La Commedia dell’Arte italiana: le origini e lo sviluppo

La Commedia dell'Arte

Nella seconda metà del 1500 secolo nasceva, restando popolare fino alla metà del 1700, un innovativo e peculiare modo di fare di teatro: la Commedia dell’Arte italiana.
Alcuni artisti, con alle spalle un buon addestramento mimico acrobatico e con una buona preparazione culturale e letteraria, decisero di fare delle proprie conoscenze artistiche un vero e proprio mestiere. Quindi, il 25 Febbraio 1545 otto uomini si presentarono davanti ad un notaio di Padova e stipularono un contratto con il quale si costituirono in una sorta di società.
Decisero inoltre che avrebbero acquistato un cavallo per trasportare costumi e attrezzi di scena e che sarebbe stata presente anche assistenza in caso di incidenti o malattie.
Nacque così in Italia la Commedia dell’Arte, che non fu soltanto un nuovo genere teatrale, ma soprattutto l’inizio di una differente modalità di produzione degli spettacoli.

La donna nella Commedia dell’Arte italiana

Tra i cambiamenti rivoluzionari apportati dalla Commedia dell’Arte ci fu l’introduzione della donna-attrice.
Laddove, in una società sostanzialmente patriarcale, i ruoli femminili venivano sempre interpretati da uomini e ragazzini, questo elemento fu una vera e propria svolta per l’emancipazione della donna nella società.
Tutto questo avvenne con il dito della chiesa puntato contro l’esibizione del corpo femminile, sia per ciò che veniva rappresentato sul palco, ma soprattutto per quello sarebbe potuto avvenire dietro le quinte: gli artisti della Commedia dell’Arte cominciarono ad essere additati come esseri spregevoli per la presunta promiscuità ma, nonostante ciò, restarono fedeli ai loro obiettivi artistici e ai propri principi di libertà.
Tra le donne che presero parte a questa grande stagione teatrale della Commedia dell’Arte italiana, spicca quello di Isabella Andreani, che divenne famosa sia in Italia che in Europa per le sue forti doti interpretative.

Dove si esibivano gli attori?

Gli attori inizialmente si esibivano nelle piazze cittadine, su palchetti improvvisati con scenografie molto semplici, poi in molte città italiane vennero costruiti spazi teatrali dedicati a questo nuovo modo di fare teatro e cominciarono a nascere i primi teatri a pagamento aperti ad un pubblico appartenente alle diverse classi sociali.
A Venezia vennero fatte costruire le cosiddette Stanze dalle famiglie più influenti, questo per cercare di accaparrarsi gli spettacoli delle più importanti compagnie che si andarono a formare in quegli anni.
Si trattava di ambienti piccoli, raccolti, dove gli attori dovendo quindi esibirsi in sale con pochi posti disponibili.

La funzione scenica degli attori della commedia dell’arte

Nella commedia dell’arte, gli attori, oltre a saper recitare, dovevano dimostrare di avere doti in ambito musicale, scenico, acrobatico, affinché la recitazione non fosse un’azione scarna ma ogni personaggio diventasse interprete di una scena.
L’arte che scaturisce da questa tipologia teatrale ha una forte funzione scenica, volta a mettere in rapporto, e al tempo stesso contrastare, gli aspetti propri della quotidianità, che sulla scena si susseguono e nei quali chi assiste, si riconosce.
Una delle caratteristiche principali di tale commedia è la tipizzazione dei personaggi, ognuno dei quali si esprime mediante un linguaggio dialettale, con la lingua della propria regione di appartenenza; tutto ciò per abolire quella barriera che spesso intercorreva tra attori e pubblico.

Le caratteristiche della Commedia dell’Arte italiana 

Gli attori della Commedia dell’Arte italiana cominciarono a guadagnarsi l’attenzione del pubblico portando in scena le commedie di Plauto e Terenzio, ma anche di autori contemporanei quali Ariosto e Machiavelli, conosciuti a coloro che frequentavano le corti dei Principi, riuscendo anche a mantenere l’interesse del popolo nelle piazze.
A quel punto, cominciarono ad inserire elementi di originalità: nacque così la Commedia a soggetto – altro nome con cui divenne nota la Commedia dell’Arte italiana – che aveva come tratto fondamentale l’improvvisazione.
Che non è quella in senso stretto, ovvero la recitazione totalmente spontanea, ma è piuttosto una tecnica ben studiata, frutto di anni di allenamento.
Tra le principali caratteristiche della Commedia dell’Arte italiana abbiamo:

  • Il Ruolo fisso: l’artista sceglieva per tutta la sua carriera un ruolo, studiandolo e valorizzandolo al meglio per tutta la vita
  • L’uso dei Generici: si trattava di un ampio bagaglio di battute e tormentoni che si adattavano con poche varianti alle varie commedie
  • Il Canovaccio: un riassunto dell’intreccio a grandi linee, dove si indicavano le scene, gli oggetti utili e i personaggi che partecipavano alla vicenda, evitando però di riportare le battute, che venivano lasciate all’improvvisazione degli attori

Quali sono le differenze tra la commedia dell’arte e la commedia di Goldoni?

