Commedia greca: l’umorismo nel mondo antico

commedia greca

La commedia greca si affiancò ufficialmente alla tragedia greca intorno al V secolo a.C., venendo preformata solitamente in occasione delle Lenee o delle Grandi Dionisie, celebrazioni in onore del dio Dioniso. Le sue origini sono da ricercare nelle feste annuali agricole legate alla fertilità: il nome, infatti, deriverebbe secondo Aristotele dal greco κωμος (‘’corteo festivo’’) o da κωμη (‘’villaggio’’). La rappresentazione comica, quindi, si ritrova connessa a celebrazioni cicliche e sistematiche che avevano il fine ultimo di recuperare l’identità collettiva di gruppo in un clima di libertà sessuale e di eccessi alimentari.
La commedia greca aveva una duplice funzione: una funzione apotropaica di allontanamento degli spiriti nefasti ed una funzione magica dove, attraverso la libera sessualità, si cercava di riconnettersi con la natura, forza rigeneratrice.
Nonostante abbia subito l’influenza della più ‘’nobile’’ tragedia, con quest’ultima, però, non condivide i tipi di temi e situazioni trattate. Se da un lato la tragedia tratta di argomenti ‘’alti’’ come il tema mitologico, dall’altro la commedia greca tratta di argomenti ‘’bassi’’ prendendo ispirazione dalla società ad essa contemporanea. L’eroe della commedia è un uomo soggetto alla forza della υβρις, la tracotanza, capace di rendere possibile l’impossibile, modellando a proprio piacimento quella linea sottile che separa il reale dall’irreale. Differentemente, invece, l’eroe tragico, attraverso le proprie sofferenze, mostra un limite morale che non deve mai essere valicato, ma anzi del quale bisogna prendere profonda consapevolezza.
Anche i temi e le situazioni della commedia hanno origine molto antiche: il topos del mondo alla rovescia, il travestimento, lo scambio dei sessi etc.

Gli studiosi, studiando la commedia greca nelle sue caratteristiche principali, sono concordi nel suddividerla in: commedia antica, commedia di mezzo e commedia nuova. Tuttavia, va sempre ricordato che questo tipo di tripartizione è una tripartizione molto rigida che non tiene conto di quei fondamentali momenti di transizione che hanno permesso l’evoluzione del genere.

La commedia antica

La commedia greca antica ha come suo massimo esponente Aristofane, le cui rappresentazioni oscillano costantemente tra: il tema politico, il tema del confronto generazionale, la cultura, la vita sociale e religiosa. Nonostante lo spiccato elemento comico, la commedia di questo periodo continua ad essere un punto di riflessione costante.
La commedia greca di Aristofane presenta dei personaggi non particolarmente delineati e coerenti dal punto di vista psicologico, la cui vita cittadina viene dipinta come guasta e corrotta. Da qui la necessità, attraverso il complesso irrealismo della narrazione e delle gesta dei protagonisti, di una rinascita che allontani i mali, ovvero la cacciata del ‘’capro espiatorio’’, rituale molto caro alle tradizioni della civiltà arcaica.
Il capro espiatorio è solitamente rappresentato dall’antagonista della rappresentazione, alla fine della quale ne esce sempre sconfitto. L’antagonista rappresenta il male che l’autore sta cercando di allontanare, è quindi rappresentativo di un’idea come la guerra o la corruzione. La commedia greca antica presenta personaggi generalmente amorali e la cui amoralità viene dipinta non necessariamente in maniera negativa: è proprio grazie alla loro furbizia e spregiudicatezza che i personaggi riescono a riplasmare la realtà.
La commedia antica è anche caratterizzata dalla rottura della cosiddetta quarta parete, ovvero quella linea immaginaria che separa gli spettatori dal mondo messo in scena, la realtà dalla finzione. Solitamente la quarta parete veniva rotta attraverso l’escamotage della parabasi: discorso che il poeta fa rivolgendosi direttamente al pubblico attraverso la voce del coro.
Il sovvertimento della realtà e la rappresentazione dell’irreale è il mezzo attraverso il quale la commedia riesce a far ridere e riflettere. Largo quindi all’utilizzo di costumi stravaganti e talvolta osceni (molti di questi avevano il fallo in bella vista) e all’utilizzo di un linguaggio straordinariamente libero, vicino alla parlata normale, che si accompagna al ritmo serrato della narrazione. Altro elemento comico era la paratragedia, ovvero l’utilizzo di elementi tipici della tragedia completamente sovvertiti e deformati dalla rappresentazione comica.

