Avere la coda di paglia: perché si dice così?

Avere la coda di paglia:

Avere la coda di paglia, scopriamo perché si dice così

Avere la cosiddetta “coda di paglia” significa non avere la coscienza pulita. Questa espressione indica la situazione di chi reagisce male a qualche affermazione e, cosciente di aver combinato qualcosa, ha paura di essere scoperto. Chi si discolpa senza essere accusato o reagisce con critiche o osservazioni impulsive ha proprio la coda di paglia! Insomma, la versione tradizionale del più recente “avere uno scheletro nell’armadio”.

L’origine dell’espressione

Avere “la coda di paglia” è un modo di dire italiano che risale probabilmente al Medioevo. In quegli anni era pratica comune umiliare gli sconfitti o i condannati attaccando loro una coda di paglia. I malcapitati dovevano girare per la città e farsi umiliare nel rischio che qualcuno gli incendiasse la coda.

Come ogni modo di dire anche l’origine di questo detto non è certa.

Un’altra possibile derivazione verrebbe da una favola di Esopo. Questa spiegazione molto conosciuta è stata data da Costantino Arlia (in Voci e maniere di lingua viva, Milano, C. Arlia, P. Carrara, 1895), tratta da Fanfani.

Questa favola narra che una volpe, dopo aver perso la coda in una trappola, la sostituì con una finta coda in paglia, fatta così bene che non la si distingueva dall’originale. Quando però il gallo svelò ai contadini il segreto della volpe questi appiccarono dei fuochi per fargliela bruciare in modo da poter distrarre la volpe per rubare i polli.

Da questa favola derivano anche il detto toscano “chi ha la coda di paglia, ha sempre paura che la si bruci!” e l’espressione “chi ha la coda di paglia non si avvicini al fuoco”.

Sembra comunque molto più convincente la ricostruzione proposta da Ottavio Lurati (Dizionario dei modi di dire, Milano, Garzanti, 2001) che fa riferimento alla pratica medievale sopracitata. La coda rappresenterebbe un simbolo di degrado, il passaggio dallo status di persona a quello di animale.

Consapevolezza, vergogna, diffidenza ma soprattutto paura di umiliazione: la sintomatologia del colpevole.

L’espressione “avere la coda di paglia” è presente anche in molti dialetti italiani e trova corrispondenti nel tedesco nel francese.

Altri modi per dire di “avere la coda di paglia”

Excusatio non petita, accusatio manifesta: “chi si scusa si accusa”. È un po’ quello che succede a chi ha la coda di paglia! Si reagisce male ad affermazioni che magari non alludono ad alcun misfatto, eppure…

È il tipico atteggiamento di chi “ha uno scheletro nell’armadio”. Questa macabra espressione contemporanea ha un equivalente inglese e una francese: “to have a skeleton in the closet” e “avoir un squelette dans le placard”.

L’origine inglese di questo modo di dire risale agli anni antecedenti il 1832, anni in cui i medici della Gran Bretagna potevano effettuare autopsie per i loro studi solo su salme di criminali giustiziati, e, dato che non vi era una grande disponibilità di corpi, essi erano soliti conservare i cadaveri. I medici dunque non smaltivano gli scheletri dei cadaveri ma li custodivano in segreto perché non era un atto consentito.

L’origine del detto francese è dovuta a Gabriel-Honoré de Riqueti, conte di Mirabeau, un protagonista della Rivoluzione francese. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1791, furono trovati nel suo armadio documenti che attestavano gli accordi segreti del conte con il re nel tentativo di boicottare la rivoluzione stessa. Venute a galla queste informazioni, l’episodio fu satiricamente rappresentato dalla stampa con un’illustrazione in cui Mirabeau aveva assunto le sembianze di un scheletro nel suo armadio intento a custodire le prove del suo inganno.

Fonte articolo “Avere la coda di paglia”: Pixabay

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A proposito di Federica Grimaldi

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