12 marzo 1863, nasce il poeta e romanziere Gabriele D’Annunzio

12 marzo 1863

12 marzo 1863, nasce il poeta, drammaturgo, romanziere, aviatore e giornalista Gabriele D’Annunzio, l’ultimo vate della letteratura italiana

Era il 12 marzo 1863. Il Regno d’Italia era stato riunificato quasi due anni prima ma, in quella giornata, nacque uno dei maggiori poeti della nostra letteratura, colui che ebbe un forte impatto sulla vita culturale e sociale dell’intera penisola riunificata: Gabriele D’Annunzio. Poeta, romanziere, giornalista, deputato, aviatore, sceneggiatore teatrale e cinematografico, al quale si deve il soggetto del primo film peplum italiano, Cabiria del 1914; costui occupò una posizione egemone nella letteratura e nella cultura tra il XIX e il XX secolo. 

La famiglia era di condizioni benestante, ma Gabriele, da bambino, venne adottato da uno zio facoltoso che gli permise di completare gli studi grazie al proprio ricco patrimonio. Per questo motivo, egli preferì sostituire il cognome paterno (Rapagnetta) con quello dello zio (D’Annunzio). Nonostante la sua scelta di trasferirsi a Roma per studiare, la sua terra natia (l’Abruzzo) conservò sempre un posto nel suo cuore del poeta. 

La poetica del giovane D’Annunzio: inserirsi all’interno della tradizione realista-verista italo-francese dell’Ottocento

Il «D’Annunzio giovane» (come affermato da Marcello Carrino in una voce del Dizionario bibliografico degli Italiani) si dilettò in uno stile di scrittura vicino alle correnti Naturalista e Verista del romanzo ottocentesco franco-italiano (alle quali avevano aderito Émile Zola, i Fratelli Goncourt, Federico Capuana, Giovanni Verga, e in parte Federico De Roberto e Matilde Serao). Infatti, nelle sue opere Terra Vergine (1882), Il libro delle vergini (1884) e San Pantaleone (1886) emerge l’Abruzzo primitivo e agreste, dominato da contadini e pastori, dove la vita si svolge in stretto contatto con la natura. Carlino descrive questo stile di scrittura con le seguenti parole «L’ambientazione è abruzzese; panico, a tinte forti, stilisticamente sostenuto e persino parnassiano, nonostante le ascendenze più zoliane che verghiane, è il verismo che sottende le novelle. A condire il tutto vengono utilizzati talvolta particolari pruriginosi, come l’acclimatamento dell’eccitazione dei sensi in un’atmosfera di sperdimento religioso: il tipico espediente del connubio di sacro e profano».

Il mito del superuomo: le opere della maturità artistica fra romanzi, raccolte poetiche e critiche dalla borghesia italiana

Nel 1887 il letterato di Pescara conobbe Barbara Leoni. Lo studioso Carlino ritiene che «il fuoco della passione scaturito da tale incontro» sia un passo fondamentale per la biografia dell’autore; infatti, l’autore nato il 12 marzo del 1863, sembrava «contornato da un tale alone mitico e accompagnato da una tale fama di irresistibile seduttore […] che sbocciò subito un amore che tanti biografi hanno definito sublime, gravido di genuino trasporto e di subitanee accensioni, punteggiato di esercizi erotici, più o meno raffinati, come può evincersi dalle metafore, abbastanza esplicite, dell’epistolario». È proprio dopo questa vicenda sentimentale che lo studioso propone di aggiungere un nuovo tassello nella vita del letterato: il mito del superuomo. 

D’Annunzio lesse gli scritti del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche sulla nascita di un’umanità rinnovata in un secolo dominato dalla crisi. Mentre nella poesia italiana di quegli anni, come affermato dagli studiosi Guido Baldi, Mario Razetti, Silvia Giusso e Giuseppe Zaccaria nell’opera Il Piacere dei Testi Volume 5: Dall’Età postunitaria al primo Novecento, Giovanni Pascoli proponeva l’immagine poetica del fanciullino come espressione della propria interiorità in un mondo crudele; il pescarese, invece, prova a scacciare ogni debolezza con questo mito letterario fraintendendo il pensiero del pensatore tedesco. In una società di intellettuali e scrittori borghesi in Italia e nella Trieste irredenta (Luigi Pirandello era un insegnante del ginnasio e drammaturgo, Italo Svevo un manager di una ditta di vernici, Pascoli un docente universitario dopo anni di insegnamento alle scuole superiori, mentre Filippo Tommaso Marinetti svolgeva la professione di giornalista), D’Annunzio voleva dimostrare di poter vivere in modo lussuoso rifiutando la «volgare massa del ceto medio che non apprezza l’arte».

