I mangiatori di patate di Van Gogh: storia e caratteristiche

I mangiatori di patate di Van Gogh

I mangiatori di patate di Van Gogh, scopriamone peculiarità e storia

Vincent van Gogh è uno dei volti più noti all’interno del mondo della storia dell’arte, in particolare all’interno della corrente impressionista. La storia tormentata della sua vita lo ha reso celebre prima ancora delle sue opere, le quali sono tra le più riconoscibili, grazie alla particolarità della tecnica inedita utilizzata e dalle scelte, mai scontante, dei colori. Tuttavia, esiste un Vincent van Gogh prima dell’episodio dell’orecchio mozzato, prima della Notte Stellata, prima della depressione e del suicidio. Un lato dell’artista che poco viene indagato, ma non per questo meno importante.

Biografia:

Prima di analizzare qualsiasi opera è importante avere un quadro biografico, che possa permettere di capirne l’evoluzione artistica. Nato il 30 marzo del 1853, a Zundert, in Olanda, fu figlio di un pastore protestante. Nella città natale iniziò a dipingere e a studiare il francese, l’inglese e il tedesco. Terminati gli studi iniziò a lavorare come impiegato e nel 1875 viene trasferito definitivamente a Parigi, dove già risiedeva l’amato fratello Theo. Il trasferimento nella capitale francese rappresentò un momento chiave nella vita dell’artista, è durante il soggiorno parigino che si avvicinò alla corrente impressionista, ed è qui che conobbe personalità in seguito centrali nella sua vita, tra cui Toulouse Lautrec e Paul Gauguin, con cui manterrà una relazione turbolenta per il resto dei suoi anni. Del rapporto complicato con Gauguin celebri restano l’episodio dell’orecchio mozzato e i quadri a confronto. I due artisti convissero anche per un periodo, a partire dall’ottobre 1888, nella famosa Casa Gialla di Arles. Van Gogh decise di dedicarsi unicamente alla pittura a partire dal 1880. Nella prima artistica decise di concentrarsi unicamente su soggetti come poveri minatori, contadini e tessitori. Continuò sempre gli studi artistici, estendendo i suoi esperimenti fino ad includere maggiore varietà di colori e nuove tecniche di ispirazione orientale. Sicuramente i lavori nella Casa Gialla, in Provenza, sono tra i suoi risultati migliori. Tuttavia, gli anni di studi e pittura furono sempre racchiusi in una cornice drammatica a livello psicologico. Fin dall’infanzia Van Gogh ha mostrato segni di una salute mentale cagionevole, che negli anni è andata solo a deteriorarsi, arrivando a portare l’autore ad auto ricoverarsi presso l’ospedale psichiatrico di Saint Paul-de-Mausole a Saint-Rémy-de-Provence. Paradossalmente, più la sua salute mentale peggiorava, più riusciva a produrre capolavori, fino ad arrivare alle opere più famose come i Girasoli e la Notte Stellata. Dopo una serie di alti e bassi, fisici ed emotivi, la vita dell’artista si spense il 29 luglio 1890, egli morì suicidandosi in un campo nei pressi di Auverse.

