Guerra psicologica: cos’è ed esempi

guerra psicologica

La guerra psicologica è un’insieme di attività, condotte principalmente in un contesto di guerra, che prevede l’utilizzo di strumenti quali la propaganda e altre azioni psicologiche, in maniera da influenzare il sistema di valori, il sistema di credenze, le emozioni, le motivazioni, le attitudini, il ragionamento o il comportamento di una determinata nazione. Essa agisce tramite l’utilizzo della radio, di mass media, del cinema e, negli ultimi tempi, anche di social media e di internet. I target di queste operazioni sono generalmente i soldati ma anche la popolazione, il governo e le organizzazioni politiche di quella determinata nazione, città, o stato.

Le origini

Sin dall’antichità, la guerra psicologica è stata praticata per cercare di demoralizzare il nemico: i diversi generali e condottieri hanno puntato su stratagemmi diversi dalle armi per poter portare a termine la proprie imprese. Un esempio è il mito di Polieno, uno storico greco del II a.C., il quale racconta che, nella famosa battaglia di Pelusio del 525 a.C.,  prima dell’assedio della città egiziana, i persiani recuperarono una grande quantità di gatti vivi e li usano a mo’ di scudo. Come sappiamo, per gli egiziani, i gatti erano animali sacri che non dovevano essere uccisi, per nessuna ragione. Pur di non commettere questo tipo di sacrilegio, la leggenda dice che essi preferirono posare le spade e smettere di combattere.

Altri, ad esempio, ingrassarono degli animali da soma e li spedirono verso determinati territori o città, in modo da far credere che le risorse e lo stile di vita della regione da cui provenivano fossero sfarzose e lussuose.

Uno dei più grandi condottieri della storia dell’umanità, Gengis Khan, colonizzò l’intero continente asiatico. Durante i vari combattimenti intrapresi dal suo esercito, egli mise in atto delle vere e proprie strategie di guerra psicologica e di terrore negli avversari: se i rivali avessero voluto continuare a combattere, i generali mongoli avrebbero mantenuto fede alle loro minacce e massacrato i sopravvissuti della battaglia. Di conseguenza, questa storia si diffuse nei villaggi vicini, riducendovi al minimo la resistenza.

Un’altra tattica favorita dai mongoli di Khan era quella di mozzare le teste umane dei nemici e catapultarle oltre le mura della città da invadere, in maniera da terrorizzare gli avversari e diffondere malattie. Inoltre, il condottiero faceva spesso credere ai nemici che il numero dei propri uomini fosse molto superiore rispetto al numero effettivo di combattenti: legando uno strumento alla coda dei propri cavalli, questi avrebbero sollevato molta sabbia e polvere, facendo sembrare che ci fosse un numero enorme di individui. 

La guerra psicologica durante la Grande Guerra

Dall’inizio del XX secolo, la propaganda svolse un ruolo fondamentale nella guerra psicologica dei due eventi mondiali. Durante la Grande Guerra furono pubblicati, dagli inglesi, oltre 1.160 manifesti distribuiti ai paesi neutrali, in maniera da influenzarli sulle responsabilità che avevano i tedeschi nella guerra stessa: una sorta di demonizzazione del popolo tedesco, poiché questi manifesti documentavano le presunte atrocità  commesse dall’esercito tedesco contro i civili belgi.

Altri volantini furono lanciati sulle città della Germania, per un totale di circa 26 milioni di copie: in questi, gli inglesi spingevano i tedeschi a non combattere più, invitandoli a non essere sfruttati come «carne da macello». Oltre questo, i britannici stessi iniziarono a far cadere dai propri aerei dei quotidiani, principalmente nei territori di Belgio e Francia, che erano occupate dai tedeschi, in maniera da tenerli al corrente sul reale andamento della guerra.

Un esempio di guerra psicologica proveniente dalla prima guerra mondiale, riguarda l’esercito italiano. Il Volo su Vienna, o il Folle Volo, fu un evento che vide protagonista la Regia Aeronautica italiana, a cui partecipò, tra l’altro, anche il poeta e militare Gabriele D’Annunzio. Durante il Volo su Vienna, furono lanciati migliaia di volantini, scritti sia in italiano che in tedesco, sulla capitale dell’Impero Austro-Ungarico. Il messaggio da portare agli austriaci era sostanzialmente legato alla contrarietà dell’opinione pubblica italiana nei confronti dell’alleanza dell’Impero Austro-Ungarico con la Prussia. Nonostante non fosse uno scontro armato, il Volo su Vienna ebbe un’eco fortissima, sia psicologica, sulla popolazione italiana e austriaca, sia propagandistica. 

