“I don’t want to be anybody’s prisoner. I want to be a Queen!” – Alice in Alice in Wonderland.
Il vero significato di “Alice in Wonderland” va ben oltre la semplice storiella per bambini che la cultura cinematografica ci ha spesso presentato. La bizzarra particolarità di quest’opera letteraria nasconde una profonda e acuta critica sociale. In questo breve viaggio nel mondo di Alice, andremo oltre le apparenze per svelare il significato nascosto dietro la favola.
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Lewis Carroll: l’autore in fuga dalla logica vittoriana
Charles Lutwidge Dodgson, noto al pubblico come Lewis Carroll, nasce nel 1832 nel cuore della Victorian Age. Scrittore, matematico e logico, rientrava in quelle categorie di uomini dediti allo sviluppo rigoroso della società. Tuttavia, come documentato da archivi storici come la British Library, Carroll cercò per tutta la vita di evadere da quel mondo rigido, ricercando qualcosa di più fantasioso. Liberatosi dalle regole, scrive Alice in Wonderland, un’opera che capovolge la realtà ponendo al centro una bambina che si perde nel mondo del sogno, un luogo dove le ferree regole vittoriane non hanno alcun valore.
Oltre la favola: i simboli della critica sociale
“Alice in Wonderland” è un capolavoro del genere letterario del nonsense, usato da Carroll come strumento per smascherare l’assurdità delle convenzioni adulte. Ogni personaggio e ogni situazione diventano una caricatura della società vittoriana.
I simboli nascosti in Alice in Wonderland | Significato e critica alla società vittoriana |
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Il Bianconiglio | Simboleggia l’ansia e l’ossessione per il tempo e la puntualità, tipiche della frenetica società industriale vittoriana. |
Il Cappellaio Matto | Critica la follia delle etichette sociali e delle conversazioni vuote. La sua pazzia è una reazione a un mondo che ha perso il senso. |
La Regina di Cuori | Rappresenta il potere tirannico e irrazionale. Il suo motto “Tagliatele la testa!” è una satira dell’autorità arbitraria e dispotica. |
Gli oggetti umanizzati | Sono una critica al capitalismo e all’eccessiva fiducia negli oggetti e nelle macchine, a scapito dell’umanità. |
La distruzione delle regole di tempo e spazio
Se all’epoca erano presenti delle regole da rispettare durante la Victorian Age, Carroll se ne prende completamente gioco. La rigidità di tempo e spazio, così precisa nella letteratura tradizionale, viene buttata all’aria. Alice è la prima a ignorare le cartine geografiche, simbolo di un mondo ordinato e conosciuto. Anche la rigidità del tempo viene spazzata via: le lancette dell’orologio sono impazzite, il tempo è completamente fuori controllo, una metafora di un mondo che ha perso le sue certezze.
La critica all’imperialismo
La grande caricatura Carroll la mette in scena quando fa recitare ad Alice la frase: “I don’t want to be anybody’s prisoner. I want to be a Queen!” Anche se in modo sottile, lo scrittore condanna uno dei punti chiave dell’età vittoriana: l’imperialismo e la presunzione degli inglesi di sentirsi superiori. Il desiderio di Alice di non essere prigioniera ma “Regina” fa eco all’attitudine di un impero che si sentiva padrone del mondo.
Il successo e le interpretazioni di un’opera immortale
Alice in Wonderland ebbe un successo immenso, anche grazie alle iconiche illustrazioni originali di John Tenniel, che definirono l’immaginario del racconto. Carroll fu così abile nel mascherare la sua critica che l’opera fu percepita dalla società vittoriana come una semplice favola per bambini, sfuggendo a ogni censura. Oltre all’analisi sociale, l’opera si presta a interpretazioni psicologiche, rappresentando il viaggio di una bambina attraverso le confusioni dell’adolescenza e la ricerca della propria identità. Curiosamente, il suo nome è legato anche a una condizione neurologica, la Sindrome di Alice nel Paese delle Meraviglie, che causa distorsioni nella percezione visiva e delle dimensioni, come descritto da fonti mediche autorevoli come il National Institute of Neurological Disorders and Stroke.
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Fonte immagine: Pixabay
Articolo aggiornato il: 28/09/2025