Hemingway e Agnes: la storia d’amore a Milano che ispirò Addio alle armi

Hemingway e Agnes: la storia d'amore a Milano che ispirò Addio alle armi

Esistono amori e storie romantiche che ispirano film e racconti meravigliosi. Esistono muse che ispirano fantasie e libri ricolmi di storie immaginate, ed esistono amori mai realizzati che altro non possono offrire se non un’immensa idealizzazione che trova spesso spazio nelle pagine di romanzi infiniti, ma che restano romanzi e nient’altro. È questo il caso di Addio alle armi, libro che racconta della storia d’amore mai concretizzata tra Ernest Hemingway e Agnes von Kurowsky, infermiera americana che lo scrittore conobbe a Milano dopo essere stato gravemente ferito nel corso della Prima guerra mondiale.

Le origini della storia tra Hemingway e Agnes

La storia tra Hemingway e Agnes comincia quasi inevitabilmente con una storia di guerra.

È il 6 aprile 1917 quando gli Stati Uniti d’America dichiarano guerra alla Germania e all’Austria, dando il via ad uno degli elementi chiave che porterà – due anni dopo – all’Armistizio e alla conseguente fine della Prima Guerra Mondiale. Milioni di giovani americani furono costretti a combattere al fronte contro il loro volere, mentre molti altri decisero volontariamente di prestare servizio per il proprio paese: tra questi vi fu proprio Ernest Hemingway, che si prestò volontario per combattere in terra europea con il Corpo di spedizione statunitense del generale Pershing, come molti altri scrittori e intellettuali del tempo.

«Non potrei guardare nessuno in faccia dopo la guerra senza averne fatto parte», scriveva Hemingway nel 1917 a sua sorella Marceline, ma il suo desiderio si scontrò con la dura realtà quando fu escluso dai reparti dei combattenti a causa di un grave difetto alla vista. Dopo vari trasferimenti, che lo videro partire come autista dell’American Red Cross a Schio, in provincia di Vicenza, Hemingway fece richiesta per essere trasferito in un luogo in cui potesse vivere il fronte più da vicino. Voleva vivere la guerra, respirarla, inconsapevole del pericolo che il conflitto armato portava inevitabilmente con sé.

«Quando vai in guerra da ragazzo hai l’illusione dell’immortalità» scriveva Hemingway. «Gli altri possono essere uccisi, ma tu no. Poi, quando per la prima volta vieni ferito gravemente perdi quell’illusione e capisci che può capitare anche a te.» 

È quindi in questo momento che comincerà a prendere forma la storia tra Hemingway e Agnes, poco dopo l’arrivo dello scrittore sulla riva del Basso Piave, in cui prestò servizio come assistente di trincea. Era la notte tra l’8 e il 9 luglio 1917 quando, mentre dispensava cioccolata e sigarette ai soldati in trincea, Ernest Hemingway fu ferito dalle schegge di un mortaio austriaco Minenwerfer. Nonostante tutto, però, continuò a portare in salvo feriti, fino a che non fu colpito nuovamente dai colpi di una mitragliatrice austriaca al ginocchio della gamba destra. Salvò la vita di un soldato, ma inevitabilmente andò incontro alla realtà della guerra, crudele come era sempre stata.

Il trasferimento a Milano e l’incontro con Agnes

È il 17 luglio del 1917 quando Hemingway, appena diciannovenne, dopo aver ricevuto delle cure iniziali nell’Ospedale da campo della Repubblica di San Marino, viene preso in cura dall’Ospedale della Croce Rossa Americana a Milano. Hemingway e Agnes erano destinati ad incontrarsi di lì a poco.

