Dipinti di Malevič: 3 da conoscere

Dipinti di Malevič: 3 da conoscere

Quando si parla di Astrattismo si individuano tre padri fondatori: Kandinskij, Mondrian e Kasimir Malevič. Tre artisti che appartengono alla stessa generazione e i primi ad affermare di volersi allontanare dalla figurazione, non solo attraverso la pittura ma anche scrivendo testi teorici e manifesti. Pur facendo parte della stessa corrente ognuno di loro sente la necessità di concentrarsi su cose diverse: Kandinskij si sofferma sulla ricerca del colore e delle forme, scrivendo anche due libri a riguardo; Malevič e Mondrian invece rinominano la propria arte, rispettivamente Suprematismo e Neoplasticismo. I dipinti di Malevič, a differenza di quelli di Mondrian e Kandinskij, puntano ad un’astrazione assoluta e più radicale.

Malevič è stato un pittore di origini polacche, nato nel Governatorato di Kiev dell’allora Impero Russo. Sebbene non si abbiano numerose informazioni biografiche, si sa che studiò a Mosca nell’atelier di Rerberg e che iniziò sin da subito a sperimentare con vari stili moderni. Malevič era interessato sia alla scomposizione del cubismo sia al movimento futurista. Si era occupato della regia di alcune mostre molto importanti del periodo, una delle quali soprannominata Seconda esposizione futurista, in quanto aveva generato la nascita del Futurismo Russo, che ebbe breve vita. La pittura secondo Malevič doveva iniziare ad essere fine a sé stessa e doveva esplorare la sua potenzialità liberandosi da ogni ciarpame: l’artista considerava le nature morte e i personaggi storici dei soggetti che non dovevano appartenere alla pittura. L’arte non doveva avere più nulla a che fare con la realtà.

Vediamo quali sono 3 dipinti di Malevič utili per comprendere meglio la sua arte.

Composizione Suprematista (1916) – La teoria dietro i dipinti di Malevič

Il Suprematismo di Malevič fa riferimento ad un’arte in contatto con una spiritualità che non ha a che fare né con la natura né con la religione. La supremazia era quella della sensibilità nell’arte: quest’ultima era libera da ogni riferimento al mondo visibile, per cui l’unica cosa ad avere valore è la sensibilità e non l’aspetto delle cose. Per capire meglio questa teoria è utile conoscere la rappresentazione teatrale Vittoria sul Sole, di cui l’artista si è occupato della scenografia e dei costumi. L’opera narra della sconfitta del Sole per mano degli uomini che avevano capito come usare le tecnologie per essere indipendenti dalla natura. Malevič, dunque, disegna delle forme geometriche che nella scenografia andavano ad oscurare la luce del sole, simboleggiando la supremazia dell’uomo sulla natura. In questo dipinto del 1916 l’artista disegna delle forme geometriche colorate ben definite che fluttuano libere nello spazio, senza una profondità.

Dipinti di Malevič: 3 da conoscere

Quadrato nero su fondo bianco (1915)

Quadrato nero su fondo bianco è decisamente l’opera più famosa dell’artista: il primo passo per comprenderla è analizzare la collocazione scelta da Malevič nella mostra in cui l’aveva presentata. Nell’esposizione, infatti, questo quadro di piccole dimensioni era collocato all’incrocio tra il soffitto e le due pareti, ovvero nel luogo tradizionalmente assegnato alle icone sacre nelle case russe. Malevič vuole contrastare questa regola sacra e lo fa utilizzando una forma ben precisa: il quadrato è una forma geometrica umana che non esiste in natura perché è una forma perfetta. La natura è capace di creare sfere e cerchi, ma non un quadrato caratterizzato dai lati delle medesime misure; dunque, è la forma più lontana che esiste dalla realtà. Anche la scelta dei colori è mirata perché sceglie due colori opposti, facendo prevalere l’uno sull’altro. Il nero (che rappresenta l’essere umano) intrappola il bianco che può essere interpretato in due modi: la luce naturale o la luce spirituale. In entrambe le interpretazioni rimane il concetto suprematista della Vittoria sul sole, su cui Malevič basa molte delle sue opere.

Dipinti di Malevič: 3 da conoscere

Falciatore (1930)

Quest’opera è una delle ultime tele di Malevič ed è indicativa per capire come ha vissuto l’artista l’ultima parte della sua vita. Malevič, infatti, dopo aver impegnato tutta la sua vita sulla ricerca suprematista, dopo l’ascesa al potere di Stalin si trova costretto a cambiare la sua arte. Le sole opere ammesse dal regime erano propagandistiche e improntate al realismo socialista, imponendo all’artista un ritorno alla figurazione. Nello specifico l’unico tema concesso era la raffigurazione del proletariato, proprio come in quest’opera dove il protagonista è un contadino. Gli ultimi dipinti di Malevič appaiono sicuramente strani e lontani dalla sua idea pittorica, per questo gli studiosi si sono domandati se si trattasse di una costrizione politica. Inoltre, proprio nel 1930 (stesso anno dell’opera Falciatore) Malevič viene arrestato a causa dei rapporti che aveva instaurato con alcuni artisti (tra cui Jean Arp e Le Corbusier) durante la sua permanenza in Germania. Ad avvalorare l’ipotesi della costrizione politica c’è anche il fatto che le opere di genere figurativo dipinte nell’ultimo periodo portavano come firma un quadrato nero su fondo bianco. Questo dimostra il profondo legame che Malevič aveva con la sua opera più famosa e radicale; l’artista, morto nel 1935, volle anche che fosse esposta sulla sua tomba.

Dipinti di Malevič: 3 da conoscere

Fonte immagini: pagina Wikipedia di Malevič

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