Francesismi nella lingua napoletana: eccone 10

Francesismi nella lingua napoletana

Ecco 10 francesismi nella lingua napoletana, frutto di tre fasi di dominazioni francesi a Napoli. Vediamoli insieme!

Tra le dominazioni che hanno lasciato un segno nella storia di Napoli vi è anche quella francese. Il famoso “decennio francese”, chiamato così perché durante questo periodo ben due re francesi si succedettero al trono del Regno di Napoli: il primo fu Giuseppe Bonaparte, fratello di Napoleone e il secondo fu Gioacchino Murat che regnò fino al 1815. Il decennio francese termina con la fucilazione di Gioacchino Murat a opera dei filo borbonici. La dominazione francese ha portato con sé varie influenze, questo è il motivo della moltitudine di francesismi nella lingua napoletana.

I prestiti della lingua francese non sono stati mutuati soltanto nel decennio francese ma anche prima: durante la dominazione normanna e poi degli angioini.

Acheter dal francese comperare diventa in napoletano il verbo accattà.

Boite che vuol dire scatola diventa in napoletano a’ buatta, allo stesso modo bouteille diventa butteglia.

Più che adattamenti di parole, sono parole prese in prestito con una pronuncia napoletana che poi si sono lessicalizzate nella lingua come ad esempio tire-bouchon, cavatappi diventa tirabusciò, toupet diventa tuppe. Alcuni francesismi nella lingua napoletana non sono altro che una trascrizione grafica in dialetto del suono francese.

Un ulteriore esempio, per indicare una persona che non ha un comportamento corretto, che è scostumata, si dice sanfasò ossia sans façon, una persona che non conosce le buone maniere. Sciantosa da chanteuse, che significa cantante.

Il dialetto napoletano somiglia alla lingua francese anche per la struttura delle parole stesse, poiché parole che in italiano hanno una prevalenza consonantica, come ragù, diventa in napoletano rraù, che riprende i dittonghi e trittonghi francesi.

Anche l’esclamazione Alè si sostiene che derivi dal napoletano più arcaico allé allé, che vuol dire farsi largo e dal francese chiaramente aller traduzione del verbo andare.

L’insulto vajassa è utilizzato a Napoli per indicare una donna becera, volgare e deriva da baiasse che in francese vuol dire servetta. Bisciù è un aggettivo che spesso viene affibbiato ad una persona bella e graziosa, deriva dal francese bijou e indica dei gioielli, in particolare un anello per le dita.

Il francese è la lingua che, nel corso dei secoli, ha maggiormente influito, non solo sul napoletano, ma soprattutto sull’italiano. Per quanto riguarda i francesismi nella lingua napoletana, infatti, molto spesso sembrano derivare da parole italiane. Poiché i termini francesi prestati al napoletano si sono amalgamati con le lingue degli altri popoli che hanno dominato Napoli, non è un caso che a volte delle parole si assomiglino particolarmente.

Fonte Immagine: Pixabay

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A proposito di Marika Burani

Mi chiamo Marika, sono nata a Napoli il 13 Aprile del 2000. Ho frequentato il Liceo delle Scienze Umane ''Eleonora Pimentel Fonseca''. Attualmente studio Mediazione Linguistica e Culturale all'Università degli studi di Napoli ''L'Orientale''. I miei interessi sono la Storia, la Musica, il Cinema e la Politica. Nel mio tempo libero creo vestiti all'uncinetto e ai ferri e gioielli in alluminio e rame.

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