Una proposta di legge, presentata dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli e altri deputati di Fratelli d’Italia, mira a tutelare e promuovere la lingua italiana, contrastando l’uso eccessivo di termini stranieri, in particolare gli anglicismi, nella pubblica amministrazione e in altri settori. È importante sottolineare che, ad oggi, si tratta di un disegno di legge e non di una legge in vigore.
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Cosa prevede la proposta di legge: i punti principali
Il testo della proposta, depositato presso la Camera dei Deputati, interviene su diversi ambiti. L’obiettivo è rendere obbligatorio l’uso della lingua italiana per la fruizione di beni e servizi, nella comunicazione istituzionale e nei rapporti di lavoro. Tra i punti salienti:
- Pubblica amministrazione: tutti i rapporti tra P.A. e cittadini, inclusi atti e documenti, devono essere in italiano.
- Commercio e servizi: ogni tipo di comunicazione o informazione in luoghi pubblici o derivante da fondi pubblici deve essere in italiano.
- Aziende: le sigle e le denominazioni delle funzioni aziendali (es. “Chief Executive Officer”) devono essere in italiano, a meno che non esista un corrispettivo. Anche i regolamenti interni e i contratti di lavoro devono essere redatti in lingua italiana.
- Scuola e università: l’offerta formativa deve essere primariamente in italiano. I corsi in lingua straniera sono ammessi solo se esiste già un corrispettivo in italiano, con eccezioni per progetti specifici.
- Comitato di tutela: viene proposta l’istituzione di un Comitato per la tutela e la promozione della lingua italiana presso il Ministero della cultura, con la partecipazione di rappresentanti dell’Accademia della Crusca e di altre istituzioni.
| Sintesi della proposta di legge sulla lingua italiana | Obbligo principale introdotto |
|---|---|
| Pubblica amministrazione | Uso esclusivo dell’italiano in tutti gli atti e le comunicazioni con i cittadini. |
| Aziende e lavoro | Cariche aziendali e contratti di lavoro devono essere in italiano. |
| Istruzione | L’offerta formativa deve essere primariamente in lingua italiana. |
| Comunicazione pubblica | Obbligo di traduzione in italiano per eventi, conferenze e informazioni in luoghi pubblici. |
Le motivazioni dietro la proposta
Secondo Fabio Rampelli, l’abuso di termini stranieri, specialmente anglicismi, sta portando a un progressivo indebolimento della lingua di Dante. La proposta cita stime secondo cui l’uso di anglicismi sarebbe cresciuto esponenzialmente, con circa 9.000 termini inglesi presenti nel vocabolario Treccani. L’obiettivo è quindi non solo difendere l’identità culturale, ma anche tutelare i cittadini che non conoscono altre lingue e che potrebbero essere esclusi da comunicazioni o contratti di difficile comprensione. A questo proposito, l’Accademia della Crusca, pur condividendo la necessità di una maggiore attenzione all’uso dell’italiano, ha spesso sottolineato l’importanza di un approccio non puramente proibizionista, ma basato sulla promozione e sull’educazione linguistica.
Le sanzioni previste per le violazioni
La proposta di legge prevede, in caso di mancato rispetto degli obblighi, l’applicazione di una sanzione amministrativa severa. La multa oscillerebbe da un minimo di 5.000 euro a un massimo di 100.000 euro, a seconda della violazione. Questa misura ha lo scopo di fungere da deterrente per enti pubblici e aziende che non si adeguassero alle nuove normative sull’uso obbligatorio della lingua italiana.
Fonte immagine: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 19/09/2025