Durante la Seconda guerra mondiale

Se le responsabilità dello scoppio della Prima guerra mondiale sono state oggetto di dibattito,  nel corso della storia, il discorso è completamente differente per la Seconda guerra mondiale: la Germania di Hitler è l’unica responsabile. Il Führer comprende sin da subito l’importanza della propaganda e nomina, nel 1933, Joseph Goebbels Ministro della Propaganda del Reich. Il nuovo ministro si adoperò subito nel dipingere la figura del nuovo capo come una figura messianica, proprio come fece la propaganda fascista con Mussolini.

La Conferenza di Monaco del 1938 è uno dei più grandi esempi di sudditanza psicologica: per «preservare la pace», i maggiori membri della Società delle Nazioni, gli inglesi e i francesi, permisero ad Hitler di inglobare la Cecoslovacchia nel suo Reich tedesco, senza tener conto delle richieste cecoslovacche. 

Durante lo svolgimento della guerra, gli inglesi misero a punto nuove tecniche di inganno e raggiro: durante lo Sbarco in Normandia, i tedeschi furono ingannati dai britannici circa il luogo dello sbarco e sul numero effettivo di truppe che sarebbe sbarcata. Ad esempio, a causa della disinformazione messa in atto dagli alleati, l’alto comando tedesco supponeva che gli inglesi sarebbero sbarcati a Calais, nel nord della Francia, tanto che Hitler inviò un’ingente quantità di truppe della Wehrmacht sul territorio; invece, come detto, lo sbarco anfibio avvenne in Normandia.

Come sappiamo, la Seconda guerra mondiale conobbe un nuovo tipo di attacco, il bombardamento a tappeto. Le bombe cadevano sui porti e sulle città industriali, sugli accampamenti nemici, sulle maggiori roccaforti e, in particolar modo, sulla popolazione civile. Ovviamente, il bombardamento sulle grandi città urbane è un esempio di guerra psicologica: esso serviva a spingere la popolazione a creare delle rivolte interne, in maniera da tenere vivo malcontento nei cittadini e ribellarsi al regime politico. Questa cosa accadde, principalmente, nelle città italiane e tedesche.

La Guerra psicologica in Vietnam

Uno degli esempi più famosi e controversi di guerra psicologica riguarda ciò che accadde in Vietnam. Quella che viene ricordata come Operation Wandering Soul, l’Operazione Anima Errante, è una delle più particolari della suddetta guerra poiché spingeva i soldati Viet Cong ad arrendersi, in un modo del tutto particolare: furono riprodotti degli audio, all’interno principalmente di boschi e di foreste, durante la notte, in cui si faceva credere che chi parlava fosse il fantasma di un soldato ucciso e che i morti fossero tornati per vendetta

Come avviene per molte culture nel mondo, quella vietnamita include credenze e rituali che mostrano rispetto nei confronti della morte: essa richiedeva una degna sepoltura dell’individuo e, se ciò non fosse avvenuto (cosa del tutto normale in una guerra), l’anima del defunto avrebbe continuato a vagare per la terra diventando così una «Anima Errante», «A Wandering Soul», che avrebbe perseguitato coloro rimasti in vita.

Ovviamente, queste registrazioni vocali furono riprodotte in lingua vietnamita, grazie alla complicità dei soldati del Vietnam del Nord, che erano alleati degli americani. Una di queste registrazioni era particolarmente spaventosa, ed era indicata come la Registrazione numero 10 Ghost tape number 10: in una parte si sentiva la voce di una bambina che invitava il papà a tornare a casa; in un’altra si sentivano voci di fantasmi uomini, morti in battaglia, che invitavano i Viet Cong ad arrendersi per non fare la loro stessa fine.

Spesso, la riproduzione di questi nastri avveniva di notte, in maniera da non permettere ai soldati rivali di fare sogni tranquilli. Di seguito, la trascrizione di una di queste terrificanti registrazioni: «Il mio corpo se n’è andato. Sono morto, amici. Tragedia, che tragedia! Amici miei, torno per farvi sapere che sono morto. Io sono morto, sono all’inferno. Amici, finché siete ancora vivi… tornate a casa! … Andate a casa, amici miei, prima che sia troppo tardi!».

 

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia. 

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