No Entry: i luoghi nel mondo vietati all’altro sesso

No Entry: i luoghi nel mondo vietati all'altro sesso

Lo sapevi che nel mondo esistono ancora dei luoghi vietati all’altro sesso? Monti sacri chiusi alle donne, isolette sperdute in cui ritrovare se stesse senza farsi distrarre dagli uomini e anche l’ultimo bagno d’Europa diviso per sessi. Nel mondo, che si tratti di motivi storici, religiosi o culturali, esistono posti in cui il proprio genere può essere una discriminante per l’accesso. 

il Monte Athos

Situato in Grecia, il Monte Athos è stato dichiarato Patrimonio Culturale dell’Umanità nel 1998. La particolarità di questo luogo è che si tratta di una zona così inaccessibile che anche gli uomini necessitano di un permesso speciale per visitarla. Durante l’anno, infatti, il limite massimo di visitatori è di 200. Alle donne, invece, oltre a essere vietato l’accesso, devono tassativamente restare ad oltre 500 metri da esso. Non è fatta eccezione per gli animali: le uniche creature femmine che si possono trovare sono gatti, utili per la caccia ai topi o altri animali. Il divieto, già dall’XI secolo, è stato imposto perché – trattandosi di un luogo sacro – le donne potevano rappresentare una tentazione per i monaci che vi abitavano. 

La foresta di mangrovie in Indonesia

Se sul monte Athos non c’è spazio per le donne, al contrario, a Jayapura, capoluogo della provincia indonesiana di Papua, c’è una foresta di mangrovie riservata solo alle donne. Da generazioni, si ritrovano per condividere le loro storie e raccogliere vongole che vengono poi rivendute nei mercati locali. La tradizione vuole che le donne si tolgano i vestiti una volta giunte lungo le rive delle mangrovie per pescare le vongole. Gli uomini che non rispettano questo divieto rischiano multe fino a 1 milione di rupie indonesiane, l’equivalente di circa 60 euro.

La spiaggia di Trieste

“El Pedocin” o Spiaggia della Lanterna a Trieste è forse l’ultimo stabilimento balneare in Europa rimasto nel quale un muro separa la spiaggia in due zone, una riservata a donne e bambini sotto i 12 anni e l’altra agli uomini. Per poter accedere all’altro settore, è necessario essere in possesso di un permesso speciale. A chi li accusa di essere retrogradi, spiegano che questo genere di divisione concede anche molte libertà, come – per le donne, per esempio, quella di sentirsi libere di prendere il sole in topless. 

Partite di club in Iran

Sembra incredibile, eppure in Iran – fino al 2019 – nessuna donna poteva accedere agli stadi, neanche se accompagnata da suo marito o da un parente di sesso maschile. Da quell’anno, grazie ad un’apertura da parte del governo moderato del presidente Hassan Rohani, alle donne è stato concesso di partecipare alle partite della nazionale iraniana ma non ancora a quelle di club. Il motivo di questo divieto sta nel fatto che alle donne non è concesso stare a contatto con uomini non parenti. 

SuperShe Island

Da alcuni anni, in una piccola isoletta privata sulle coste della Finlandia, è nato un progetto completamente pensato per le donne. Kristina Roth, americana di origini tedesche, ha dato vita a SuperShe Island, un “campo” che unisce vacanza e lavoro su se stesse, con la possibilità di dare vita a interessanti percorsi lavorativi. A SS Island si lavora per migliorare il corpo e la mente ed è fondamentale farlo senza la presenza di uomini, che rappresentano una fonte di distrazione. 

Seggi elettorali a Città del Vaticano

L’ultima chicca arriva dritta dallo stato di Città del Vaticano. Alle donne che vivono lì, infatti, non è concesso accedere ai seggi elettorali e votare. In questo caso, però, il motivo non ha carattere sessista: a Città del Vaticano gli unici ad avere diritto di voto sono unicamente i Cardinali che sono chiamati a votare ed eleggere il Papa durante il conclave.

Fonte immagine: supershe.com

A proposito di Cinzia Esposito

Classe ’96 e studentessa magistrale in Corporate communication e media all’Università di Salerno. Vengo da una di quelle periferie di Napoli dove si pensa che anche le giornate di sole vadano meritate, perché nessuno ti regala niente. Per passione scrivo della realtà che mi circonda sperando che da grande (no, non lo sono ancora) possa diventare il mio lavoro.

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