Alice in Wonderland, di Lewis Carroll: oltre la favola

Alice in Wonderland di Lewis Carroll, oltre la favola

I don’t want to be anybody’s prisoner. I want to be a Queen!” Alice in Alice in Wonderland.

Vi siete mai chiesti il perché della buffa e bizzarra particolarità di quest’opera letteraria? Nella nostra cultura, essendo a noi molto nota per la sua rappresentazione cinematografica potremmo considerarla una semplice storiella per bambini. In realtà, non è proprio così ed ora compiremo un breve viaggio nel mondo di Alice, andando oltre le apparenze e oltre la favola.

Alice in Wonderland: l’autore della favola

Charles Lutwidge Dodgson, noto al pubblico come Lewis Carroll nasce nel 1832, nel Cheshire, nel cuore della Victorian Age.
Scrittore e matematico, rientra nei cosiddetti ‘male professionals’ termine utilizzato nell’800 per indicare delle particolari categorie di uomini dediti allo sviluppo della società.
E Carroll, anche se amante della matematica e della logica, durante la sua vita cerca a tutti i costi di liberarsi da questo mondo rigido e ristretto ricercando qualcosa di più fantasioso.
Lasciatosi andare e finalmente libero dalle regole, scrive Alice in Wonderland un’apparente favola per bambini, ma con una condanna alla società vittoriana ben nascosta.
Dunque, lo scrittore capovolge la realtà, ponendo come protagonista Alice stessa, una semplice bambina, che improvvisamente si perderà nel mondo del sogno, dove tutte le regole non sono né presenti né tantomeno rispettate. 

Oltre la favola 

Siamo nello sviluppo di un nuovo genere letterario dell’800, con protagonisti l’humor, il nonsense e il play. 
Lewis Carroll modifica questi soggetti, modellandoli a suo piacimento e creando un romanzo del tutto nuovo.
Se all’epoca erano presenti delle regole da rispettare durante la Victorian Age, Carroll se ne prende completamente gioco. 
Quella rigidità e costruzione dell’opera composta da un tempo ed uno spazio molto preciso, viene buttata all’aria. Addirittura Alice è la prima che toglie via davanti ai suoi occhi le famose cartine geografiche, che all’epoca andavano molto in voga.
Anche la rigidità del tempo viene spazzata via, nel racconto e nella rappresentazione cinematografica vengono rappresentate le lancette dell’orologio come impazzite. Vanno indietro, avanti, corrono… Il tempo è completamente fuori controllo.
Ma la grande caricatura Carroll la mette in scena quando fa recitare ad Alice una frase particolare:

I don’t want to be anybody’s prisoner. I want to be a Queen!

Anche se in modo molto sottile, lo scrittore condanna proprio uno dei punti chiave dell’età vittoriana, l’imperialismo e la prepotenza degli inglesi di sentirsi superiori ad altre razze. E quindi di non essere in alcun modo prigionieri, bensì di sentirsi un po’ come “the Queen”.
E Infine, per contornare quest’opera già molto particolare, Lewis Carroll decide anche di prendersi gioco degli oggetti, umanizzandoli.
Ma perché proprio gli oggetti? Perché ormai, nella grande società capitalistica che si era formata, la popolazione era dedita esclusivamente alla produzione degli oggetti. Oggetti che potevano facilitare il modo di vivere, di lavorare, di poter viaggiare… E Carroll pensa bene di umanizzarli e renderli buffi, criticando l’eccessiva fiducia che le persone avevano nelle macchine a scapito della loro stessa umanità.

Il successo di Alice in Wonderland

Alice in Wonderland ebbe un grandissimo successo dopo la pubblicazione e fu Carroll stesso che in una lettera del 1891 spiegò il suo desiderio di mettere insieme tutti questi testi in una raccolta intitolata Books of the Alice Type.
Ricordiamo anche come il periodo vittoriano amava queste riscritture, portando alla nascita non solo di Picture books incentrati sulla piccola protagonista Alice ma anche di altre numerosissime interpretazioni. 
Inoltre, avendo compreso tutte queste piccole condanne fatte alla società dell’epoca, potremmo immaginare che ad un certo punto della storia il romanzo sia stato censurato o che abbia subito diversi problemi di pubblicazione.
Fortunatamente Carroll fu così bravo nel mascherare la sua critica che risultò agli occhi della società vittoriana come una semplice favola per bambini.

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Fonte immagine: Pixabay

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