Hiroo Onoda è stato un ufficiale dei servizi segreti dell’Esercito Imperiale Giapponese che, inviato in una missione segreta nelle Filippine durante la Seconda guerra mondiale, continuò a combattere per quasi trent’anni dopo la fine del conflitto, arrendendosi solo nel 1974. La sua è una storia incredibile di obbedienza, sopravvivenza e di un vero e proprio viaggio nel tempo, catapultato da un’epoca a un’altra in un istante.
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La missione a Lubang e l’inizio dell’isolamento
Onoda continuò a combattere perché obbediva a un ordine specifico: non arrendersi in nessuna circostanza e condurre una guerra di guerriglia fino al ritorno dell’esercito giapponese. Nel dicembre del 1944, in piena Seconda guerra mondiale, fu inviato sull’isola di Lubang, nelle Filippine, insieme ad altri soldati. Quando le forze americane presero il controllo dell’isola, Onoda e tre suoi commilitoni si ritirarono nella giungla per continuare la lotta. Nell’agosto del 1945, dopo i bombardamenti atomici su Hiroshima e Nagasaki, il Giappone si arrese. Sull’isola vennero lanciati volantini per annunciare la fine della guerra, ma Onoda e i suoi li considerarono propaganda nemica, uno stratagemma per farli uscire allo scoperto.
Rimasero così dei soldati fantasma (zan-ryū Nippon hei), continuando la loro guerra contro nemici ormai inesistenti e sopravvivendo nella giungla. Nel corso degli anni, uno dei compagni si arrese e altri due morirono in scontri con la polizia locale. Dopo il 1972, Hiroo Onoda rimase completamente solo.
Anno | Evento chiave nell’isolamento di Onoda |
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1944 | Hiroo Onoda viene inviato sull’isola di Lubang con l’ordine di non arrendersi |
1945 | Il Giappone si arrende, ma Onoda e i suoi compagni considerano la notizia una trappola |
1950 | Il soldato Yūichi Akatsu si arrende alle forze filippine |
1972 | Il caporale Kinshichi Kozuka viene ucciso, lasciando Onoda completamente solo |
1974 | L’esploratore Norio Suzuki lo trova e il suo ex comandante lo solleva formalmente dal servizio |
L’incontro con Norio Suzuki che cambiò la storia
L’incontro che pose fine al suo isolamento avvenne nel 1974 grazie a un giovane esploratore giapponese, Norio Suzuki. Suzuki, un avventuriero che sognava di trovare “il tenente Onoda, un panda e l’abominevole uomo delle nevi, in quest’ordine”, si recò a Lubang e, incredibilmente, riuscì a trovare Onoda in soli quattro giorni. Si avvicinò in modo pacifico, e i due strinsero un’insolita amicizia. Onoda, tuttavia, spiegò che si sarebbe arreso solo se avesse ricevuto un ordine formale dal suo superiore. Suzuki tornò quindi in Giappone con le prove fotografiche dell’incontro.
La resa ufficiale e il ritorno da eroe
Il governo giapponese rintracciò l’ex comandante di Onoda, il maggiore Yoshimi Taniguchi, che nel frattempo era diventato un libraio. Taniguchi volò a Lubang e, il 9 marzo 1974, sollevò formalmente Onoda dai suoi doveri, ordinandogli di deporre le armi. Il giorno seguente, Hiroo Onoda, in divisa, consegnò la sua spada al presidente filippino Ferdinand Marcos. Al suo ritorno in Giappone fu accolto come un eroe nazionale, simbolo di una fedeltà e di una dedizione al dovere ormai perdute. Tuttavia, come raccontato nella sua autobiografia “No Surrender: My Thirty-Year War”, Onoda faticò ad adattarsi al nuovo Giappone, una nazione moderna e consumista che non riconosceva più. Si trasferì in Brasile per alcuni anni, prima di tornare in patria, dove morì nel 2014 all’età di 91 anni. La sua storia, come documentato da necrologi su testate autorevoli come il New York Times, rimane una delle più straordinarie vicende di sopravvivenza e lealtà del XX secolo.
Articolo aggiornato il: 30/09/2025