È un sentore diffuso quello relativo alla repulsione dinanzi ad animali specifici, come i topi. Una repulsione che talvolta sfocia in autentica fobia, chiamata “musofobia”. Conosciuta anche come “murofobia” o “muridofobia”, consiste nel terrore irrazionale nei confronti di topi e ratti, estendendosi in generale a tutti i roditori, come talpe, criceti e scoiattoli. In molti casi, l’oggetto che scatena la fobia non è necessariamente l’animale in carne ed ossa, ma addirittura una sua immagine vista in televisione o in foto.
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Che cos’è la musofobia: origine del nome e classificazione
La prima parte del termine “musofobia” deriva dal greco (mys), che significa appunto “topo”. Se si preferisce il termine “surifobia”, invece, la prima parte deriva dal francese “souris”, parola che ha influenzato anche alcuni dialetti italiani. La musofobia fa capo alla più generica “zoofobia”, ossia la paura degli animali, e rientra tra le fobie specifiche più diffuse, insieme a quella per i ragni (aracnofobia) e quella per gli insetti (entomofobia).
Le cause della musofobia
Le cause legate all’insorgere della musofobia hanno diverse matrici. Una delle principali riguarda la credenza ancestrale, diffusa nell’immaginario collettivo, secondo cui i topi sarebbero una minaccia per la sopravvivenza. Questo timore è radicato storicamente, ripensando alla diffusione della peste nera nei secoli scorsi. I topi, infatti, sono associati all’insorgere di gravi malattie, dovute al contatto con pulci parassite dei roditori o con le loro feci e urine infette. Patologie come la leptospirosi, il tifo murino e il colera derivano direttamente da questi animali, come documentato dall’Istituto Superiore di Sanità. A ciò si aggiunge la consuetudine di questo roditore di vivere in ambienti sporchi e malsani, quali fogne e discariche, associandoli al putridume. La musofobia può essere generata anche da un meccanismo protettivo dell’inconscio, attivato durante un’esperienza traumatica (come il morso di un topo) o dall’acquisizione di informazioni negative.
Sintomi e terapia per la paura dei topi
In generale i sintomi correlati alla musofobia concernono ansia estrema e terrore associato a manifestazioni di panico, tra cui: respiro affannoso, battito cardiaco irregolare, sudorazione eccessiva, nausea, incapacità di articolare le parole e tremori diffusi, che possono sfociare in un’assenza momentanea di lucidità. L’esposizione allo stimolo temuto provoca nel soggetto una reazione sproporzionata, portandolo a riconoscere l’eccessività del proprio terrore e a mettere in atto strategie di evitamento. Questo comportamento, però, non risolve il problema, ma contribuisce a preservarlo.
Origine della fobia | Approccio terapeutico consigliato |
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Paura legata a malattie e sporcizia | Fase informativa per correggere le credenze negative e comprendere il reale grado di rischio. |
Esperienza traumatica passata | Terapia cognitivo-comportamentale (cbt) per rielaborare il trauma e desensibilizzare la risposta emotiva. |
Reazione di panico incontrollata | Terapia di esposizione graduale, partendo da immagini fino al contatto controllato, per ridurre l’ansia. |
Il meccanismo da adoperare per riuscire a vincere la musofobia è l’esatto opposto: l’esposizione. L’intervento della terapia cognitivo-comportamentale, come descritto da autorevoli fonti del settore psicologico come l’Istituto di Psicologia e Psicoterapia Comportamentale e Cognitiva (IPSICO), prevede un’esposizione graduale del soggetto allo stimolo fobico. Occorre innanzitutto far comprendere al musofobico che sono i topi ad avere più timore, date le rispettive dimensioni. È fondamentale fornire al soggetto tutte le informazioni necessarie per sostituire i pensieri negativi con altri più positivi. Ad esempio, si potrà cominciare con il capire che non tutti i roditori sono sporchi; molti, come topolini e criceti, vengono scelti come animali domestici. Si dice che lo stesso Walt Disney abbia creato Topolino per esorcizzare la sua fobia per i topi, associandovi un’immagine dolce e divertente. In seguito, il musofobico potrà essere gradualmente esposto agli stimoli, con intensità crescente: si inizia con immagini e video, per poi passare a topi di gomma, all’osservazione di animali vivi in gabbia, fino a terminare con il contatto diretto controllato.
La musofobia nella cultura e nella società
Nell’immaginario collettivo la musofobia è generalmente una fobia stereotipata come femminile. Spesso in libri, cartoni e film è stato designato un ritratto di donne in preda all’isteria alla vista di un topo. In realtà, la musofobia è una paura che coinvolge entrambi i sessi. Esiste poi un’associazione popolare, tramandata da Plinio il Vecchio, che lega la musofobia agli elefanti. Culturalmente, la figura del topo può assumere diversa simbologia. È nota l’immagine del topo associata al sesso, ma nelle sue connotazioni più fosche e corrotte. Non mancano però diverse interpretazioni, come quella di Freud circa la figura del “topolino”, visto come essere amabile. Mentre in molti Paesi occidentali i topi costituiscono lo stereotipo della trasmissione di malattie, in India sono addirittura considerati sacri nel tempio di Karni Mata. Infine, nel romanzo 1984 di George Orwell, la fobia del protagonista per i topi è lo strumento usato dal regime per annientare la sua volontà. Questa immagine basta a capire quanto una fobia possa influenzare la psiche, inibendo lucidità e consapevolezza di sé. In definitiva, anche se non sempre si riesce a debellare completamente la paura dei topi, è possibile imparare a gestire la vista del roditore evitando di piombare nel terrore paralizzante.
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Foto di: Pixabay
Articolo aggiornato il: 16/09/2025