Spigolatrice di Sapri: dalla poesia alla statua

spigolatrice di sapri

La spigolatrice di Sapri (o, meglio, la sua rappresentazione scultorea) fa parlare di sè, come mai (probabilmente) successo prima.

Chi non ricorda i celebri versi «eran trecento, eran giovani e forti / e sono morti!»? Quante volte li abbiamo ascoltati in classe, quanti di noi hanno dovuto impararli a memoria per qualche recita scolastica?

La poesia di Luigi Mercantini, “La spigolatrice di Sapri”, del 1857, è una delle più celebri nella nostra letteratura.  Il contesto è il Risorgimento Italiano: Mercantini si ispira alla fallita spedizione di Sapri guidata da Carlo Pisacane, che avrebbe dovuto innescare una rivoluzione antiborbonica nel Regno delle Due Sicilie.

La spigolatrice, sulla strada verso i campi nei quali era addetta alla spigolatura del grano, nota un tricolore che spicca, su una barca in arrivo al porto di Sapri. «Sceser con l’armi, e a noi non fecer guerra.» – sottolinea due volte – «ma s’inchinaron per baciar la terra» poichè, pur essendo “stranieri” avvertono nell’animo il senso dell’unione su un unico suolo patrio, al punto da suscitare in loro lacrime e sorrisi insieme. Sbarcano, dunque, trecento giovani, con a capo il “Capitano” Carlo Pisacane, che subito desta l’attenzione della spigolatrice. Pisacane ha i capelli d’oro, il colore delle spighe, e gli occhi azzurri, che riprendono la cromaticità del mare. Storicamente, è noto che la spedizione fu accolta con resistenza dalle popolazioni locali. Infatti, la stessa figura della spigolatrice richiama il mondo popolare, quel Sud fatto di contadini e braccianti che non comprendevano fino in fondo la motivazione della  discesa di Pisacane nel Mezzogiorno. I patrioti si scontrarono e furono massacrati dalle armate borboniche prima a Sala Consilina, poi nei pressi di Sanza, a pochi chilometri dalla Certosa di Padula. L’impresa lasciò ai posteri un desiderio sempre più forte di riscatto morale e civile per il Sud.

La spigolatrice di Sapri e la sua rappresentazione scultorea

Recentemente, la spigolatrice di Sapri è stata al centro di un acceso dibattito, in seguito alla realizzazione di una sua statua sul lungomare di Sapri. L’opera è stata commissionata dal Comune all’artista Emanuele Stifano, nell’ambito di un progetto che prevede la realizzazione di un trittico, a partire da Palinuro (dov’è stata installata la figura del nocchiero di Enea) per arrivare a Marina di Camerota.

La statua ritrae in effetti una giovane donna, coperta da una veste che mette in risalto le forme e, in particolare, il lato b, con tanto di tanga in evidenza. L’opera ha suscitato, da una parte, l’obiezione sulla fedeltà al personaggio che dovrebbe raffigurare e il sessismo evidente della rappresentazione di una patriota come fosse una velina di un programma televisivo; dall’altra, la tesi per cui le statue di nudo sono diffuse dai tempi degli antichi greci e lo scandalo per quella della spigolatrice altro non è che semplice bigottismo.

In effetti, molte statue greche sono nude: si tratta, però, di figure maschili che rappresentano dei ed eroi per trasmettere un ideale di perfezione che è al di là e al di sopra dell’umano. Per questo, sono statue raramente considerate “erotiche”. Gli uomini realmente esistiti, invece, venivano scolpiti con la corazza, una tunica, vesti che li connotavano come personaggi reali.

Il primo nudo femminile fu rappresentato diversi secoli dopo dai due artisti Apelle e Prassitele, che ritrassero – come statua e in dipinto – la dea Afrodite, usando come modella la loro comune amante, Frine. Ancora una volta, però, si trattava di una dea e non di una donna comune o “mortale”. E così fu anche sia nel Rinascimento che dopo, quando Antonio Canova rappresentò nudi Napoleone Bonaparte e sua sorella Paolina, fingendo però di star scolpendo due divinità: Marte e Venere.

In realtà, la statua della spigolatrice non è tecnicamente un nudo. Tuttavia, non si tratta nemmeno di un ritratto storico, sia perchè non rappresenta (ovviamente) l’abbigliamento che le lavoratrici dell’Ottocento usavano nei campi, sia perchè non indica il carattere del personaggio (la spigolatrice non è una sensuale contadina che seduce Pisacane, ma è lei ad essere sedotta dal biondo patriota).

A proposito di Maria Laura Amendola

Nata a Potenza il 28 giugno 1993, madre australiana e papà Irpino. Impegnata, per diversi anni, in organizzazioni a carattere sociale e culturale, ho prediletto come ambito il femminismo e le battaglie contro le disuguaglianze di genere. Nel 2021, è nata la mia prima opera letteraria, "Una donna fragile", Guida Editori.

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