Il Roma Fringe Festival 2025, il più grande e prestigioso evento di performance dal vivo, torna con una ricca programmazione al Teatro Cometa Off e al Teatro Vascello per la sua tredicesima edizione.
Il 17 luglio si è tenuta la seconda serata del Roma Fringe Festival 2025 presso il Teatro Cometa Off di Testaccio. La programmazione prevedeva tre suggestive performance realizzate dal vivo: RI/CREAZIONI PER UN TRAGICO FUTURO, Mis Smarco e Cirasedda non abita più qui.
RI/CREAZIONI PER UN TRAGICO FUTURO apre la seconda serata del Roma Fringe Festival 2025
Progetto di e con Clara Addari e Edoardo D’Antoni, Ri/Creazioni gioca con il titolo che richiama la ricreazione, come spazio ludico e infantile. La storia scorre come un nastro, avanti e indietro nel tempo. È il racconto di tre bambine che rappresentano l’innocenza gettata in tre mondi vicini ma molto diversi. Crescono circondate da voci sovrapposte, che le istruiscono, le confondono, le formano. Le voci, che si presentano come guide, in realtà sono strumento di condizionamento. La vita è una corsa e sei sempre in ritardo; in ritardo rispetto agli altri, in ritardo rispetto a te stessa. Ritardo rispetto a chi, sui social, sembra sempre in anticipo. Una società orientata alla performance e al successo ad ogni costo. Il finale prevede il confronto con la società dello spettacolo e con la figura grottesca del presentatore del podcast “non ce ne frega un cazzo”, che fa riflettere su come sopravvive in un mondo che osserva ma a volte non ascolta.
Mis Smarco: una storia qualunque di una donna qualunque
La seconda serata del Roma Fringe Festival 2025 continua con un monologo prodotto da Numeri 11 dal titolo Mis Smarco, un monologo ironico e profondo che, attraverso anche l’uso del dialetto marchigiano, riesce a scavare tra ruoli, aspettative e piccole verità a volte difficili da accettare. È da sola in scena Valentina Illuminati mentre ci racconta “una storia qualunque di una donna qualunque”, riuscendo però ad essere compresa e assimilata proprio da tutti gli spettatori. È la storia di Mis Smarco, una donna nata in una piccola cittadina marchigiana e ormai sulla soglia degli -anta, che decide di smarcarsi dalle sue innumerevoli personalità per essere solo e soltanto sé stessa. Infatti, dopo una vita passata ad adattarsi ai ruoli che gli altri le hanno affidato, Mis Smarco capisce che anche alcuni piccoli avvenimenti quotidiani, nel corso degli anni, possono aver inconsapevolmente condizionato la sua personalità e storia: è successo quando una donna in una normale giornata di scuola le aveva intimato di stare al suo posto perché non aveva permesso a sua figlia di avere il ruolo di principessa in un comune gioco da bambini; è successo quando il fratello, l’angelo della famiglia sempre perfetto e così buono da ringraziare i medici dopo una puntura, le aveva fatto crollare ogni sogno di poter diventare una rockstar perché troppo stonata; è successo quando lo stesso fratello le aveva detto che l’attore della soap opera argentina per cui aveva una cotta sfrenata “non sapeva nemmeno della sua esistenza”. Ad un certo punto però si arriva, forse troppo tardi, alla consapevolezza che non si ha alcun bisogno di essere perfetti agli occhi degli altri, perché per essere veramente liberi, non bisogna tener conto dei giudizi e delle imposizioni di chi si ha intorno. Alla fine di tutto, l’importante è solo riuscire a “smarcarsi dal modo, dal nodo e dalla perfezione”.
Cirasedda non abita più qui e l’amore incondizionato di un figlio
Una tenda fatta di tante catenelle immersa nel buio. Poi, la luce di una torcia retta dalle mani tremanti di un ragazzo con una corona d’alloro in testa. Così si apre Cirasedda non abita più qui, ultimo spettacolo della seconda serata del Roma Fringe Festival 2025. Prodotto da MezzARIA Teatro e con la regia di Nicola Alberto Orofino, l’opera ci catapulta nei ricordi di Natale, interpretato da Vincenzo Ricca e detto Cirasedda, un nomignolo affidatogli dalla madre per i suoi occhi “grandi come due ciliegie”. Sono i ricordi di un bambino di 12 anni, che passa le giornate sopra u’pisulo di casa, accogliendo e congedando i clienti della madre Carmela che si prostituisce. È la storia cruda e difficile dell’amore incondizionato che Cirasedda prova nei confronti di sua madre, nonostante lei sia sempre rinchiusa nella sua camera e non ci sia mai nei momenti più quotidiani della loro vita. E lo spettatore assiste a questi momenti di continua assenza, cadenzati da un rumore martellante, che il bambino arriva a odiare in un crescendo sempre più carico di ansia e malinconia. Emozioni che lo stesso spettatore riesce a percepire, tanto da immedesimarsi con il protagonista, fino a provare un senso di amarezza sul finale che fa comprendere quanto la vita spesso ci possa consegnare ad un destino di contraddizioni.
Articolo di Silvia Forconi e Claudia Monterisi
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