Chi sono gli Arbëreshë? Migranti albanesi in Italia da oltre 600 anni

Tra le colline del Sud Italia, ci sono villaggi dove i cartelli stradali sono bilingui, le chiese bizantine celebrano la messa in albanese e le famiglie si riuniscono attorno a piatti tradizionali come strangujt e panaret, guardando insieme la TV albanese.
Qui vivono gli Arbëreshë, una minoranza linguistica di origine albanese presente in Italia da più di seicento anni.

Questa storia racchiude le origini, l’identità culturale e l’influenza duratura degli Arbëreshë nella società italiana.

Fuga e Nuove Radici

Gli Arbëreshë discendono da albanesi che si rifugiarono in Italia tra il XV e il XVIII secolo, in fuga dall’espansione ottomana nei Balcani. Una delle prime ondate migratorie risale al 1448, quando soldati albanesi aiutarono il re Alfonso V di Napoli e ricevettero terre in Calabria. In seguito, altri migranti seguìrono l’eroe nazionale Skanderbeg, che portò le proprie truppe in Italia meridionale per sostenere le tensioni regionali.

Fondarono comunità in Calabria, Basilicata, Puglia, Molise e Sicilia. Nei secoli conservarono la loro identità mantenendo la lingua, i riti religiosi e le tradizioni, anche quando la società italiana evolveva e si modernizzava.

Lingua, Fede e Identità Culturale

Al cuore dell’identità arbëreshë c’è l’Arbërësht, variante del tosco-albanese arricchita da influenze italiane e greche. Questo dialetto conserva elementi antichi assenti nell’albanese moderno, attirando l’interesse degli studiosi. Anche se riconosciuto legalmente come lingua minoritaria in Italia, l’Arbërësht è in declino: le nuove generazioni parlano spesso in italiano o in albanese standard. Tuttavia, scuole locali e pubblicazioni continuano a promuoverlo.

Religiosamente, la maggioranza segue la Chiesa Italo-Albanese, una realtà cattolica orientale che celebra il rito bizantino. I centri principali si trovano a Lungro e Piana degli Albanesi, dove le messe si svolgono in Arbërësht e l’architettura e le icone rievocano la tradizione dell’Oriente cristiano.

Costumi folcloristici, balli e festività legate all’origine albanese restano ben vive, accompagnate da musica bizantina, canti patriottici e piatti tipici.

Una Connessione Attraverso i Media Moderni

Negli ultimi anni, un ruolo importante nella conservazione dell’identità arbëreshe è stato assunto anche dalla televisione albanese. Albanian TV app app e piattaforme TV permettono alle famiglie arbëreshe di guardare i canali albanesi in Italia e all’estero — anche nei borghi più remoti del Sud Italia. Una di queste piattaforme televisive, dedicata alla diaspora albanese in Europa, è NimiTV. Sulla piattaforma si possono trovare oltre 250 canali televisivi albanesi, film, nonché radio albanese. Programmi popolari come E Diela Shqiptare o Big Brother VIP Albania sono particolarmente apprezzati tra i giovani. Questo tipo di contenuto favorisce non solo la familiarità con la lingua, ma anche il contatto diretto con la cultura albanese contemporanea.

Contributi alla Storia e alla Cultura

Durante il Risorgimento, gli Arbëreshë furono fra i sostenitori dell’unità italiana. Tra i loro discendenti si annovera il filosofo Antonio Gramsci, uno dei padri del Partito Comunista Italiano: suo padre, Francesco Gramsci, era di origine arbëreshe, anche se Antonio nacque in Sardegna e si identificò più con la cultura italiana.

Scrittori come Girolamo de Rada o Domenico Bellizzi (in arte Vorea Ujko) arricchirono la letteratura italiana e albanese. In molte comunità arbëreshe, durante le festività religiose, ancora oggi si indossano abiti tradizionali e si rinnovano i riti secolari.

Oggi: Una Comunità Viva e Organizzata

Oggi gli Arbëreshë contano circa 100.000 persone in 50 comunità riconosciute d’Italia. Tra i centri principali: Lungro (Calabria) e Piana degli Albanesi (Sicilia), dove si trovano musei, centri culturali e chiese attive nella promozione dell’identità arbëreshë. Presenza significativa anche a Milano, Roma e nelle diaspora in Nord e Sud America.

La loro cucina — come tumacë me tulë, grurët o il pane festivo panaret — esprime una fusione di tradizioni locali e di origini antiche, spesso celebrata durante le feste religiose bizantine e le sagre stagionali.

Un Ponte Vivo Tra Due Culture

Nonostante l’integrazione nella società italiana, gli Arbëreshë mantengono un legame profondo con l’eredità albanese. Scambi culturali e accademici con l’Albania si sono intensificati negli ultimi decenni, e molte comunità arbëreshe hanno accolto nuovi immigrati albanesi dagli anni ’90. Durante l’emergenza COVID-19 nel 2020, l’Albania ha inviato personale medico in Italia — gesto visto dagli Arbëreshë come segno di memoria condivisa e solidarietà.

La storia degli arbëreshë è un racconto di resilienza e radici custodite con cura. In un’epoca di globalizzazione e confini nazionali sempre più sfumati, questa piccola ma vitale comunità rappresenta un ponte vivente tra l’Albania e l’Italia. Dalla lingua alla cucina, dalla letteratura alla liturgia, gli arbëreshë ci ricordano come una diaspora possa mantenere vivo il proprio retaggio culturale, arricchendo al contempo la cultura del paese d’accoglienza.

La loro esistenza non è solo una testimonianza di sopravvivenza, ma una prova concreta del valore della memoria culturale attraverso le generazioni e oltre i confini.

Un contributo significativo a questa connessione contemporanea è offerto dalla piattaforma televisiva NimiTV, che permette alla diaspora albanese in tutta Europa di accedere facilmente ai contenuti audiovisivi provenienti dall’Albania. Grazie a NimiTV, migliaia di famiglie arbëreshë possono seguire quotidianamente notizie, spettacoli, musica e tradizioni del loro paese d’origine, mantenendo vivo il legame con le proprie radici nazionali, anche a distanza.

 

 

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