I mangiatori di patate di Van Gogh: ovvero la prima fase pittorica

Il quadro I mangiatori di patate è considerato, dalla critica, la prima opera importante dell’autore. Esso è ricollegabile alla prima fase pittorica di Van Gogh, quando l’artista ancora non aveva trovato e sviluppato il proprio linguaggio espressivo. Si tratta di un olio su tela, 82x144cm, realizzato nel 1885 e conservato oggi al Van Gogh Museum di Amsterdam. Per quanto riguarda la descrizione del quadro, questo rappresenta una modesta famiglia di contadini riunita intorno ad un tavolo in quella che sembra essere un’atmosfera serale, segnalata dalla presenza di una fioca luce proveniente da una lanterna appesa al soffitto. Questa stessa debole luce illumina i volti dei personaggi e il cibo presente sulla tavola. La particolarità del dipinto risiede nelle fisionomie dei volti dei protagonisti, che appaiono quasi deformi ed esprimono una pesante stanchezza, così come la mancanza di speranza. Il centro del dipinto sono le patate, citate anche nel titolo dell’opera, esse sono il prodotto della fatica dei personaggi, la loro unica fonte di sostentamento. L’artista lavorò a lungo al dipinto e dedicò ad esso numerosi studi e variazioni. A livello tecnico, l’opera è stata realizzata attraverso pennellate amalgamate, che l’artista abbandonerà, in seguito, a favore di pennellate più caotiche. Sull’opera domina un tono brusco e tenebroso, sottolineato da un utilizzo particolare della luce, di ispirazione fiamminga e realista. Inoltre, punto chiave del quadro è la scelta dei colori, tutti sui toni del nero, del marrone scuro e di un giallo sporco. L’artista dipinse l’opera a 32 anni, probabilmente l’esperienza del lavoro da predicatore lo influenzò nella scelta del soggetto: egli stette molto a contatto con le classi più basse della società, vivendone i disagi e rimanendone profondamente scosso e turbato. Anche in questo caso, come per molti altri dei suoi lavori, l’artista ne chiarisce il significato all’interno di una lettera indirizzata al fratello Theo, in cui sottolinea che la sua intenzione era proprio mettere in evidenza il duro lavoro dei contadini e le precarie condizioni in cui erano costretti a vivere. Un punto interessante, analizzato dalla critica, riguarda la presenza di una figura di bambina, questa risulta essere l’unica di cui non viene rappresentato il volto. Questo perché l’artista, non mostrando il volto della bambina, vorrebbe salvarla da quella vita di stenti e difficoltà che caratterizza gli altri personaggi adulti, non si capacita Van Gogh del fatto che a quella fanciulla spetta lo stesso duro percorso. Un dettaglio non di poco conto che evidenzia il forte senso di empatia che caratterizzerà tutta la vita dell’animo tormentato dell’artista.

Probabilmente, ciò che ha reso memorabili i dipinti di Van Gogh è proprio la forte carica emotiva sempre presente. L’artista non si è mai accontentato di rappresentare gli oggetti, le figure, le situazioni; è sempre riuscito a rendere su tela le emozioni dei propri soggetti, così come le proprie, caotiche ed intense, emozioni. L’arte di Van Gogh colpisce perché è drammatica, piena, profonda. L’artista, oggi apprezzato a livello mondiale, non fu, in realtà, ben visto o considerato all’epoca. L’estrema sensibilità dell’artista è stata, al suo tempo, giudicata negativamente, come qualcosa che lo rendeva esagerato; quando è stato proprio quell’eccessivo provare, quel sentire e vedere ciò che gli altri non potevano, a rendere i suoi dipinti dei capolavori unici ed inimitabili. Oggi Vincent van Gogh è, giustamente, uno degli artisti più studiati, citati e apprezzati, sembra quasi che per essere apprezzato si sia dovuto lasciar morire. Tuttavia, è anche una delle personalità su cui più si lucra, proprio perché la sua personalità stravagante attrae le masse. Questo ha avuto anche dei risvolti negativi, è facile apprezzarne i dipinti, più difficile è parlare delle motivazioni che hanno spinto a realizzarli, di ciò che c’è dietro quel blu e quel giallo sgargiante, è difficile rendersi conto che ciò che ammiriamo è risultato di una sofferenza disabilitante che tanto all’epoca, quanto oggigiorno, viene troppo spesso sottovalutata. Vincent Van Gogh è stato e sarà sempre un genio artistico, dai Mangiatori di patate all’ultimo capolavoro realizzato, ma prima di questo è un uomo sofferente, malinconico, vittima di un animo tormentato dal troppo sentire, dal troppo vivere negli altri e nel mondo che lo circondava.

Fonte immagine per I mangiatori di patate di Van Gogh: Wikipedia

A proposito di Alessia Nastri

Studentessa di venti anni iscritta all'università l'Orientale di Napoli. Appassionata dell'arte in ogni sua forma, amo particolarmente leggere e studiare le letterature. La mia personalità si costruisce su pochi aspetti: i libri, la scrittura, Taylor Swift e la mia frangetta.

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