Benefici dei superfood: proprietà e controversie dei superalimenti

benefici dei superfood

I superfood sono una panacea a tutti i mali o magici frutti del marketing? Per rispondere a questo quesito dobbiamo innanzitutto capire cos’è esattamente un superfood. Sebbene da diversi anni affollino gli scaffali dei supermercati e si sia diffuso il loro consumo, tra gli esperti del settore non c’è una definizione univoca dei suddetti “super alimenti”. Secondo l’Harvard Medicine Institute, «un alimento è promosso allo stato di super alimento quando offre alti livelli di nutrienti desiderabili, è legato alla prevenzione di una malattia, o si ritiene che offra diversi benefici per la salute simultanei al di là del suo valore nutrizionale». Tutti concordano sul fatto che si tratti di alimenti ricchi di nutrienti e sui benefici che i superfood apportano alla salute ma, guardando al nostro panorama culinario, esistono delle alternative nostrane e magari più economiche?

I superfood più in voga e i loro benefici

I frutti di Persea americana, comunemente noti come avocado, sono originari del Messico, ad oggi coltivati in paesi dal clima tropicale o sub-tropicale tra cui Repubblica Dominicana, Indonesia, Stati Uniti, Cile, Brasile e da qualche anno anche in Italia, precisamente in Sicilia.

L’avocado è un frutto densamente calorico, ricco di vitamina E e acidi grassi monoinsaturi che proteggono l’apparato cardiovascolare. È estremamente versatile: uno dei suoi impieghi più comuni è l’avocado toast, ma viene usato anche nella pasticceria vegana per delle mousse o come sostituto del burro.

Tuttavia l’elevata quantità d’acqua che richiede la sua coltivazione non lo rende una scelta sostenibile. Nelle nostre tavole un degno sostituto di questo superfood, a parità di benefici, può essere l’olio extravergine d’oliva o le stesse olive, ricche di vitamine A, C, E, sali minerali e fibre.

I semi di chia (Salvia hispanica) sono anch’essi originari dell’America centrale. La chia era una coltivazione già nota agli aztechi e tutt’oggi è largamente diffusa in Paraguay, Bolivia, Guatemala e Messico, dove si consuma ancora l’iskiate, bevanda energetica naturale a base di acqua, semi di chia e limone, diffusa tra la popolazione indigena dei Tarahumara. I semi di chia, come altri semi oleosi, sono ricchi di Omega-3 a catena corta, quindi assimilabili meno efficacemente rispetto a quelli a catena lunga contenuti, ad esempio, nel pesce. Gli esperti, pertanto, consigliano il consumo del pesce o di integrare con altre fonti vegetali quali semi di lino, olio extravergine d’oliva e noci.

La bacca di açai (Euterpe oleracea), palma esotica dell’America centromeridionale, viene apprezzata per le sue proprietà antiossidanti, dato il contenuto di polifenoli. Tuttavia, sebbene non vi siano studi comprovati, questo superfood viene oltremodo lodato per i presunti benefici energizzanti e dimagranti. 

Le bacche di açai crescono su alte palme nella foresta amazzonica, il loro raccolto deve essere svolto a mano o con speciali attrezzature e, se si considera anche la deperibilità del frutto e il suo trasporto, non sorprende l’elevato costo dei prodotti a base di açai, siano essi succhi, pillole o la tanto in voga açai bowl (che in un cafè milanese parte dagli 8,50€ per una porzione di 350g). A parità di proprietà nutritive, un’alternativa più economica e sostenibile sono i comuni mirtilli.

I superfood non sono altro che una moda passeggera?

Avocado, semi di chia, bacche di açai e simili sono tutti esempi di alimenti promossi attraverso campagne di marketing che sfruttano il desiderio, talvolta ingenuo, di approcciarsi ad uno stile di vita più sano. Tuttavia è bene sottolineare che nei loro innegabili benefici spesso questi alimenti non differiscono significativamente da quelli coltivati localmente e, solitamente, il loro consumo irrefrenabile esacerbato da una moda passeggera nasconde implicazioni ambientali e sociali.

Fonte immagine in evidenza: Freepik

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