L’idea di un Sud Italia culturalmente arretrato è una narrazione smentita da secoli di storia. La Calabria, in particolare, ha svolto una funzione determinante nello sviluppo del pensiero occidentale: basti pensare alla minuziosa attività amanuense di conservazione delle opere di Platone e Aristotele negli scriptoria di Cassiodoro, o alla divulgazione del pensiero di figure come San Francesco da Paola e Tommaso Campanella. Proprio questa regione, troppo spesso sottovalutata, custodisce un patrimonio scultoreo di inestimabile valore che merita di essere riscoperto.
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Le radici nella Magna Grecia e i Bronzi di Riace
La Calabria è la culla della Magna Grecia, un’origine testimoniata da un patrimonio archeologico straordinario. Il Parco Archeologico di Capo Colonna a Crotone, i resti di Locri Epizefiri, e l’antica Kaulon sono solo alcuni esempi. Simbolo eterno di questa grandezza sono i Bronzi di Riace. Queste due statue, capolavori assoluti della scultura greca del V secolo a.C., rappresentano l’apice di una produzione artistica che ha profondamente influenzato l’intera regione. La loro perfezione anatomica e la loro forza espressiva sono un’eredità fondamentale per comprendere la sensibilità artistica che si svilupperà nei secoli successivi.
Il rinascimento calabrese e le commissioni nobiliari
Durante l’età moderna, la scultura in Calabria ricevette un nuovo impulso grazie alle commissioni di potenti famiglie feudali. Tra queste, una delle più rinomate fu quella dei Ruffo, una delle sette maggiori casate del Regno di Napoli. Attraverso un abile gioco di commissioni ai più richiesti artisti coevi, questi signori promossero la circolazione di opere realizzate in loco o importate da grandi centri come Napoli e la Sicilia. Le sculture venivano collocate in cappelle gentilizie o edicole votive, fungendo da potenti strumenti di devozione popolare e, allo stesso tempo, di propaganda del prestigio politico della famiglia. La scultura sacra calabrese di epoca rinascimentale è quindi una matrice di informazioni preziose per la valorizzazione di un territorio ricco di tesori nascosti.
I maestri toscani e siciliani nell’Aspromonte
L’area del massiccio montuoso dell’Aspromonte è un vero scrigno di opere rinascimentali, spesso poco indagate ma di innegabile bellezza. Qui operarono o inviarono le loro creazioni alcuni dei più importanti scultori del tempo, la cui presenza testimonia la vitalità culturale della regione. Molte di queste opere attendono ancora studi approfonditi per chiarire datazione, committenza e attribuzione definitiva. Proprio come in Sicilia, l’attività fu fiorente e molto c’è ancora da riportare alla luce.
Opera rinascimentale | Dettagli (autore e luogo) |
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L’annunciazione | Autore: Antonello Gagini Luogo: Chiesa di San Teodoro Martire, Bagaladi (RC) |
San Sebastiano | Autore: Benedetto da Maiano Luogo: Museo diocesano, Oppido Mamertina (RC) |
Santa Caterina d’Alessandria | Autore: Benedetto da Maiano Luogo: Terranova Sappo Minulio (RC) |
Madonna del Pilerio | Autore: Antonello Gagini Luogo: Chiesa S. Maria delle Grazie, Sinopoli (RC) |
Madonna della Grazia | Autore: Giuseppe Bottone (1568) Luogo: Chiesa Madonna delle Grazie, Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC) |
Rivitalizzazione e devozione popolare oggi
Oggi, la passione per l’arte forse è meno diffusa, ma rimane salda la convinzione che la bellezza sia uno strumento per salvare il mondo. La domanda è se la promozione di questa bellezza, specialmente quella legata alla devozione, esista ancora in Calabria. La risposta è positiva. Un esempio è il santuario della Madonna della Montagna di Polsi, nel cuore dell’Aspromonte, meta ogni anno di nutriti pellegrinaggi. L’imponente statua in pietra siracusana, recata sul posto nel 1560, è un fulcro della fede locale. Altro esempio maestoso è il Cristo Redentore di Montalto, un’opera in bronzo dello scultore F. Ierace, trasportata a dorso di mulo e posizionata sulla vetta nel 1901.
I fondi del PNRR per il patrimonio minore
Un segnale incoraggiante per la tutela del patrimonio diffuso viene dai fondi del PNRR. Come riportato da diverse fonti istituzionali, nell’aprile 2022 sono stati destinati alla Calabria oltre 32 milioni di euro per sostenere progetti di valorizzazione del patrimonio paesaggistico e architettonico. Questi fondi sono vitali per il recupero di strutture come edicole votive, cappelle rurali e Calvari, elementi che un tempo servivano come punti di riferimento per viandanti e braccianti e che oggi rappresentano la sacralizzazione del territorio e un pezzo della sua identità.
Il percorso tracciato dal Rinascimento all’età contemporanea mostra come lo strumento artistico sia capace di conservare la bellezza del passato. Il nostro obiettivo deve essere quello di salvare ciò che gli antenati ci hanno consegnato, impegnandoci a sfruttare l’oro di cui siamo spesso inconsapevolmente circondati e che, in realtà, va solo disseppellito e adeguatamente valorizzato.
Articolo aggiornato il: 30/09/2025