Pensieri come “sto ingannando tutti”, “non sono bravo come credono” o “è solo fortuna” sono più comuni di quanto si pensi e sono riconducibili a un’esperienza psicologica nota come sindrome dell’impostore. Chi vive questa condizione attribuisce costantemente i propri successi al merito della fortuna o del caso, piuttosto che alle proprie capacità. Di conseguenza, vive con il timore persistente di essere “smascherato” come un incompetente. Se non affrontati, questi pensieri possono manifestarsi in ogni contesto, da quello familiare a quello lavorativo, impedendo di godere dei propri traguardi.
È importante chiarire che la sindrome dell’impostore non è una malattia o un disturbo mentale diagnosticabile secondo i manuali clinici, ma una condizione psicologica basata su una profonda insicurezza. Se non gestita, può contribuire all’insorgere di depressione e ansia. Questa condizione è strettamente legata al nostro senso di sé e all’autostima, e si stima che colpisca un’ampia parte della popolazione, in particolare i giovani e le persone di successo. Per evitare che possa sabotare la vostra carriera e il vostro benessere, abbiamo delineato alcune strategie per gestirla.
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Le origini del concetto e i 5 tipi di “impostore”
Il termine è stato coniato nel 1978 dalle psicologhe Pauline R. Clance e Suzanne A. Imes per descrivere un modello osservato in donne di grande successo incapaci di interiorizzare i propri risultati. Oggi, come conferma l’American Psychological Association (APA), sappiamo che questa esperienza colpisce persone di ogni genere e background. Gli studi hanno identificato cinque profili principali in cui si manifesta la sindrome.
| Tipo di “impostore” | Descrizione del comportamento |
|---|---|
| Il perfezionista | Si concentra su ogni minimo difetto e considera un successo solo il raggiungimento della perfezione assoluta. |
| Il supereroe | Sente di dover lavorare più duramente di chiunque altro per dimostrare il proprio valore, rischiando il burnout. |
| Il genio naturale | Crede di dover riuscire in tutto al primo tentativo e con facilità. Se deve faticare, si sente un fallito. |
| Il solista | Pensa di dover fare tutto da solo. Chiedere aiuto è visto come un segno di debolezza e incompetenza. |
| L’esperto | Misura la propria competenza in base a “quante cose sa”. Teme di essere smascherato se non conosce la risposta a tutto. |
3 strategie per superare la sindrome dell’impostore
Affrontare questi pensieri richiede un lavoro consapevole su sé stessi. Ecco alcune strategie efficaci, supportate anche da approfondimenti psicologici come quelli di State of Mind, per attenuare il peso di questa condizione.
1. Riconoscere e riformulare i pensieri
Invece di accettare la convinzione che il successo sia dovuto al caso, è fondamentale provare a sostituirla con affermazioni basate sui fatti. Ad esempio, frasi come “ho lavorato duramente per questo e me lo sono meritato” aiutano a interiorizzare il legame tra impegno e risultato. Tenere un diario dei successi può essere un modo concreto per contrastare l’auto-sabotaggio.
2. Interrompere il ciclo della rimuginazione
Invece di preoccuparsi eccessivamente per performance future o ripensare ossessivamente agli errori passati, è più utile concentrarsi su azioni concrete nel presente. Per uno studente, ad esempio, l’ansia per tutti gli esami da sostenere può essere gestita focalizzandosi sullo studio di poche pagine ogni giorno. Questo approccio basato su piccoli passi costruisce fiducia e senso di controllo.
3. Celebrare i propri successi
Spesso chi soffre di questa sindrome è così proiettato verso l’obiettivo successivo da dimenticarsi di onorare i traguardi raggiunti. È importante creare dei rituali per celebrare i successi, piccoli o grandi che siano. Organizzare una cena, concedersi un regalo o semplicemente condividere la gioia con un amico sono modi per rafforzare la consapevolezza che quel successo è meritato ed è frutto delle proprie capacità.
Fonte immagine: Depositphotos.com
Articolo aggiornato il: 23/09/2025