La commedia di mezzo

Di questo periodo non ci restano che pochi nomi e qualche frammento. E’ questo un periodo di transizione, in cui matura un nuovo tipo di drammaturgia che avvicinerà la Commedia greca antica di Aristofane a quella nuova di Menandro.
La commedia di questo periodo continua a mettere in scena temi politici, continuando ad attuare la parodia mitologica e aggiungendo come elemento comico incisivo la derisione degli abitanti di altre regioni. I personaggi che verranno messi in scena nella commedia di questo periodo rappresentano dei tipi psicologici che saranno poi caratterizzati e caratterizzanti della commedia nuova di Menandro: il parassita, l’amante infelice, l’avaro, il servo.
La commedia greca di questo periodo vede i suoi commediografi rappresentativi in: Antifane, Anassandride ed Alessi.
Antifane, di cui ci restano centoventi titoli e trecentoventi frammenti, metteva in scena principalmente la parodia mitologica e la commedia dei tipi umani.
La commedia di Anassandride, invece, aveva come temi fondamentali l’amore e la seduzione.
Infine, del commediografo Alessi ci resta una scena della commedia Lino, dove un maestro cerca di insegnare materie e temi di un certo spessore intellettuale al suo discepolo, che però preferisce leggere trattati gastronomici.

La commedia nuova

La commedia greca nuova vede in Menandro il suo massimo esponente, mentre poco si conosce dei suoi commediografi contemporanei.
Le ultime opere di Aristofane dimostrano già un progressivo allontanamento dalle caratteristiche della commedia antica: la perdita della parabasi e personaggi e situazioni meno incisive e molto più realistiche rispetto a quelle narrate inizialmente. Sicché quando la commedia greca si propone nuovamente attraverso Menandro, è un genere totalmente cambiato, che ispirerà gli autori delle commedie latine e la commedia nel senso più moderno del termine così come la conosciamo noi oggi.
Accantonata l’irrealtà del teatro di Aristofane, la commedia di Menandro si incentra su storie d’amore particolarmente intricate caratterizzate dal consueto lieto fine. Una rappresentazione, quindi, molto vicina alla realtà. Con la commedia nuova abbiamo la chiusura totale della quarta parete, ponte comunicativo fino a quel momento tra il reale ed il fantastico, che priva il pubblico dell’esperienza diretta dello spettacolo. Differentemente dalla commedia di Aristofane, la commedia di Menandro presenta personaggi psicologicamente approfonditi, messi già in scena precedentemente dalla commedia di mezzo.

Il cambiamento percepito nel passaggio dalla commedia greca antica a quella nuova è accentuato anche dalla nuova situazione politica che vigeva ad Atene, dove il potere politico era nelle mani di una nuova classe definibile come ‘’borghese’’ alla quale la commedia di Menandro fornisce una rappresentazione.
Nonostante il teatro continuasse ad essere pubblico, esprimeva i gusti di una classe dirigente borghese, colta, intellettuale e dotata di grande sensibilità che era poco interessata alle grandi dinamiche politiche, preferendo la visione di intrighi privati e personali.
La commedia greca nuova, inoltre, esclude dalla sua rappresentazione musica e danza, preferendo un tono realistico ed un linguaggio medio che tende a riprodurre le forme del parlato. Infine, anche i costumi, profondamente ridimensionati, sembrerebbero esprimere la necessità di un contatto con il reale, piuttosto che con il diverso, l’alterità e l’irrealtà.

Fonte immagine in evidenza: Pixabay

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