Fin dall’antichità, la guerra è sempre stata considerata una questione esclusivamente maschile: combattere era ritenuto un dovere e un privilegio riservato agli uomini, simbolo per eccellenza della virilità, dell’onore e del potere. Le donne erano delegate ai ruoli marginali o passivi di madri, mogli, domestiche. Eppure, nel corso della storia, non sono mancate figure di donne guerriere che hanno infranto le regole del loro tempo e cambiato il corso degli eventi.
Donne guerriere da conoscere
Boudicca
Nel I secolo d.C., mentre l’Impero Romano consolidava il suo dominio sulla Britannia, una donna si impose come simbolo di resistenza: Boudicca, regina della tribù celtica degli Iceni. Alla morte del marito Prasutago, alleato di Roma, i patti stipulati con l’Impero furono traditi: terre e proprietà furono confiscate ai nobili Iceni e Boudicca fu umiliata, venendo esposta nuda in pubblico e frustata, mentre le giovani figlie furono stuprate. Nel 60 o 61 d.C. Boudicca, desiderosa di vendetta, assunse il comando diretto di un esercito composto da Iceni e altre tribù britanne, come i Trinovanti. Il primo obiettivo dei ribelli fu la colonia romana di Camulodunum (Colchester), dopodiché l’esercito ribelle incendiò e rase al suolo anche Londinium (Londra) e Verulamium (St Albans). Si stima che, in poche settimane, oltre 70.000 cittadini romani e britanni filoromani furono uccisi.
Mentre gli Iceni saccheggiavano Verulamium, il governatore Svetonio Paolino richiamò le legioni e affrontò l’esercito ribelle lungo la cosiddetta Watling Street. Nonostante l’inferiorità numerica dei Romani, la rivolta fu schiacciata e, stando a Tacito, Boudicca scelse di suicidarsi con del veleno pur di non cadere prigioniera. La sua memoria, però, non si è spenta: Boudicca rappresenta, tutt’oggi, un’icona femminile, che dimostra come una donna possa assumere ruoli di comando, guidare un popolo e opporsi a un potere schiacciante.
Khutulun
Uno dei più grandi esempi di donne guerriere è sicuramente quello di Khutulun, nata intorno al 1260 ed era figlia di Kaidu, il più potente comandante dell’Asia centrale. Fin da bambina fu addestrata come un guerriero: cavalcava senza paura, maneggiava arco e frecce con destrezza, si lanciava nelle razzie e dominava nella lotta libera. Tra tutte le arti guerriere, quella che conquistò davvero Khutulun fu la lotta. Secondo le fonti, stabilì che il suo futuro marito avrebbe dovuto affrontarla sia in un combattimento corpo a corpo sia in una gara di corsa di cavalli. Tuttavia, nessuno tra la folta schiera di pretendenti, riuscì a ottenere la mano della principessa. In Mongolia è considerata un’eroina nazionale, una figura che unisce potere femminile e spirito guerriero in una società dominata dagli uomini.
Malalai di Maiwand
Malalai di Maiwand era una giovane donna pashtun dell’Afghanistan. Nel 1880 scoppiò la seconda guerra anglo-afghana e, sul campo di Maiwand, Malalai aiutava i soldati a curare i feriti e a portare acqua e armi a chi era in prima linea, supportando in ogni modo possibile l’esercito afghano. Quando i guerrieri afghani stavano perdendo il morale e si accingevano alla ritirata, Malalai non esitò a strapparsi il velo dal capo e ad usarlo come bandiera improvvisata, gridando parole che incitarono i combattenti a non arrendersi. Il suo gesto riaccese lo spirito dei soldati afghani: il loro coraggio raddoppiò e affrontarono il nemico con una forza e una determinazione ancora maggiori.
Purtroppo, la stessa Malalai perse la vita in quella battaglia, ma le sue parole avevano spronato i suoi connazionali alla vittoria e, per questa ragione, il suo sacrificio la trasformò in una figura leggendaria, simbolo di patriottismo e coraggio femminile.
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Autore immagine in evidenza: Theodor de Bry, Israel de Bry, and Johann Theodor de Bry