La differenza tra mitologia celtica e mitologia norrena

La differenza tra mitologia celtica e mitologia norrena

Gli studi e le ricerche fatte, nel corso dei secoli, da studiosi e archeologi, per scoprire la vita dei popoli antichi come i celti ed i norreni, sono state innumerevoli. Sappiamo che questi popoli non ci hanno lasciato molto di scritto su cui lavorare, le loro tradizioni ed il loro sapere, venivano perlopiù tramandati a voce, di generazione in generazione. Al giorno d’oggi, quando parliamo di celti e norreni, è come se parlassimo di popoli uguali, i quali secondo il nostro pensiero, avevano la stessa cultura, le stesse feste religiose e più o meno le stesse divinità. Questo però, non è totalmente corretto: scopriamo insieme le differenze tra mitologia norrena e mitologia celtica!

Differenze tra popolo celtico e popolo norreno

In principio le due culture erano ben diverse, seppure vicine, avevano molte divergenze di pensiero; in primo luogo, i celti avevano un culto matriarcale, e di fatti la Dea principale per loro era Morrigan; i norreni, invece, avevano un culto patriarcale, dominato dal padre degli Dei, Odino; i celti seguivano il culto lunare, i norreni il culto solare, sebbene entrambi davano comunque importanza ad entrambi, davano più valore ad uno piuttosto che all’altro. Le loro feste religiose, se ben in seguito si unirono, erano volte a tempi dell’anno diversi.

Mitologia norrena

Parlando di mitologia nordica o norrena e andando a distinguerla dalla mitologia celtica, occorre precisare che s’intende una versione dell’antica mitologia germanica. Tale mitologia comprende le leggende ed i miti scandinavi riguardanti gli antichi eroi, gli dei, la creazione e la distruzione dell’universo.
Questa mitologia fu trasmessa in modo deformata dagli storici del Medioevo cristiano: non è dato, quindi, identificare con certezza le credenze, i riti e le pratiche del paganesimo originario. Una cosa è chiara: l’importanza degli Dei e degli eroi cambiava conformemente ai luoghi e ai tempi.
Prendendo in considerazione le fonti, possiamo asserire che gran parte di ciò che conosciamo su tale mitologia ci è pervenuto attraverso la letteratura nordica antica, in particolare attraverso l‘Edda in prosa, o di Snorri, ed in poesia. Sono sopravvissute diverse leggende nel folklore orale scandinavo, e centinaia di località nella Scandinavia prendono il nome dagli Dei. Esistono anche numerose pietre runiche, ovvero pietre che sono incise con i caratteri runici (alfabeto usato dalle antiche popolazioni germaniche) che ritraggono scene proprie della mitologia norrena, come la pesca di Thor, oppure Odino. In alcune aree rurali del territorio scandinavo, i racconti, si sono conservati fino ai nostri giorni, venendo di recente modificati o reinventati.
Caratterizzante dei miti nordici è il sentimento della natura descritta come misteriosa, selvaggia e dominante sull’uomo. Altro motivo ricorrente della mitologia norrena,  assente nella mitologia celtica, è la presenza e la grande potenza delle forze del male, che attaccano l’uomo senza sosta. La figura dell’eroe è quindi quella di un “guerriero”, capace di resistere più degli altri al destino di morte. Le divinità sono divise in due classi: gli Æsir e i Vanir. La distinzione non è sempre chiara, nel passato remoto le due parti si fronteggiarono in guerra ma poi raggiunsero la pace. Entrambe queste fazioni sono nemiche dei Jötnar, paragonabili ai Titani della mitologia greca. Gli Æsir erano gli Dèi del cielo e della potenza guerriera, i Vanir invece erano esseri legati alla terra, alla fecondità. Importante, per la mitologia nordica, è il concetto del Ragnarokk (fato degli Dei). Infatti, secondo la concezione germanico-nordica, il tempo ha un carattere ciclico: il presente è impostato sul complesso bilanciamento di forze contrapposte (gli dei contro le forze del caos, cioè i giganti e i mostri), destinate a scontrarsi in una lotta conclusiva che darà origine ad un nuovo ciclo di vita.

