Coffee houses inglesi: cosa sono e la loro importanza nel ‘600

Cosa sono le coffee houses

Le coffee houses inglesi sono luoghi ampiamente diffusi nel ‘600. Scopriamo insieme cosa sono le coffee houses inglesi e perché erano tanto importanti nel ‘600.

Il  ‘600 dal punto di vista storico, religioso e letterario

Il ‘600, soprattutto in Inghilterra, fu un secolo di grandi cambiamenti e rivoluzioni. Dal punto di vista storico c’erano molte tensioni tra la monarchia dell’epoca, gli Stuart, e il Parlamento che sfociarono nella Guerra civile inglese (1642-1651) e nell’instaurazione del regno repubblicano di Oliver Cromwell.

Dal punto di vista religioso, invece, i puritani ebbero un ruolo chiave in questo periodo. Il puritanesimo voleva purificare la chiesa dal cattolicesimo, e infatti molti si opposero alla Corona proprio perchè la percepivano troppo vicina a quel tipo di chiesa. Inoltre, nel 1600 emigrarono in Nord America dove fondarono molte colonie coi loro principi religiosi.

Il contesto letterario fu dinamico e complesso, influenzato dagli eventi politici e religiosi. Possiamo definirlo come un secolo di transizione dal Rinascimento elisabettiano alle nuove tendenze stilistiche. Se da un lato il teatro iniziò a declinare per l’influenza dei puritani, d’altro canto si svilupparono nuovi tipi di poesia: da quella metafisica a quella leggera Cavalier, per poi arrivare anche alla prosa. Un autore emergente di questo secolo fu proprio John Milton con una vasta produzione poetica e in prosa di grande importanza.

Coffee houses inglesi: nascita e sviluppo nel ‘600

In un contesto ricco di cambiamenti e rivoluzioni, nascono le cosiddette coffee houses. La prima fu aperta ad Oxford nel 1650, quindi a metà secolo, e la seconda nel 1652 a Londra. Erano veri e propri luoghi culturali dove si dibatteva di vari argomenti di tipo politico, economico, letterario e sociale. In realtà si trattava di semplici caffetterie dove avevano luogo discorsi e dibattiti intellettuali.

L’accessibilità alle coffee houses inglesi nel ‘600

L’accessibilità era aperta principalmente agli uomini, difatti le donne erano escluse da questo tipo incontro. Bisogna pensare che nel 1600 non era ancora riconosciuta una vera e propria identità morale e intellettuale alle donne. Ma comunque, al di là di questo tipo di discriminazione tipica dell’epoca, erano accessibili a diverse classi sociali. Infatti, per un penny, tutti potevano permettersi di entrare per partecipare: non era strano, infatti, trovare al loro interno una certa eterogeneità con mercanti, intellettuali, poeti, politici e gentiluomini.

Le coffee houses e la censura nel ‘600

Come ogni luogo di fruizione di pensieri, anche le coffee houses furono intaccate dalla censura. Vivendo in un contesto monarchico si temeva infatti che si potessero sedimentare idee di opposizione. Per questo motivo ci furono vari tentativi per sopprimerle: Carlo II nel 1672 e poi nel 1676 emanò delle leggi con l’intenzione di chiuderle perché considerate luoghi dove venivano diffuse idee false, scandalose e di opposizione.

Infatti, furono ingaggiate anche delle spie per monitorare la situazione in questi spazi comuni. Ma, nonostante ciò, non riuscirono ad abbatterle: infatti, i tentativi di censura non ebbero, fortunatamente, esito positivo.

Conclusioni: l’importanza delle coffe houses

Nonostante si parli di ‘600, le coffee houses sono la dimostrazione che un governo assolutista e autoritario non permetterà mai la libertà di pensiero, a costo di usare la forza. Dunque, la loro resilienza, nonostante gli sforzi di controllo, è la prova del fatto che c’è solo una cosa che può sopravvivere alla sottomissione: la libertà intellettuale.

Fonte immagine: Wikipedia, autore George Walter Thornbury

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