La cucina nei conventi: 3 ricette da scoprire

La cucina nei conventi: 3 ricette da scoprire

Può sembrare sorprendente, ma alcune delle ricette più amate della nostra tradizione hanno visto la luce proprio dietro le mura di monasteri e conventi. Luoghi che immaginiamo dominati solo dal silenzio e dalla preghiera, in realtà custodivano anche cucine vivaci, dove con pochi ingredienti e tanta creatività si trasformavano i pasti quotidiani in momenti di convivialità. La cucina nei conventi è ricca di storia, di tradizioni, di sapori semplici ma intensi; pastiera, cannoli siciliani, amaretti, sono solo alcune delle specialità che ancora oggi arricchiscono le nostre tavole. Oggi, infatti, vi porteremo alla scoperta di tre ricette meno conosciute, nate in conventi e tramandate in silenzio per secoli.

Un viaggio per scoprire la cucina nei conventi

1. Rosolio: il liquore che sa di rosa

 
La cucina nei conventi: 3 ricette da scoprire
Rosolio, Infuso ai petali di rosa, Bertagnolli (Wikimedia Commons, Marcuscalabresus)

Il rosolio è un liquore derivato dai petali di rosa, diffuso soprattutto in Piemonte, Campania e Sicilia. Viene spesso utilizzato come base per la preparazione di altri liquori, conferendo loro un gusto unico e inconfondibile. Questa è una delle ricette nate nei conventi, dove le suore, con grande pazienza e maestria, ponevano i petali di rosa a macerare in alcol. I petali venivano raccolti freschi nei giardini dei conventi e immersi in alcool puro o vino forte, lasciati macerare per diverse settimane fino a che l’aroma delle rose non impregnava completamente lo spirito. Successivamente, le suore filtravano il liquido e aggiungevano zucchero per dolcificarlo. In altri casi si aggiungevano anche aromi come vaniglia, scorza di agrumi o cannella per conferire al liquore proprietà digestive. Il risultato era uno spirito prezioso, dal profumo inebriante, che non veniva consumato quotidianamente ma riservato agli ospiti più importanti, come segno di ospitalità e prestigio.

2. Zuppa di farro: l’emblema della cucina nei conventi 

La cucina nei conventi: 3 ricette da scoprire
Zuppa di farro (Wikimedia Commons, Rinina25 & Twice25)

La zuppa di farro è un piatto semplice ma nutriente e genuino, preparato con farro, acqua, verdure e erbe aromatiche. Questa minestra sostanziosa era perfetta per i periodi di digiuno e per nutrire i monaci senza appesantire. Il farro, ingrediente povero ma ricco di fibre, veniva cucinato lentamente nei grandi pentoloni dei conventi, spesso arricchito con legumi o erbe coltivate negli orti monastici. La zuppa di farro rappresentava la filosofia della cucina nei conventi, basata su semplicità, pazienza e rispetto degli ingredienti. Ancora oggi rappresenta un piatto molto apprezzato in tutta Italia per il suo gusto genuino e rustico, ma anche per il legame con la tradizione culinaria monastica.

3) Dolci di marzapane: una gustosa tradizione millenaria

 
La cucina nei conventi: 3 ricette da scoprire
Frutta di Martorana (Wikimedia Commons, Alaman)

I dolci di marzapane hanno origine nei conventi napoletani e siciliani, dove le suore trasformavano mandorle tritate e zucchero in vere e proprie opere d’arte commestibili. Con pazienza e maestria, modellavano questi dolcetti in forme di animali, simboli religiosi e, soprattutto, di frutta. Proprio da questa tradizione nacque la celebre frutta di Martorana, così chiamata perché veniva preparata a lungo nel convento di suore palermitano attiguo alla chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio. Secondo una nota tradizione, la frutta di Martorana nacque perché le suore del convento della Martorana, dopo aver raccolto i frutti dal loro giardino, decisero di crearne di nuovi utilizzando mandorle e zucchero, per abbellire il giardino in vista di una visita papale.

Si tratta, dunque, di ricette semplici e genuine che ci offrono una chiara testimonianza di come la cucina nei conventi sapesse unire sapore e tradizione, trasformando ingredienti umili in piatti e dolci capaci di attraversare i secoli.

 

Fonte immagine in evidenza: Wikimedia Commons
Autore immagine in evidenza: José Luiz

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