Battaglia di Stalingrado: la fine del reich

Battaglia di Stalingrado: la fine del reich

La battaglia di Stalingrado rappresenta una fondamentale svolta nel fronte orientale, con l’arresto definitivo dello slancio offensivo della Wehrmacht. La situazione strategica nell’odierna Volgograd nell’estate del 1942 vede contrapposte le due compagini dell’Unione sovietica contro la Germania nazista; quest’ultima l’anno precedente aveva lanciato l’operazione Barbarossa che aveva portato i tedeschi ad assediare in breve tempo le più grandi città sovietiche (Mosca, Leningrado, Stalingrado). Tuttavia, nonostante l’impeto delle forze del reich, le tre città erano rimaste saldamente in mano sovietica.

La battaglia si innesta nel piano strategico del reich per conquistare il Caucaso (regione ricca di giacimenti petroliferi) e mettere in ginocchio l’industria bellica dei sovietici.

Inizio della battaglia

La battaglia di Stalingrado inizia il 17 luglio del 1942 con l’attacco della sesta armata comandata dal generale Friedrich Paulus e termina il 2 febbraio del 1943 con la resa di quest’ultimo, dopo una stregua, ma inutile resistenza. L’assedio di Stalingrado è stato definito da molti storici militari “la tomba della Wehrmacht“. L’esercito tedesco, dopo la battaglia, non è stato più in grado di compensare le perdite e i danni subiti, che ammontavano a più di un milione di uomini tra morti, feriti, prigionieri, più di 1000 carri armati, e 600 aerei. La battaglia di Stalingrado inizialmente volge a favore dei tedeschi, i quali, usando la tattica della guerra lampo, riescono ad impadronirsi facilmente della pianura che circonda l’immensa città. Successivamente, con più fatica, lottando casa per casa, si impadroniscono dei 2/3 della città; i sovietici sono costretti a difendere strenuamente quello che resta senza nessuna possibilità di ritirata, avendo il fiume Volga alle spalle. L’offensiva però si arresta, le posizioni si attestano ed i tedeschi non riescono a sfondare, e la situazione rimane pressappoco questa fino al novembre del 1942.

L’operazione Urano – l’inizio della fine

Il 19 novembre del 1942 gli alti comandi sovietici lanciano un’ offensiva a tenaglia sul fronte sud. Sfondano le linee difese da italiani e rumeni a sud e dai tedeschi a nord,  intrappolando la sesta armata in una conca attorno alla città dì Stalingrado. Per la sesta armata non c’è possibilità di salvezza; entro la fine di novembre i sovietici consolidano il blocco della città.

La Battaglia di Stalingrado sta per volgere al termine; in questi critici momenti si manifesta tutta la follia del Führer che da l’ordine a Paulus di “resistere fino all’ultimo uomo” e lo promuove feldmaresciallo. La promozione implica che egli debba  essere pronto a morire, invece di consegnarsi ai comunisti, visto che nessun feldmaresciallo tedesco è mai caduto in mani nemiche. I soldati tedeschi, stoicamente ed infiammati da un fervore idealistico, resistono contro ogni logica; scene brutali di combattimenti tra le vie della città segnano i mesi successivi all’accerchiamento.

I sovietici a questo punto sono propensi a vendicarsi per le atrocità subite in precedenza, per questo si verificano molti episodi di violenza contro i prigionieri e fucilazioni sommarie. Questo massacro inutile va avanti fino al 2 febbraio del 1943, quando il neo feldmaresciallo Paulus si arrende davanti al maresciallo Vasilji Čuijkov. La battaglia di Stalingrado quindi giunge al termine, la sesta armata è totalmente annientata e la Wehrmacht si avvia verso la sconfitta definitiva.

Fonte immagine: Wikipedia

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Studentessa di mediazione linguistica e culturale presso l'Università degli studi di Napoli l'Orientale

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