Chi sono gli inglesi? La storia dietro il popolo dell’odierna Inghilterra

Chi sono gli inglesi? La storia dietro la nascita dell’odierna Inghilterra

Da un punto di vista storico, si è soliti associare gli inglesi alla nazione imperialista che ha segnato le sorti della storia moderna, grande protagonista dello scenario europeo. Ma da quali popolazioni discendono e da quando far partire la loro storia? 

La fonti inglesi

Una breve premessa è da farsi sulle fonti. Del periodo antico della storia delle popolazioni inglesi ci parla lo storico/ vescovo, poi santificato, Beda (VIII d.C), il quale fornisce importanti informazioni nel suo scritto “Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum” (Storia ecclesiastica degli Angli). Nonostante sia immediatamente intuibile la focalizzazione di carattere religioso, non manca di minuziosità, oltre a fornire rilevanti spunti critici, propri del fare storico. Altro scritto da citare è “Cronaca Anglosassone”, afferente al genere degli annali, la cui compilazione risulta essere iniziata durante il regno di Alfredo il Grande e ripercorre gli eventi che scandiscono la storia degli inglesi fino al XII secolo. Il suo ultimo aggiornamento, infatti, risale al 1154, anche dopo la conquista normanna. 

La storia degli inglesi inizia con la discesa degli Angli, Sassoni e Iuti nella zona della Britannia, denominazione romana per l’attuale Gran Bretagna, nel V secolo d.C. Parliamo di popolazioni germaniche provenienti da zone diverse: gli Angli, come suggerisce il nome, dall’Anglia, regione tedesca in cui oggi si colloca lo Schleswing-Holstein; gli Iuti, dalla penisola dello Jutland; i Sassoni si spostarono dalle coste del Mar del Nord. Con l’instaurarsi di queste tribù si affermerà anche l’anglosassone o inglese antico, che troverà la sua battuta d’arresto con l’arrivo dei normanni (sempre popolazione di origine germanica, ma di cultura francese), con la Battaglia di Hastings (1066) e con la salita al trono di Guglielmo il Conquistatore. Questa nuova nobiltà feudale utilizzava solo il latino e il francese, denunciando disinteresse nel ricopiare e conservare la produzione in inglese antico che, tra l’altro, non comprendevano neanche.
Quando Angli, Iuti e Sassoni giunsero lì, trovarono una popolazione già cristianizzata, di cultura romano-celtica, confinante a Nord con le tribù pagane dei Picti e Scoti. Dal momento in cui la Britannia rimase sguarnita, perché l’esercito romano si trovò a dover fronteggiare il pericolo contestuale delle invasioni barbariche e fu costretto a lasciare quel territorio, risultò essere una buona occasione, per le popolazioni del Nord, di occupare una terra già piuttosto fiorente.

La divisione in 7 regni

Perché i Germani si trovavano lì?
Provenienti dal settentrione, erano stati chiamati, in aiuto della popolazione locale, come mercenari. La fama dei Germani come potenti guerrieri era già ben nota. Dopo lunghe guerre in cui risultarono vincitori, decisero di insediarsi nel territorio, riuscendo ad occupare la zona eccetto per il Galles, l’Irlanda e la Cornovaglia, tutta la zona estremo occidentale, che rimase in mano ai Celti.
Nel VI secolo gli Inglesi danno vita alla cosiddetta “Eptarchia”, dal greco “sette regni”, che rispecchia il modo in cui si suddivisero il dominio sull’isola. Distinguiamo, dunque:

  • East Anglia, Northumbria e Mercia, di pertinenza degli Angli.
  • Regno del Kent, affidato agli Iuti.
  • Sussex, Wessex ed Essex, i tre regni Sassoni, rispettivamente collocati a Sud, Ovest ed Est, come è intuibile dal prefisso presente nelle denominazioni. Non a caso, quando si parla di documentazioni inglesi, si fa riferimento alle testimonianze di questi tre regni, il cui dialetto è chiamato “sassone occidentale” (per distinguerlo dal “sassone antico“, riferibile all’antico tedesco).  È importante sottolineare questo aspetto, perché la maggior parte della nostra documentazione della lingua antica degli inglesi è prevalentemente in sassone occidentale. Il territorio settentrionale, afferente al dominio degli Angli, fu devastato e saccheggiato dell’avanzata dei Vichinghi, non solo dal punto di vista territoriale, ma anche culturale: delle testimonianze dei vari dialetti che si erano diffusi nella zona, ne abbiamo pochissime tracce.

Perché parliamo dei Vichinghi?

Quest’ultimi, provenienti dalla regione scandinava, giunsero in Britannia nel VIII secolo, così come ci informa Beda. Il panorama di un monachesimo vivace, a seguito della graduale conversione degli Anglosassoni, fatto di riscoperte e cultura letteraria, viene arrestato dalla comparsa di questa popolazione nomade. Solo i sovrani del Wessex riescono ad opporsi, a più riprese e non senza sconfitte, all’orda vichinga. Gli inglesi, con Alfredo il Grande, conoscono un periodo tanto travagliato quanto fiorente. Egli riuscì a stipulare un accordo con gli invasori, che si concluse con il mantenimento del suo governo su Sussex, Kent, e Mercia occidentale, mentre Essex, East Anglia, Northumbria e Mercia settentrionale furono affidati ai Danesi.

Ma questa non è la sola ragione a cui si deve l’appellativo de “Il Grande”. Dal punto di vista culturale, Alfredo attua una vera e propria opera di riedificazione tanto morale quanto religiosa. Abbiamo ricordato “Cronaca Anglosassone”, espressione del tentativo di dar lustro al passato del popolo inglese, ma non è la sola opera di cui richiese la stesura. Sulla medesima direttiva, si inseriscono le traduzioni delle principali opere di carattere filosofico e storico, base della cultura medievale del tempo: si pensi ai “Soliloquia” di San Agostino e a “Historia universalis” di Orosio che, ricordiamo, erano scritti in latino. 

Se la storia è un sussidio essenziale per leggere il presente, ciò vale indubbiamente per gli inglesi, le cui origini offrono un punto di partenza necessario per comprendere le scelte, gli strumenti e i presupposti che hanno portato l’Inghilterra ad essere una delle potenze più influenti degli ultimi secoli.

Fonte foto: Wikipedia

A proposito di Diana Natalie Nicole

Studentessa di Letterature Comparate, sostengo la continuità tra filosofia e letteratura, con qualche benigna interferenza di linguistica, arte e cultura.

Vedi tutti gli articoli di Diana Natalie Nicole

Commenta