Disturbo di derealizzazione: quando la realtà diventa un sogno

Disturbo di Derealizzazione

È sicuramente capitato a tutti almeno una volta nella vita di provare la strana sensazione di non riconoscere la propria immagine dopo averla osservata troppo a lungo allo specchio. Un momento in cui la realtà appare distorta e spesso inquietante, in cui ci si sente alienati dal proprio corpo o dall’ambiente circostante. Ci si sente come se il mondo si fosse improvvisamente allontanato dai nostri sensi. Questo fenomeno, se sporadico, è del tutto normale, ma quando diventa ricorrente o persistente, prende il nome di disturbo di derealizzazione.

Cos’è il disturbo di derealizzazione/depersonalizzazione

La derealizzazione è una condizione psicologica riconosciuta ufficialmente nel DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali). Rientra nella categoria dei disturbi dissociativi insieme a: Disturbo Dissociativo di identità (DDI), Amnesia Dissociativa (DA), Altri Disturbi Dissociativi specificati (OSDD), Disturbo Dissociativo non specificato (UDD).
Il Disturbo Dissociativo di depersonalizzazione/derealizzazione si manifesta con la sensazione che il mondo esterno sia irreale, come visto attraverso una lente oscurata o uno schermo lontano.

Gli oggetti sembrano oggetti di scena, il tempo può scorrere troppo lentamente o troppo velocemente. Anche i ricordi possono diventare sfocati, privi di connessione emotiva, e si può vivere come in autopilota.

Questa sensazione può avere cause diverse: stress acuto, ansia prolungata, traumi psicologici, ma anche condizioni fisiologiche come mancanza di sonno, affaticamento estremo o l’uso di sostanze psicoattive. O più significativamente, si può presentare in seguito a traumi. In alcuni casi si tratta di episodi isolati, in altri, può diventare un disturbo cronico, con forte impatto sulla qualità della vita.

Il cervello, in questi casi, sembra attuare una sorta di meccanismo di protezione. Si dissocia dalla realtà per evitare un dolore o un conflitto troppo intenso, che però rimane nell’inconscio.

Le cure per la derealizzazione dipendono dalla causa. Se legata ad ansia o depressione, può rispondere bene alla psicoterapia, in particolare alla terapia cognitivo-comportamentale (CBT).

Quando deriva da un trauma, è utile un lavoro più profondo, spesso con tecniche come l’EMDR (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari). Fondamentale è anche ristabilire uno stile di vita sano: sonno regolare, esercizio fisico, riduzione di caffeina e alcol.

Naturalmente è fondamentale il giudizio esperto di un professionista per determinare le cause ed associare la terapia adatta.
Nonostante la derealizzazione sia riconosciuta dalla comunità scientifica, rimane ancora un argomento poco trattato, soprattutto nel discorso pubblico e culturale.

Rappresentazione della derealizzazione da parte di Dodie

Alcuni artisti, come la cantautrice britannica Dodie, hanno contribuito a dare voce a chi vive con il disturbo di derealizzazione, raccontandola nei suoi video pubblicati su YouTube. In uno di questi video descrive, ad esempio, la distorsione dei sensi durante un episodio di derealizzazione:

“Ti sei appena svegliato da un pisolino di 20 minuti, con gli occhi secchi e pesanti, il cervello gonfio. I rumori sono fastidiosi e tagliano il silenzio arrivando fino al fulcro del tuo cervello. Il tempo è sbagliato e confusionario. È passato un minuto oppure un’ora da quando quella cosa è stata detta? Non sarebbe sorprendente se fosse l’ora di pranzo o le quattro del mattino”

“You’ve just awoken from a 20-minute nap, your eyes dry and heavy, your brain swollen. Noises are uncomfortable and cut through silence right through to the core of your brain. Time is wrong and confusing. Has it been a minute or an hour since that thing was said? It wouldn’t be surprising if it was lunchtime or 4 a.m.”

È importante tenere presente che il primo passo da compiere quando questa sensazione si ripresenta in modo persistente, è parlarne con un professionista in modo da trovarne le cause e la soluzione ideale.

Fonte foto: Pexels, Foto di Adrien Olichon.

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