Per adolescenza si intende il periodo di transizione dall’infanzia verso l’età adulta, generalmente compreso tra i dieci e i diciannove anni. In questa fase avviene una profonda evoluzione fisica, psicologica e mentale. I cambiamenti non riguardano solo il corpo, ma anche il piano intellettivo, relazionale e affettivo. Gestire l’adolescenza rappresenta una sfida sia per i ragazzi, che affrontano un passaggio verso l’autonomia, sia per i genitori che li accompagnano.
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Il cervello adolescente: tra impulsività e maturazione
Le neuroscienze confermano che la rivoluzione maggiore durante l’adolescenza avviene nel cervello. In questa fase, il cervello è estremamente plastico, un’arma a doppio taglio: da un lato, impara e si adatta rapidamente, sviluppando un pensiero autonomo; dall’altro, è più vulnerabile a comportamenti rischiosi. Questo squilibrio è dovuto al fatto che il sistema limbico (in particolare l’amigdala), che governa istinti ed emozioni, matura più velocemente della corteccia prefrontale, l’area responsabile del controllo degli impulsi, della pianificazione e del processo decisionale. Quest’ultima completerà la sua maturazione solo tra i 20 e i 24 anni, spiegando l’impulsività tipica di questa età.
Sfide e risposte: una guida rapida per genitori
| Sfida adolescenziale comune | Approccio genitoriale efficace |
|---|---|
| Ricerca di autonomia e conflittualità | Stabilire regole chiare e coerenti, ma negoziare i confini con flessibilità. Ascoltare il loro punto di vista senza giudicare. |
| Chiusura e difficoltà di comunicazione | Creare occasioni di dialogo informale (es. in auto, durante una passeggiata). Mostrare interesse per le loro passioni senza essere invadenti. |
| Pressione del gruppo e mondo digitale | Educare a un uso consapevole dei social media, parlare apertamente di cyberbullismo e mantenere un dialogo aperto sulle amicizie. |
| Cambi d’umore e ansia | Normalizzare le fluttuazioni emotive come parte della crescita, ma monitorare se la tristezza o l’ansia diventano persistenti e invalidanti. |
I possibili disagi dell’adolescenza: come riconoscerli
In questo periodo di transizione, il ragazzo o la ragazza possono manifestare disagi in diversi modi:
- Conflitti familiari: l’adolescente può sentirsi oppresso e reagire con ribellione o chiusura per affermare la propria identità.
- Disturbi alimentari: la non accettazione del proprio corpo in trasformazione può portare a un rapporto disfunzionale con il cibo, come rifugio o come forma di controllo eccessivo.
- Difficoltà scolastiche: ansia da prestazione, problemi di concentrazione o perdita di motivazione possono incidere negativamente sul rendimento.
- Comportamenti a rischio: l’abuso di sostanze o condotte autolesive possono essere un modo disfunzionale per esprimere un profondo dolore interiore.
- Disturbi d’ansia e dell’umore: sebbene i cambi d’umore siano normali, stati di tristezza persistente o ansia pervasiva possono indicare un disagio più profondo.
Consigli pratici per gestire l’adolescenza
Gestire questa fase richiede pazienza ed equilibrio. Ecco alcuni consigli utili basati su principi psicologici:
- Mantenere il dialogo aperto: costruite un rapporto di fiducia in cui i figli si sentano liberi di parlare senza temere il giudizio. Siate una guida, non un amico confidente: hanno bisogno di un adulto di riferimento.
- Essere presenti senza opprimere: trovate il giusto equilibrio tra controllo e autonomia. Rispettate il loro punto di vista, incoraggiate le loro scelte e stabilite limiti chiari e motivati.
- Non banalizzare i problemi: ciò che a un adulto può sembrare una banalità, per un adolescente può essere una fonte di grande sofferenza. Praticate l’ascolto attivo e convalidare le loro emozioni.
- Insegnare la responsabilità: allenate il loro senso di responsabilità, assegnando compiti e aspettandovi che rispettino le regole della convivenza, sia in casa che fuori.
- Aiutare a gestire i fallimenti: insegnate che sbagliare fa parte della vita. Incoraggiateli a vedere i fallimenti non come una condanna, ma come un’opportunità per imparare e trovare nuove soluzioni, senza caricarli di aspettative irrealistiche.
Quando chiedere un aiuto professionale
È fondamentale distinguere i normali turbamenti adolescenziali da segnali di un malessere più profondo. Come sottolineato da fonti autorevoli come l’Istituto Superiore di Sanità e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), se notate cambiamenti drastici e persistenti nel comportamento, come isolamento sociale prolungato, calo drastico del rendimento scolastico, alterazioni significative del sonno o dell’appetito, o se esprimono pensieri autolesivi, è importante rivolgersi a un pediatra, a uno psicologo o a un neuropsichiatra infantile. Chiedere aiuto è un atto di amore e responsabilità.
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Articolo aggiornato il: 02/10/2025