Mitologia celtica

I celti sono un popolazione indoeuropea che si stanziò in Europa centrale già intorno al XIII secolo a.C. e che verso il IV-III secolo a.C. occupò ampie zone del continente europeo, colonizzando aree che andavano dalle isole britanniche ai Balcani, dalla penisola iberica all’Italia del nord ed alla Germania. I celti nella loro espansione entrarono in contatto, a volte violentemente, con altre popolazioni. Giulio Cesare nel I secolo a.C. condusse un’aspra campagna militare per la conquista della Gallia, che fu ridotta a provincia romana. Nei secoli successivi i territori abitati dai celti si ridussero ulteriormente in seguito alla potente espansione delle tribù germaniche. Al termine di questi processi storici i Celti si ritrovarono spesso confinati in poche aree di margine, dove ancora oggi si parlano lingue di origine celtica (ad esempio il bretone o il gaelico). In altri casi, però, si mescolarono anche alle nuove popolazioni venute ad insediarsi e contribuirono alla composizione di nuovi popoli. A differenza della mitologia norrena, conosciamo la mitologia celtica attraverso diverse fonti: fonti classiche latine e fonti irlandesi, distinguibili a loro volta in opere storiche con osservazioni etnografiche (soprattutto per quanto riguarda i testi latini), raccolte di miti e leggende, narrazioni, poesia gnomica e sapienziale. Dal punto di vista geografico le leggende celtiche possono essere raggruppate in tre grandi aree: goidelica (Irlanda e Scozia); britannica insulare (Galles e Cornovaglia); britannica continentale (Britannia). Ragionando invece in senso tematico e contenutistico, anche la mitologia celtica può essere distinta in storie che hanno come protagonisti gli Dei, eroi umani e creature fantastiche. A differenza dei greci, e dei romani, i celti non elaborarono una mitologia esclusivamente antropomorfa: la loro religione era essenzialmente spirituale, anche se gli Dei più importanti, avevano un nome. I celti non avevano paura della morte: per loro, era solo un passaggio, che li avrebbe condotti in altro regno, L’Annwn, poco diverso dal loro mondo abituale. Altro regno magico, parallelo a quello mortale, è il Sid, dimora di Dei e di Fate riconosciuti come gli antenati degli Elfi, termine introdotto in tempi più recenti. A differenza di quanto è accaduto per le mitologie greco-romana e norrena, quella dei Celti non ci è giunta attraverso un corpo unico di testi codificati: per sopravvivere, si adattò a divenire fiaba, leggenda, racconto, sovente modificato dalla cristianizzazione, senza tuttavia mai perdere i suoi connotati originari, compresa la simbologia. La religione celtica era assai complessa e si esprimeva anche nel ciclo dei Túatha Dé Danann: esseri semidivini giunti in Eriu. Questo ciclo si presta ad alcune interessanti considerazioni sulla fusione di elementi celtico-pagani e cristiani nei miti e nelle leggende irlandesi: non è infatti certo se questi esseri, i Túatha Dé Dánann, fossero originariamente delle divinità pagane che si “umanizzarono”, si ridussero cioè al rango di eroi umani o soltanto semidivini a causa della mediazione dei copisti cristiani, che non potevano avvallare la mitologia pagana e dunque la reinterpretarono in chiave diversa. Senza dubbio l’elemento cristiano è molto forte in questo ciclo.  La reinterpretazione di un testo non era un fenomeno raro o inconsueto nella prassi della tradizione antica dei testi, forse per queste ragioni della cosmogonia celtica ci è giunto poco.  Fate, elfi, folletti ed altre creature fantastiche popolano le leggende celtiche e con l’espressione “piccolo popolo” si intende la totalità di queste creature fantastiche. In molti casi alcune di queste figure sono presenti anche nelle leggende di altre culture: ad esempio i nani, gli elfi e gli gnomi compaiono anche nella mitologia norrena. Le fate traggono probabilmente origine dalla fusione delle figure delle ninfe e delle parche greco-romane con la fairy britannica. Altri personaggi sono invece tipicamente celtici: il leprecauno, ad esempio, è una specie di gnomo o folletto che popola in particolare le leggende irlandesi. La banshee è uno spirito di donna che s’aggira intorno ai corsi d’acqua e che piange continuamente la morte dei cari, elevando terribili urla.  Senza dubbio, in campo letterario prima orale e poi scritto, l’eredità celtica viene raccolta, anzitutto, nei cicli delle leggende di Tristano e Isotta. Nelle vicende di re Artù, inoltre, si riflette l’antico ricordo degli scontri fra i celti romanizzati e cristianizzati e le popolazioni germaniche degli angli e dei sassoni, che nel V secolo occuparono la Britannia celto-romana. Dietro ad Artù e ai suoi cavalieri della Tavola Rotonda potrebbe nascondersi la figura storica di un condottiero dei celti-romani capace, in una fase della guerra, di ribaltare momentaneamente la situazione riportando una serie di importanti vittorie contro gli invasori.  

 

Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay

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