La storia di Napoli è segnata dall’incontro di numerose culture, e tra queste, quella francese ha lasciato un’impronta indelebile nel dialetto locale. I prestiti linguistici, o “francesismi”, non derivano solo dal famoso “decennio francese” (1806-1815) con re come Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat, ma affondano le radici in epoche ancora più antiche, come le dominazioni normanna e angioina. Vediamo insieme quali sono le parole più comuni che testimoniano questo affascinante legame storico.
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La lista dei 10 francesismi più famosi
Prima di approfondire la storia, ecco una tabella riassuntiva dei prestiti linguistici più comuni dal francese al napoletano.
Parola Napoletana | Origine Francese | Significato italiano |
---|---|---|
Accattà | Acheter | Comprare |
‘A buatta | Boîte | La scatola (di latta) |
‘A butteglia | Bouteille | La bottiglia |
Tirabusciò | Tire-bouchon | Cavatappi |
Tuppe | Toupet | Chignon, crocchia |
Sanfasò | Sans façon | Senza maniere, scostumato |
Sciantosa | Chanteuse | Cantante (donna di spettacolo) |
Vajassa | Bajasse | Serva, donna volgare |
Bisciù | Bijou | Gioiello, persona graziosa |
Rraù | Ragoût | Ragù |
La storia delle dominazioni francesi a Napoli
Tra le dominazioni che hanno lasciato un segno nella storia di Napoli vi è anche quella francese. Il famoso “decennio francese”, chiamato così perché durante questo periodo ben due re francesi si succedettero al trono del Regno di Napoli: il primo fu Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone e il secondo fu Gioacchino Murat che regnò fino al 1815. Il decennio francese termina con la fucilazione di Gioacchino Murat a opera dei filo borbonici. La dominazione francese ha portato con sé varie influenze, questo è il motivo della moltitudine di francesismi nella lingua napoletana.
I prestiti della lingua francese non sono stati mutuati soltanto nel decennio francese ma anche prima: durante la dominazione normanna e poi degli angioini.
Approfondimenti e curiosità linguistiche
Più che adattamenti, molte sono parole prese in prestito con una pronuncia napoletana che poi si sono lessicalizzate, come ad esempio tire-bouchon (cavatappi) che diventa tirabusciò. Alcuni francesismi non sono altro che una trascrizione grafica in dialetto del suono francese. Un ulteriore esempio, per indicare una persona scostumata, si dice sanfasò ossia sans façon, una persona che non conosce le buone maniere. Sciantosa da chanteuse, che significa cantante. L’insulto vajassa è utilizzato per indicare una donna becera e deriva da baiasse, che in francese vuol dire servetta. Bisciù è un aggettivo affibbiato a una persona bella, deriva dal francese bijou e indica un gioiello.
Il dialetto napoletano somiglia alla lingua francese anche per la struttura delle parole stesse. Parole che in italiano hanno una prevalenza consonantica, come ragù, diventano in napoletano rraù, riprendendo i dittonghi e trittonghi francesi. Anche l’esclamazione Alè si sostiene che derivi dal napoletano più arcaico allé allé, che vuol dire farsi largo e dal francese aller (andare).
Il francese è la lingua che ha maggiormente influito non solo sul napoletano, ma anche sull’italiano. I termini francesi prestati al napoletano si sono amalgamati con le lingue degli altri popoli che hanno dominato Napoli, e non è un caso che a volte delle parole si assomiglino particolarmente.
Articolo aggiornato il: 31/08/2025
Fonte Immagine: Pixabay