Agnes von Kurowsky era una ragazza di 26 anni alta e dai capelli scuri che, dopo la morte del padre, fece domanda per prendere servizio come infermiera di guerra nella Croce Rossa Europea. Agnes era corteggiata e ben voluta da tutti, ma questo non scoraggiò Hemingway dal provare a conquistare il suo cuore. Del resto, Hemingway non si era mai innamorato prima di allora, e le premure che l’infermiera gli aveva fin da sempre riservato finirono inevitabilmente per fare breccia nella sua anima ingenua, ancora intenta a scoprire il mondo. Tra i due scattò sin da subito una sintonia fuori dal comune, e sarà proprio questo legame a far sì che Hemingway riesca a guarire più in fretta, guidato da quella luce che solo Agnes sapeva far brillare nei suoi occhi. Biglietti d’amore, promesse di un futuro al di fuori delle mura asettiche dell’Ospedale di Milano, sguardi tra le corsie dell’ospedale e incontri notturni in cui i due si tenevano per mano: tutti elementi che porteranno lo scrittore a credere all’illusione che un futuro al di fuori di quelle quattro mura ci sarebbe stato davvero, anche perché Agnes, infondo, esattamente come lui, si affezionò a quei fugaci momenti che condividevano di nascosto.

Dopo alcuni mesi di convalescenza, Hemingway e Agnes furono costretti a salutarsi. Kid (così lo chiamava affettuosamente Agnes) doveva fare ritorno al fronte, ma i due si erano promessi solennemente di rincontrarsi. Per lui, Agnes rappresentava una luce guida, mentre per lei, probabilmente, una fugace emozione che non sarebbe mai più stata destinata a rivivere.

Dimesso dall’ospedale, Hemingway tornò dunque a Bassano del Grappa, ma per breve tempo. Ernest finirà per ammalarsi nuovamente, stavolta di ittero, e sarà preso in cura (nuovamente a Milano) dal capitano della Croce Rossa di Philadelphia James Gamble, di cui diventerà segretario e amico andando ad alloggiare con lui in Italia.

Gli ultimi incontri tra Hemingway e Agnes e “Ernie, caro ragazzo…”

È l’11 novembre 1918, giorno dell’Armistizio, e Agnes farà ritorno a Milano un’ultima volta poco prima di essere trasferita a Treviso assieme ad un’altra infermiera sua amica. A Milano incontrerà di nuovo Ernest, e poco meno di un mese dopo, il 9 dicembre del 1918, Hemingway andrà a trovarla per la penultima volta. Pare dalle lettere ritrovate che proprio nel corso dei loro incontri a Milano (11 – 20 novembre 1919) e Treviso i due si fossero ripromessi solennemente di sposarsi, stavolta senza la dolorosa incertezza dovuta alla guerra. Hemingway e Agnes, dunque, si rivedranno un’ultima volta poco prima che lo scrittore salpi per New York da Genova nel gennaio del 1919, incontro che sfocerà in un litigio le cui cause verranno approfondite nella lettera di Agnes del 7 marzo. Una volta partito Ernest, Agnes sarà infatti trasferita a Torre di Mosto, dove incontrerà Domenico Caracciolo, tenente medico napoletano. Pochi mesi dopo, il 7 marzo 1919, l’infermiera spedirà ad Hemingway la lettera che chiuderà ufficialmente la loro storia.

Va specificato, in realtà, che Hemingway e Anges non hanno mai smesso di scriversi nei mesi e negli anni che passavano. “Mr.Kid” e “Mrs.Kid”, così si chiamavano i due nelle loro lettere d’amore. Lettere che lei ha negato una volta sposata, ma che lui ha conservato fino alla fine dei suoi giorni. Tuttavia, una volta incaricata come infermiera a Torre di Mosto, Agnes finirà per scrivere sempre di meno ad Ernest, passando da due volte a settimana a una volta ogni due settimane, e leggendo le lettere in questione è già chiaro che lei si stesse preparando per un ultimo e inevitabile addio. Anges, in Veneto, era cambiata. «Sono diventata una cattiva ragazza», aveva scritto a Ernest, e aveva riscoperto sé stessa proprio sotto l’ala del tenente italiano a cui si era promessa. Per Hemingway, chiaramente, il tutto era diverso. Stava risparmiando per il loro matrimonio, e non desiderava accanto altra donna che non fosse lei.

È il 7 marzo del 1919, e la storia tra Hemingway e Agnes termina con un’ultima lettera in cui l’infermiera gli darà l’addio definitivo.

«Ernie, caro ragazzo… sono e sarò sempre troppo vecchia per te, questa è la verità, e non posso dimenticare il fatto che tu sei solo un ragazzo, un bambino.»

