su informazione, ascolto e rispetto. Spesso, il desiderio di supportare può essere frenato dalla paura di sbagliare o dal non sapere da dove cominciare. L’alleanza, o allyship, non è uno status da raggiungere, ma un processo continuo di apprendimento e azione. Ecco cinque passi concreti che chiunque, incluse le persone cisgender ed eterosessuali, può intraprendere per offrire un sostegno reale.

Azione concreta Come metterla in pratica
Informarsi Studiare la storia del movimento (es. moti di stonewall), la terminologia e le leggi vigenti in materia di discriminazione.
Ascoltare Seguire creator e attivisti LGBTQ+, leggere le loro testimonianze e dare spazio alle loro esperienze senza interrompere o invalidare.
Sostenere Fare donazioni ad associazioni come Arcigay, supportare business di proprietà LGBTQ+ e boicottare il “pinkwashing”.
Usare un linguaggio inclusivo Chiedere e usare i pronomi corretti di una persona, evitare presupposti sull’identità o l’orientamento di qualcuno.
Agire e parlare Intervenire con calma quando si assiste a una battuta omofoba o a disinformazione, spiegando perché è dannosa.

1. Informarsi: capire prima di parlare

Un alleato informato è un alleato efficace. Il primo passo è riconoscere la propria curiosità e colmare le lacune. Comprendere perché il Pride Month si celebra a giugno, ad esempio, significa conoscere i Moti di Stonewall del 1969, un evento che ha dato il via al moderno movimento per i diritti civili. È fondamentale distinguere tra identità di genere (il senso interiore di sé), orientamento sessuale (da chi si è attratti) ed espressione di genere (come ci si presenta al mondo). Formare le proprie opinioni è giusto, ma devono basarsi su fatti e rispetto, non su pregiudizi. Fonti affidabili includono organizzazioni come GALE e istituzioni governative come l’UNAR, l’ufficio nazionale contro le discriminazioni.

2. Ascoltare: amplificare le voci, non sostituirle

Dopo essersi informati, il passo successivo è ascoltare. L’alleanza non consiste nel parlare al posto delle persone della comunità, ma nell’usare la propria posizione per amplificare le loro voci. Questo significa leggere libri, guardare documentari e seguire attivisti e creator LGBTQ+ per comprendere le loro esperienze dirette. Quando una persona della comunità condivide la sua storia, l’ascolto deve essere attivo e privo di giudizio. Confrontarsi è utile, ma deve avvenire in uno spazio sicuro e basarsi sulla volontà di imparare, non di mettere in discussione l’identità o le esperienze altrui.

3. Sostenere: usare le proprie risorse in modo consapevole

Il sostegno può assumere molte forme. Le donazioni economiche a organizzazioni che offrono supporto legale, psicologico e rifugi sono preziose. Ma “sostenere” è molto di più. Significa donare tempo come volontario, offrire le proprie competenze professionali, o semplicemente essere presenti per un amico in difficoltà. A livello pratico, significa anche fare scelte di consumo consapevoli: supportare piccole imprese di proprietà di persone LGBTQ+ e fare attenzione al pinkwashing, la pratica di aziende che usano la bandiera arcobaleno a scopo di marketing senza supportare realmente la comunità.

4. Usare un linguaggio inclusivo e rispettoso

Le parole hanno un peso enorme. Un alleato si impegna a usare un linguaggio che afferma e rispetta l’identità delle persone. La pratica più importante è chiedere e utilizzare correttamente i pronomi di una persona (es. lui/lei, loro, etc.). Se si commette un errore, basta scusarsi brevemente e correggersi. È altrettanto importante evitare di fare supposizioni sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere di qualcuno e non usare mai un linguaggio offensivo, anche se “per scherzo”.

5. Agire e parlare: usare il proprio privilegio

L’alleanza richiede azione. Una volta acquisite le conoscenze, è fondamentale usarle per educare gli altri e combattere la disinformazione. Se un parente o un amico fa una battuta omofoba o esprime un pregiudizio basato sull’ignoranza, un alleato interviene. Non è necessario essere aggressivi; si può cogliere l’occasione per spiegare con calma perché quelle parole sono dannose. Parlare e divulgare ciò che si è appreso è uno dei modi più potenti per abbattere stereotipi e pregiudizi, trasformando il proprio spazio sociale in un ambiente più sicuro per tutti.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

Articolo aggiornato il: 29/09/2025

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