In realtà, gli stessi studiosi prima citati, ritengono che gli scandali amorosi e i romanzi accusati di pornografia abbiano contribuito alla nascita di un certo interesse borghese nei confronti del poeta nato il 12 marzo 1863. Tra la fine del XIX e l’avvento del XX secolo, l’autore scrisse molti romanzi: Il piacere (1889), L’innocente (1892), Trionfo della morte (1894), Le vergini delle rocce (1895) e Il fuoco (1900). Il piacere divenne un bestseller di quegli anni, ma fu anche oggetto di scandali; dal momento che, la vicenda erotica di Andrea Sperelli, un giovane aristocratico amante del piacere e del lusso, diviso tra la bella Elena (sposatasi con un nobile inglese) e Maria Ferres (la moglie di un ambasciatore del Guatemala) suscitò diverse critiche da parte del pubblico borghese, il quale preferiva la lettura di opere moralistiche come Cuore di Edmondo De Amicis.

Il pescarese, nato il 12 marzo 1863, si occupò anche di poesia con la stesura della raccolta Laudi (1903-1935) contenente le sezioni Maia, Elettra e Alcyone. Carlino sottolinea che la necessità di ricorrere al mito da parte di D’Annunzio era il «sintomo» polemico contro le concezioni dei nuovi poeti italiani, ma anche manifestazione dell’amore verso l’attrice teatrale Eleonora Duse e il desiderio di riallacciarsi alla lirica classica. Il 2 marzo 1904 andò in scena al Teatro Lirico di Milano il dramma pastorale La figlia di Iorio, ambientato in un’ epoca remota e barbarica in Abbruzzo. La rappresentazione della tragedia segnò anche la rottura del duo D’Annunzio-Duse, dal momento che l’attrice era considerata inadatta a ricoprire il ruolo di Mila di Codro.

Il D’Annunzio politico e la sua morte. 12 marzo 1863- 1 marzo 1938: la fine di un’epoca nella letteratura italiana? 

Nel corso del Novecento D’Annunzio prese parte alla maggior parte degli eventi politici del Regno d’Italia: l’ingresso nella Grande Guerra, il volo su Vienna con un biplano, la presa di Fiume del 1919, l’avvento del regime fascista con la Marcia su Roma del 1922 e il primo governo di Benito Mussolini nel 1924. Carlino afferma che Mussolini non voleva offrire al poeta una funzione politica pregnante; eppure, giudicò inopportuno abbandonare del tutto la figura del pater patriae e uno dei poeti più importanti di quegli anni.

D’Annunzio scelse l’isolamento nella Villa Priora all’interno del Vittoriale degli Italiani, nella località di Gardone Riviera (in provincia di Brescia). Prima del suo ritiro dalla scena pubblica e letteraria, aveva pubblicato la sua ultima opera: Notturno. Siamo lontani dalla concezione superomistica e panica delle opere della gioventù e della maturità, ma più vicini ad un “taglio memorialistico”, brevi aforismi con piccoli scatti superomistici e la totale assenza della crisi della poesia, manifesto della letteratura italiana del secondo dopoguerra. Il vate era anziano e aveva problemi di vista, ma riuscì a realizzare questa piccola opera a carattere memorialistico.

Il 1° marzo 1938 D’Annunziò morì e pose fine ad un’era della letteratura italiana, dopo la sua nascita il 12 marzo 1863. Egli fu l’ultimo poeta vate e l’ultimo a considerare la sua una missione e sentirsi parte della società. Mentre D’Annunzio manifestava la sua forza superomistica, la poesia aveva preso una piega diversa, seguendo Guido Gozzano e la corrente dei Crepuscolari: il rimatore aveva perso la sua centralità in una società interessata ad altre forme di sapere.

Fonte immagine di copertina dell’articolo: Wikipedia Commons (immagine senza copyright) 

A proposito di Salvatore Iaconis

Laureato in Filologia moderna presso l'Università Federico II di Napoli il 23 febbraio 2024. Sono stato un lettore onnivoro fin da piccolo e un grande appassionato di libri e di letteratura, dai grandi classici letterari ai best-seller recenti, e grande ammiratore dei divulgatori Alberto e Piero Angela. Oltre ad adorare la letteratura, la storia antica e la filosofia, sono appassionato anche di cinema e di arte. Dal 26 gennaio 2021 sono iscritto all'Albo dei Giornalisti continuando a coltivare questo interesse nato negli anni liceali.

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