Ernest era troppo giovane per lei, ma nonostante tutto Agnes aveva accettato tutte le premure che egli aveva deciso di riservarle. Lei lo sapeva bene – e se ne pentiva amaramente – ma era impossibile (almeno per lei) che una donna di 26 anni sposasse un ragazzino di appena 19 che non aveva un lavoro, un’istruzione adeguata o delle reali prospettive future. Agnes aveva cercato di dirglielo durante il loro ultimo litigio, ma lui non aveva ascoltato e si era comportato – a detta sua – come un “bambino viziato”.

La dolorosa lettera d’addio terminerà poi con l’annuncio dell’imminente matrimonio di Agnes.

«Poi – e credimi se dico che anche per me è una cosa improvvisa – conto di sposarmi presto. E spero e prego che, dopo aver riflettuto sulla situazione, sarai in grado di perdonarmi e iniziare una carriera meravigliosa mostrando l’uomo che sei veramente.»

Stavolta, Agnes non era più “Mrs. Kid”. Si era firmata come “la sua cara amica Aggie” a testimonianza del fatto che non c’era più nessun amore per cui combattere, nessun matrimonio da sognare oltreoceano. Non c’era più nessun “Hemingway e Agnes”, ed erano il dolore e la solitudine di Ernest a dominare.

«Caro Amico, è dura scriverti questa lettera» scrive Hemingway. «Oh, Bill, lei non mi ama. Si è rimangiata tutto ciò che mi aveva detto […] non posso riderci su e non posso esserne semplicemente amareggiato perché in realtà ne sono distrutto nel profondo. E la cosa peggiore è che non l’avrei mai persa se non fossi andato via dall’Italia. Per l’amor di Dio, Bill, non lasciare la donna che ami finché non l’hai sposata. So che non posso insegnarti niente sulle donne così come io non posso apprenderne da nessun altro se non te…ma Bill, io amavo Agnes. Era la donna della mia vita, e ho dimenticato tutto ciò che avevo imparato sulla religione perché avevo solo Agnes da adorare. Tutto ciò che volevo erano Agnes e la felicità. Ora il mondo mi è crollato sotto i piedi, e ti scrivo questa lettera con la bocca secca e un nodo alla gola, e vorrei che tu fossi qui per parlarne. Spero che lui [l’amante di Agnes] sia l’uomo migliore del mondo. Oh, Bill, non posso scriverne, perché l’amavo così dannatamente tanto.» (Ernest Hemingway: Artifacts From a Life, 2018)

Ne riscriverà ancora una volta il 2 luglio del 1919, dicendo: «Caro Bill, nell’ultimo mese e mezzo sono stato qui al Nord e il pensiero di Agnes non richiama più nessuna immagine nella mia mente. È andato tutto bruciato. Così, tutto è finito per sempre.» (Ernest Hemingway: Artifacts From a Life, 2018)

Dopo gli addii

Secondo tante fonti, i contatti tra Hemingway e Agnes, in realtà, non sono terminati dopo il 1919. Parrebbe addirittura che Hemingway l’abbia inserita nell’elenco degli invitati al suo primo dei quattro matrimoni, seppur senza aver mai inviato un invito ufficiale. Pare anche che la storia tra Agnes e Caracciolo sia terminata prematuramente, e che lei abbia provato ad inviare una lettera ad Ernest in cerca di conforto senza ottenere alcuna risposta. Ciò che è certo, però, è che il ricordo di Agnes non abbandonerà mai la mente di Hemingway, nemmeno 10 anni dopo (nel 1929), quando la dolorosa storia con l’infermiera ispirerà Addio alle armi, uno dei libri più importanti della storia del Novecento ispirato alle esperienze autobiografiche dello scrittore durante la Prima guerra mondiale, e non lo abbandonerà nemmeno il 2 luglio del 1961, quando all’età di 62 anni, con un colpo di pistola, Hemingway si toglierà la vita tenendo con sé tutte le lettere inviategli da Agnes durante la loro corrispondenza.

Fonte e diritti dell’immagine per l’articolo: Ernest Hemingway Collection. John F. Kennedy Presidential Library and Museum, Boston.

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