Il Seicento fu un secolo di grandi trasformazioni, un periodo in cui le antiche certezze iniziarono a vacillare. In questo contesto, elementi come l’anomalia e il bizzarro confluirono nella corrente artistica che prenderà il nome di Barocco. Tra i suoi esponenti più illustri vi fu Giambattista Basile (1575-1632), scrittore napoletano che trasformò la materia popolaresca in una creazione letteraria di straordinaria raffinatezza: il suo capolavoro, Lo cunto de li cunti.
Indice dei contenuti
Lo cunto de li cunti: la scheda dell’opera
Elemento | Descrizione |
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Titolo completo | Lo cunto de li cunti overo lo trattenemiento de’ peccerille (Il racconto dei racconti ovvero l’intrattenimento dei piccoli). |
Autore | Giambattista Basile. |
Pubblicazione | Postuma, tra il 1634 e il 1636. |
Struttura | 50 fiabe in una cornice narrativa, divise in cinque giorni (da cui il soprannome Pentamerone). |
Lingua | Dialetto napoletano. |
La struttura e lo stile del Pentamerone
L’opera è composta da cinquanta fiabe racchiuse in una cornice. Se nel Decamerone di Boccaccio dieci giovani narrano cento novelle, qui le narratrici sono dieci vecchie popolane e i giorni sono cinque. Per questo motivo l’opera è nota anche come Pentamerone, ed è scritta interamente in dialetto napoletano. La novità non risiede tanto nelle storie, spesso attinte dalla tradizione orale, quanto nella loro rielaborazione formale. La fantasia popolare viene vestita di un linguaggio barocco, ricco di metafore e figure retoriche. Questo stile ha portato la critica a definire l’opera il più bel libro del Seicento italiano. Nel 1924, Benedetto Croce, curandone la traduzione in italiano, lo definì il più antico, il più ricco e il più artistico fra tutti i libri di fiabe popolari.
La gatta Cenerentola: la versione originale di Basile
Tra le fiabe più note della raccolta c’è La gatta Cenerentola, che ha per protagonista Zezolla.
«E Zezolla, perdi oggi, manca domani, finì col ridursi a tal punto che dalla camera passò alla cucina, dal baldacchino al focolare, dalle vesti di seta e oro agli strofinacci, dagli scettri agli spiedi. Né solo cambiò stato, ma anche nome, e non più Zezolla, ma fu chiamata “Gatta Cenerentola”».
La storia presenta già tutti gli elementi che conosciamo: una matrigna, delle sorellastre, una fata (qui impersonata da una pianta magica, il dattero), una scarpetta perduta (in questa versione una “chianella”, ovvero una pianella) e un finale da regina. Quella di Basile è considerata una delle prime versioni letterarie moderne della fiaba, probabilmente ispirata a un racconto orientale più antico.
L’eredità di Basile: da Perrault al cinema
La Zezolla di Basile è stata a sua volta fonte di ispirazione per la Cendrillon di Charles Perrault e per la versione dei fratelli Grimm. La sua influenza è arrivata fino ai giorni nostri. Nel 1976 Roberto De Simone ha portato in scena La gatta Cenerentola con un’opera teatrale in napoletano. Più recentemente, nel 2017, il regista Alessandro Rak ha realizzato un acclamato film d’animazione omonimo, ambientato in un futuristico e decadente porto di Napoli.
Fonte foto: Grande Campania
Articolo aggiornato il: 29/08/2025