Al Castello Lancellotti il debutto di Riccardo III

Al Castello Lancellotti il debutto di Riccardo III

Riccardo III di William Shakespeare messo in scena l’11 luglio ha regalato agli spettatori un ricordo sognante in una cornice suggestiva come quella del Castello Lancellotti di Lauro, l’ambientazione perfetta per l’interpretazione regale, nella tiepida atmosfera di una sera d’estate. Un quadrato di stelle a chiudere la scena incorniciata dalle mura del castello.

L’evento apre il festival Shakespeare’s summer dream, interamente dedicato alla figura di William Shakespeare, progetto estivo de Il Demiurgo in collaborazione con Pro Loco Lauro.

Il Castello Lancellotti apre le sue porte, come già gli anni scorsi, e si converte in palcoscenico en plain air per una reinterpretazione modernizzante, a tratti ironica e scanzonata, del classico Riccardo III di Shakesperare. Il Castello sorge a pochi chilometri da Nola, su una collina del Vallo di Lauro, risalente addirittura all’anno 1000, la prima testimonianza concreta però è databile intorno al 1277.

Riccardo III al Castello Lancellotti

Il riadattamento del dramma shakespeariano pone al centro dell’attenzione il sovrano spietato e senza remore Riccardo III.

La regia è di Andrea Cioffi e Francescoantonio Nappi. Il palcoscenico sono i gradini d’entrata del cortile del castello, poche luci ad illuminare la scena e lo sfondo dell’imponente torre del castello. Solo cinque attori –Franco Nappi, Alessandro Balletta, Sara Guardascione, Andrea Cioffi e Antonio D’Avino– si calano di volta in volta nelle vesti degli svariati personaggi del dramma: lo storpio sovrano, i fratelli re Giorgio e re Edoardo, le regine madri, il duca di Buckingham, Lord Hastings.

Riccardo III sappiamo essere il dramma che chiude la tetralogia dedicata al regno di Enrico VI d’Inghilterra.

Lo sfondo storico è quello dei conflitti di potere per la successione al trono d’Inghilterra che seguono la fine della Guerra delle due Rose, tra i Lancaster e gli York nel 1400. La scena si apre infatti con la regina madre mentre, come spettri, gli attori si aggirano al canto di “Dispera e muori” preludio della conclusione del dramma.

Riccardo, duca di Gloucester, sembra apparentemente elogiare e sostenere il fratello nonché sovrano Edoardo; in realtà svelerà sin da subito i suoi pensieri più reconditi di invidia e sete di sangue, palesati ancor prima che lo diventino attraverso le sue azioni, attraverso i monologhi che avvicinano il personaggio al pubblico. Le trame affinché Riccardo possa finalmente ascendere al trono includono dunque l’assassinio di chiunque intralci il suo percorso; per questo arriverà a mettere fratello contro fratello; Giorgio verrà imprigionato su ordine del fratello Edoardo e quindi messo fuori gioco dallo stesso Riccardo.

La perversione e il fascino del male si concretizzano nel suo matrimonio con Lady Anna, vedova Lancaster: assassinati il marito e il suocero, riesce a sedurre la donna e a sposarla, per poi ucciderla non appena avrà la possibilità di stipulare un matrimonio più conveniente. L’ascesa al trono non è ancora compiuta e di conseguenza non lo è la scia di sangue che Riccardo sembra trascinare assieme alla gamba storpia; dopo la morte del fratello e sovrano Edoardo ordinerà la morte dei figli ancora in fasce e arriverà a sbarazzarsi anche di coloro che lo hanno sostenuto nella sua folle corsa omicida.

Quella che sembra essere una sorte a favore dei malvagi, nonché il vortice di perdizione e morte che sembra coinvolgere tutti coloro che vengono in contatto con Riccardo ormai sovrano d’Inghilterra, finisce per ritorcersi contro quest’ultimo; i fantasmi delle morti tornano a risvegliare quella che era una coscienza ormai assopita e sedotta dal sangue; Riccardo sarà tormentato dalle anime di coloro che ha ucciso poco prima di battersi nella battaglia decisiva: “Dispera e muori” è il coro che sembra propagarsi e straripare dalla mente del personaggio alle orecchi di tutti.

Nello scontro decisivo, durante la battaglia di Bosworth Field, Riccardo deve affrontare Enrico Tudor, ma la vita gli presenta il conto. “Un cavallo, il mio regno per un cavallo”, verso tra i più celebri della letteratura inglese, sono queste le sue ultime parole. Torna a splendere il sole sull’Inghilterra sulle note di “Here comes the sun”.

Il male che si fa carne

Riccardo III è l’emblema dell’uomo crudele e senza scrupoli, reso tale dalla frustrazione che lo conduce a covare vendetta per riscattarsi dell’ingiustizia di esser nato “storpio, deforme, un mostro abominevole”; la sua rivincita contro il fato e contro Dio è la sua mancanza di moralità, che da rabbia diventa fascino per il sangue versato in nome del potere.

Il dramma shakespeariano, dove il male si fa carne e spirito, viene così reinterpretato in chiave talvolta ironica e dilettevole, senza edulcorazioni, con modernità ma anche con rispetto per il classico. Una riscrittura che dà importanza fondamentale alla parola, al gesto, alla voce che è specchio dell’interiorità dei personaggi, il tutto in una cornice pittoresca e seducente.

Un Riccardo III che rimarrà nella mente e nei cuori di molti.

 

 

 

Fonte immagine: Facebook

A proposito di Carmen Alfano

Studio Filologia Moderna all'università degli studi di Napoli "Federico II". Scrivo per immergermi totalmente nella realtà, e leggo per vederci chiaro.

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