Napule è rosso corallo

Napule è rosso corallo

Corallo, dal greco κοράλλιον, una particolare specie di polipo che si trova nella sua fase calcarea. Può assumere diverse colorazioni ma il più famoso è il Corallium rubrum, il corallo rosso, diventato molto popolare tra gli artigiani a Napoli.

A partire dal 1500 circa, a Napoli, il corallo viene ampiamente utilizzato dagli artigiani per la creazione di ciondoli di estrema bellezza e raffinatezza. Tuttavia, per comprendere l’importanza e la meraviglia di quest’organismo marino, è bene partire dalle prime testimonianze che si hanno in proposito. 

Attorno all’origine del corallo rosso girano varie leggende ma la più diffusa è quella di Ovidio, secondo cui, nel momento in cui Perseo decapitò Medusa, il sangue che sgorgò dalla testa della Gorgone cadde in mare e, venuto a contatto con delle alghe, tingendole di rosso, le pietrificò e formò così il corallo che poi si diffuse in tutto il mondo. Ma c’è anche Plinio il Vecchio che, nella sua Naturalis Historia, raccontò che le spade dei Galli erano ornate da grani di corallo rosso, prelevato dai mari liguri e sardi.

Tuttavia, anche dopo Ovidio e Plinio il Vecchio, il corallo rosso fu molto caro al popolo romano: nel 700 a. C. esso assunse proprietà curative e apotropaiche, infatti, era uso comune far indossare ai neonati rametti di corallo grezzo ed usare la polvere di corallo come un vero e proprio medicinale, soprattutto per curare crisi epilettiche, insonnia e dolori ai denti.

Nell’anno mille, questo meraviglioso organismo marino continuò ad essere usato come amuleto per i bambini e, con l’avvento del cristianesimo, assunse un’ennesima proprietà: formando con dei rametti il simbolo della croce, il corallo divenne un amuleto contro il demonio e, in seguito, grani rossi di corallo vennero introdotti nel rosario, come richiamo alle rose del giardino mariano.

L’introduzione dell’artigianato del corallo a Napoli

Nel 1400, le cose iniziarono a cambiare: il corallo rosso iniziò ad essere pescato in grandi quantità per la creazione di gioielli e oggetti raffinati destinati alle corti italiane e spagnole. In più, negli stessi anni, ci fu la cosiddetta diaspora dei corallari siciliani con il conseguente stabilirsi di molti di questi a Napoli, San Giorgio a Cremano e, soprattutto, a Torre del Greco.

Nel 1500, il cardinale Antonio Carafa cercò di tassare i pescatori di corallo di Torre del Greco ma quest’ultimi si ribellarono e, nel 1525, dopo ben 25 anni, la rivolta fu sedata dinnanzi la Corte della Vicaria.

Torre del Greco, quindi, ricoprì, e ricopre ancora, un ruolo centrale nell’artigianato del corallo: figli di un’antica tradizione, i pescatori torresi partivano per i mari di Capri, della Sardegna e della Sicilia, della Corsica e del Nord Africa, con l’intenzione di rivendere i coralli a Genova e a Livorno. Ad un certo punto, però, l’arte della lavorazione del corallo a Napoli spopolò e i napoletani iniziarono ad aprire numerose botteghe gestite dalle mogli dei pescatori e dai loro figli.

Figura molto importante in questo contesto fu quella di Paolo Bartolomeo Martin, un genovese molto abile nella lavorazione dei cammei che, giunto a Torre del Greco per sfuggire alla crisi della lavorazione a Marsiglia, aprì il primo laboratorio di lavorazione di cammei in corallo. Una leggenda racconta che durante il suo soggiorno, Bartolomeo Martin, incontrò una giovane donna e se ne innamorò perdutamente, decidendo così di stabilirsi definitivamente nel paese vesuviano. In seguito, con il permesso del re Ferdinando IV di Borbone, aprì la Real Fabbrica di Corallo di Torre del Greco.

Tuttavia, la svolta nell’artigianato del corallo, si ebbe durante il decennio francese, quando Carolina Bonaparte, moglie del re di Napoli Gioacchino Murat, si innamorò perdutamente della produzione dei gioielli in corallo tanto che fece recapitare a suo fratello Napoleone, Imperatore di Francia, una spada con raffinatissimi cammei in corallo realizzata dagli artigiani torresi.

Da quel momento in poi, i gioielli in corallo divennero una sorta di cadeau napolitain, una sorta di regalo fatto a tutti gli ospiti dei sovrani francesi che trascorrevano del tempo a Napoli e, di conseguenza, la moda del corallo arrivò prima a Parigi e poi nel resto d’Europa.

Quando Ferdinando IV capì il prestigio dell’artigianato del corallo a Napoli ne incoraggiò lo sviluppo tanto che, il suo consigliere, il giurista procidano Michele De Jorio, all’interno del primo Codice Marittimo d’Italia, da egli stesso redatto, aggiunse il Codice Corallino con l’intenzione di regolamentare la pesca del corallo e i rapporti tra i pescatori stessi.

Nel 1878, il deputato della XII legislatura Giovanni Della Rocca, fece istituire la Scuola d’Incisione sul Corallo a Torre del Greco con l’intento di formare i giovani torresi nell’arte dell’incisione.

Oggigiorno, nella Galleria Umberto I, a Napoli, al secondo piano, è sito il Museo del Corallo, articolato in due sezioni: nella prima, di tipo didattico, sono presenti vari rami di corallo di diversa provenienza e tipologia, vengono presentati gli antichi sistemi di pesca assieme agli antichi utensili per la lavorazione e, in aggiunta, sono esposte numerose collane di vari tagli e stili con annessa specificazione dei mercati a cui esse erano destinate; la seconda sezione, invece, è interamente dedicata ai gioielli: infatti, sono messi in mostra più di trecento oggetti in corallo a testimonianza di una raffinatissima produzione che va dagli inizi del 1800 fino al 1940. Tutto il percorso è poi, ovviamente, accompagnato da una ricca documentazione fotografica che illustra tutta l’attività dell’azienda Ascione, la più antica ditta manifatturiera di Torre del Greco, e i numerosi riconoscimenti ricevuti.

Legato alla famosa tradizione del curniciello napoletano, ormai il corallo a Napoli è presente al collo di molti cittadini, dai più scaramantici ai semplici amanti della propria cultura. Quindi se un giorno passate a Napoli, fermatevi alla Galleria Umberto I, ammirate la bellezza del Museo, poi prendete la circumvesuviana e scendete a Torre del Greco, fatevi trasportare dal profumo del mare, dalla bellezza di questa città e, già che ci siete, compratevi anche un bel ciondolo in corallo che porta sempre fortuna!

Fonte immagine: Wikipedia

A proposito di Di Costanzo Mariachiara

Mariachiara Di Costanzo, classe 2000. Prossimamente laureata in Lingue e Culture Comparate all'Università degli Studi di Napoli L'Orientale. Appassionata di moda, musica e poesia, il suo più grande sogno è diventare redattrice di Vogue.

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