Dialetto del Kansai: cosa lo rende speciale

Dialetto del Kansai: cosa lo rende speciale

Mai sentito parlare del Kansai? Si tratta di un’area meridionale del Giappone, facente parte dell’isola dell’Honshu; include le prefetture di Nara, Ōsaka, Kyoto, Wakayama, Mie, Hyōgo, e Shiga. In questa regione, oltre al giapponese standard, si parla la versione del Kansai del giapponese, il dialetto del Kansai, che da ora in poi definiremo Kansai-ben. Quest’ultimo presenta diverse differenze con il giapponese standard. Vediamo le principali insieme.

Regioni che compongono il Kansai (fonte: Wikicommons)

Le differenze tra Giapponese standard e del dialetto del Kansai

1. Parole più brevi

Se prendiamo come riferimento il giapponese standard di Tokyo, le principali differenze fonetiche con il Kansai-ben sono le contrazioni. Nel dialetto molti aggettivi vengono contratti, cioè alcune sillabe vengono elise.

Giapponese Standard Kansai-ben
Chigau  (=sbagliato) Chau (=sbagliato)
Omoshiroi (=interessante) Omoroi (=interessante)

La vocale finale -i a volte viene omessa per dare enfasi. Otterremmo quindi おもろ, “omoro-” invece di おもろい,  “omoroi”.

2. Il lessico diverso

In Kansai-ben, molte parole cambiano del tutto, a volte in maniera drastica rispetto ai loro corrispettivi standard. Le differenze lessicali partono sin dalle frasi più comuni e quotidiane. Tutti conosciamo, o abbiamo sentito, la parola “arigatou” per dire “grazie”, in giapponese. In Kansai-ben cambia del tutto: diviene おおきに (“Ookini”.)

 Vediamone alcuni esempi:

Giapponese Standard Kansai-ben
Baka (=stupido) Aho (=stupido)
Atatakai (=caldo) Nukui (=caldo)
Takusan (=molti) Yooke (=molti)
Dame (=divieto/sconsiglio) Akan (=divieto/sconsiglio)

 

Serie di lanterne dell’area di Osaka. Da sx: “irau”,  in giapponese standard “sawaru”, con il significato di toccare. (fonte: Wikicommons)
“いわしを食べなあかん!”      “Devi mangiare le sardine!” scritto in Kansai-ben. Notare la parola “AKAN”. (fonte: Wikipedia)

Altri esempi molto comuni sono:

 

Giapponese standard esempio: Kansai-ben esempio:

いくら

Ikura (=quanto)

 

これはいくらですか。

Kore ha ikura desuka?

trad. “Questo quanto viene?”

なんぼ

Nanbo (=quanto)

これなんぼ

Kore nanbo?

本当

Hontou (=davvero)

今日(は)本当に疲れた。

Kyou (ha) hontou ni tsukareta.

trad. “Oggi sono molto stanco.”

ほんま

Honma (=molto/davvero)

今日ほんま疲れた。

 

3. I pronomi

I pronomi personali in Kansai-ben differiscono. È più che conosciuto, per chi ha studiato giapponese o ama la cultura del Giappone, il pronome di prima persona “watashi”. In giapponese ci sono già numerosissimi modi per indicare la prima persona singolare, ognuno di sfumatura diversa. Sarà sorprendente scoprirne le versioni dialettali.

In Kansai-ben Watashi diviene “watai”: “ate” nella versione più femminile, “wai” più comunemente maschile. Un altro modo per dire “io” è “uchi”. Ci sono differenze anche nella seconda persona: Anata diventa anta o anta-han, oppure “omae“.

Si sarà notato che un modo per dire “anata” (tu) è “anta-han”. Questo “han” è la variante del Kansai di “san”, un onorifico che si attacca a un nome proprio per indicare il grado di conoscenza che si ha con la persona. Ad esempio, si può dire “san” nei riguardi di un mio amico di università; non metterlo ridurrebbe troppo il grado di formalità verso la persona.
Nello standard si usa solo con le persone; nel Kansai-ben, invece, capita di incontrarlo anche con sostantivi inanimati, come pioggia (ame). Il risultato sarebbe “ame-san”: la pioggia. In giapponese standard suonerebbe molto bizzaro o infantile, ma certamente divertente.

4. Le vocali lunghe

Le vocali lunghe si abbreviano. La parola “andiamo” (forma volitiva del verbo andare 行く, iku)  in giapponese standard è 行こう, “ikou”. In dialetto del Kansai diventerebbe semplicemente  行こ, “iko”.

La grammatica del Kansai-ben

Giungiamo dunque alla grammatica. Ci sono delle differenze morfologiche basilari che possiamo vedere, soprattutto riguardo ai verbi. Se conosciamo le forme base del giapponese standard, possiamo ricondurci alla versione dialettale.

Giapponese Standard     esempio      Kansai-ben      esempio  

だ (da)

copula affermativa

 

ame da

trad. “(è la) pioggia”

や (ya)

copula affermativa

ame ya

 

じゃない (janai)

copula negativa

じゃない

ame janai

trad. “Non è la pioggia.”

やない (yanai)

copula negativa

やない

ame yanai

ない (nai)

forma negativa dei verbi

言わない: iwanai
trad. “non dire”

知らない shiranai

trad. “non sapere”

 

 ん・へん

(n, hen)

わん:iwan

知らんわ: shiranwa 

でしょう (deshou)

forma di supposizione (dei sostantivi)

でしょう

ame deshou

trad. “Sarà la pioggia.”

やろ

(yaro)

やろ

ame yaro

 

Perché imparare il Kansai-ben

Il motivo principale è quello più ovvio: il divertimento. Il dialetto del Kansai è divertente e vivace. Inoltre, in esso sono conservate forme arcaiche o estinte di giapponese; impararlo è un modo per mettersi a contatto con la lingua a 360 gradi.
Dato che la maggior parte degli stranieri impara solo il giapponese standard, imparare il dialetto può suscitare sorpresa e una forma di rispetto agli autoctoni della regione.

Sebbene al giorno d’oggi sia quasi scontato che i nativi vi capiscano quando parlate in giapponese standard, sapere le diverse inclinazioni e cambiamenti dialettali  è importante per chi impara la lingua e vuole avere una conoscenza completa. Essendo questo dialetto particolare, molti autori e mangaka hanno deciso di affidarlo a personaggi animati degli anime, spesso eccentrici o unici, che vogliono distinguersi dagli altri.

Fonte immagine in evidenza: associazione Ochacaffè

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