Alienazione: un tema fra arte e musica

alienazione: un tema fra arte e musica

L’alienazione è un sentimento fortemente radicato all’interno della natura umana, soprattutto se si prende come oggetto d’esame l’uomo moderno, quello più evoluto, quello più “industriale”.

L’etimologia della parola alienazione deriva dal latino “alienus”, e fu un termine coniato per indicare la sensazione di disagio che l’uomo prova e provava all’interno di una società industriale, innaturale, lontano da quella natura che lo aveva visto nascere e lo aveva accudito.
In termini più generici una persona si sente alienata dunque in un contesto in cui non sente di appartenere, che la allontana dalle sue origini, e che la fa sentire persa e sofferente. L’uomo attraverso l’alienazione si estranea da sé e dall’esterno, arrivando talvolta ad apparire come completamente distaccato dalla realtà che lo circonda, come se fosse avvolto in una bolla.

In tempi molto recenti gli esseri umani si sono con ogni probabilità sentiti alienati proprio durante il lockdown che nel 2020 ha colpito tutto il mondo a causa del fenomeno pandemico che stava dilagando e che ci ha costretti in casa per quasi due anni.
All’inizio chiunque ha sofferto questa situazione: lontani dagli affetti, completamente isolati dall’altro e dalle cose che avvenivano all’esterno delle nostre abitazioni, abbiamo poi imparato a convivere con questo isolamento, abbiamo costruito la nostra bolla… Fin quando questa non è scoppiata con il termine della misura di sicurezza, lasciando le menti più fragili nell’alienazione più totale.
Sono infatti ancora oggi molte le persone che soffrono le conseguenze dell’isolamento che è stato, che non riescono più a relazionarsi con il prossimo o mettere il naso fuori di casa, continuando a vivere sole in una realtà che non gli appartiene.
In questo articolo, andremo ad esplorare come questo sentimento controverso ed opprimente viene cantato o rappresentato da vari artisti, per ricordarci che anche i più “grandi”, anche coloro che ci sembrano indistruttibili hanno fatto i conti con questa sensazione più di una volta nella vita.

Alienazione: nella musica 

L’emblema per eccellenza della rappresentazione dell’alienazione in ambito musicale sono i Pink Floyd. Certo, non sono i soli, ma essi riescono a ben descrivere questa sensazione in due album in particolare: The Wall e Wish You Were Here.
In The Wall è il protagonista, Pink, ad essere alienato: costruisce il muro attorno a sé tagliando fuori i suoi affetti ed i suoi fan, chiudendosi nella sua stanza d’hotel e non facendo altro che ripercorrere i momenti della sua vita e le sue interazioni passate. È completamente solo con le droghe e la sua mente e non accetta alcun aiuto dall’esterno, fin quando alla fine dell’album non riuscirà a rompere quel muro e ad andare oltre la sua alienazione.

In Wish You Were Here invece il concetto si esprime in maniera più complessa: il titolo potrebbe infatti trarre in inganno, portando l’ascoltatore a pensare che si tratti di un album che decanta la mancanza di una persona ed il desiderio di riaverla vicino, di unione, in realtà si tratta di un album che canta proprio l’assenza e l’alienazione di un individuo.
Non a caso alla stesura dell’album è presente, stavolta più che mai, la figura di Syd Barrett, storico fondatore della band che a causa della dipendenza da sostanze ha trovato un epilogo tragico, dovendo infatti lasciare la band e passando gli ultimi anni della sua vita chiuso in una bolla, completamente distaccato dalla realtà.
Mentre la band ascoltava “Shine on you crazy diamond” entrò proprio Syd all’interno dello studio di registrazione, trasandato e completamente alienato. Egli ascoltò la canzone, non disse una parola e andò via per sempre. Fu infatti quella l’ultima volta in cui i suoi compagni di vita e di musica lo videro in vita, molti piansero vedendolo proprio perché completamente distaccato dalla realtà, non era più lui.
Va dunque da sé che Wish You Were Here sia a lui interamente dedicato e che canti di isolamento, di paura di aprirsi all’altro e rimanere scottato da quel mostrarsi ai suoi occhi vulnerabile.

Nell’arte 

Laddove l’alienazione in musica viene espressa con l’ausilio di melodie e di parole, nell’ambito artistico e pittorico sono invece le immagini a parlare, a raccontare storie. Sguardi tristi, assenti, corpi raccolti quasi a voler completamente sparire, sono così tanti gli espedienti usati per rappresentare questa sensazione e anche estremamente soggettivi.

In Vincent Van Gogh, ad esempio, sono gli occhi nei suoi autoritratti a parlare: sguardi spaventati, soli e persi nel vuoto, questo è quello che traspare dai suoi occhi blu, che racchiudono tutta la sofferenza di un genio che è stato riconosciuto come tale troppo tardi.

Oppure ancora abbiamo “Sulla soglia dell’eternità”, dove il protagonista del dipinto è un anziano che si copre il volto, si porta le mani al viso e si rannicchia su se stesso, quasi a voler sparire, perfetto ritratto dell’uomo contemporaneo, spesso stanco e stremato dai ritmi frenetici della realtà in cui si trova a vivere, sofferente ed alienato, guscio vuoto che vaga nello spazio.

Fonte immagini di copertina e nell’articolo: Wikipedia

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A proposito di Giada Bonizio

Sono una studentessa dell'Università degli studi di Napoli "l'Orientale", amo leggere, la musica e l'arte.

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