Goldoni, che era uno dei maggiori rappresentanti della commedia dell’arte, sviluppò un nuovo approccio al genere, che prevedeva l’utilizzo di trame più complesse e di personaggi meno stereotipati. Egli cercò di dare maggiore credibilità psicologica ai personaggi e di farli agire in modo più realistico, eliminando alcune delle maschere e dei tratti caricaturali tipici della commedia dell’arte.

Le principali differenze tra la commedia dell’arte e la commedia di Goldoni sono:

  • La trama: nella commedia dell’arte, la trama era generalmente semplice e prevedeva solo pochi personaggi. Goldoni, invece, sviluppò trame più complesse che coinvolgevano molti personaggi e che si basavano su situazioni e relazioni realistiche.

  • I personaggi: nella commedia dell’arte, i personaggi erano rappresentati da maschere tipiche, che rappresentavano tipi umani caricaturali come il vecchio avaro, il giovane innamorato, il servo furbo, il dottore, il soldato, la vecchia, la vedova e altri ancora. Goldoni, invece, cercò di creare personaggi meno stereotipati e più credibili psicologicamente, eliminando alcune delle maschere tipiche della commedia dell’arte.

  • L’improvvisazione: fino a quel momento gli attori improvvisavano sulla base di una trama pre-stabilità e di una serie di battute e situazioni comiche. Goldoni, invece, scrisse testi teatrali completi, che gli attori recitavano senza improvvisare.

  • Il linguaggio: in precedenza il linguaggio era semplice e popolare, adatto al pubblico dell’epoca. Goldoni, invece, utilizzò un linguaggio più raffinato e letterario, che richiedeva una maggiore attenzione da parte del pubblico.

Le Maschere della Commedia dell’Arte italiana

Tra le più importanti caratteristiche della Commedia dell’Arte italiana che catturò l’attenzione del pubblico, vi fu senza dubbio l’uso della maschera.
Il volto coperto permetteva agli attori di puntare sulla gestualità e sull’uso del fisico.
Tra le tante maschere della Commedia dell’Arte italiana c’erano diversi personaggi ricorrenti, noti sia al pubblico di allora ma anche che a quello dei giorni nostri.

Le principali erano:

  • Pantalone, il mercante veneziano che si rendeva ridicolo per i suoi desideri sessuali totalmente in contrasto con la sua età avanzata
  • Graziano, il dottore che ricorreva ad un linguaggio sfarzoso un po’ latino e un po’ bolognese
  • I Giovani Innamorati, che erano sempre in contrasto con i vecchi e venivano aiutati dai loro servi
  • I Capitani, che rappresentavano i rivali in amore che finivano sempre scherniti, delusi e sbeffeggiati dagli Innamorati
  • I Servi, ovvero lo sciocco Arlecchino e l’astuto Brighella, che parlavano in dialetto bergamasco
  • Colombina, astuta e scaltra cameriera fidanzata di Arlecchino, l’unica a non indossare una maschera

Il linguaggio utilizzato dagli attori della Commedia dell’Arte italiana, fatto di dialetti e parole inventate, contribuì senza dubbio a rendere gli spettacoli ancora più coinvolgenti e, in molte città italiane, a dare vita a nuove maschere, con nomi propri e un abbigliamento che le caratterizzava singolarmente, riproponendole durante il Carnevale o negli spettacoli di piazza delle marionette: nacquero così Pulcinella a Napoli, Gianduia a Firenze, Stenterello a Firenze, ecc.

Fonte immagine: Pixabay

A proposito di Costantino Gisella

Sono nata a Napoli nel 1977 e sono cresciuta con la musica di Pino Daniele, i film di Massimo Troisi e il Napoli di Maradona. Ma non sono mai stata ferma e infatti metà del mio cuore e’ nel Regno Unito dove ho vissuto per svariati anni. Dopo l’esperienza all’estero, ho deciso di iscrivermi all’ Università di Napoli “L’Orientale” (sono laureanda in Lingue e Culture dell’Europa e delle Americhe) per specializzarmi in quella che è la mia passione più grande: la letteratura anglo-americana. Colleziono dischi in vinile, amo viaggiare e non rientro mai da un posto senza aver assaggiato la cucina locale perché credo che sia il modo migliore per entrare realmente in contatto con culture diverse dalla mia.

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