Il caffè a Napoli: storia, tradizione e segreti dell’oro nero partenopeo
Parlare del caffè a Napoli è un’impresa ardua, un viaggio nella cultura napoletana, intrisa di storia, passione e tradizione. Non si tratta di una semplice bevanda, è molto di più. Non è come raccontare di una qualunque altra bibita. È un confronto con la propria nascita, con la propria educazione e con le proprie abitudini. In questo caso, anche con il proprio lettore.
Il caffè a Napoli: molto più di una semplice bevanda
Il caffè a Napoli non può essere descritto come una qualsiasi bibita, di cui indicare benefici e controindicazioni. Spesso definito come “oro nero”, il caffè a Napoli è un simbolo di socialità, di incontro e di convivialità. È parte integrante del rito del caffè, un momento di condivisione e di piacere che scandisce le giornate dei napoletani.
Il caffè come simbolo di socialità e convivialità a Napoli
Con il suo profumo inconfondibile, che ci aiuta provvidenzialmente ad affrontare i risvegli mattutini, il caffè a Napoli incarna alla perfezione il calore, l’empatia, la freschezza e il bisogno di contatto umano, da sempre considerati tratti distintivi dell’autentico spirito napoletano. L’espresso napoletano, servito nella tipica tazzina, magari accompagnato da una sfogliatella o da un babà, tipici dolci della pasticceria napoletana, diventa un’esperienza sensoriale unica, un piccolo lusso quotidiano.
Le origini del caffè a Napoli: tra storia e leggenda
In realtà, il caffè e il rituale legato ad esso non sono nati a Napoli. La pianta del caffè è originaria dell’Etiopia, poi diffusasi in Arabia e Turchia. L’oro nero di Napoli, dunque, è un prodotto importato.
Maria Carolina D’Asburgo e l’introduzione del caffè a corte
Diverse storie circolano sulla sua successiva diffusione in suolo partenopeo. Quella più nota racconta che il caffè, scoperto dalla città europea di Vienna, divenne centro degli elegantissimi Caffè viennesi, che ne avrebbero consacrato la fama. Fu poi Maria Carolina D’Asburgo, sposa del re Ferdinando IV di Borbone e grande bevitrice di caffè, a volerlo introdurre nei costumi di corte. Prima della sua scelta, il caffè circolava già a Napoli, ma era visto con sospetto dalla Chiesa che, per il suo colore scuro, lo considerava la bevanda di Satana.
Pietro Della Valle e il “kahave” dalla Terra Santa
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Un’altra delle leggende più popolari circa la diffusione del caffè a Napoli riguarda il musicologo Pietro Della Valle. Stabilitosi a Napoli per un certo periodo, egli sarebbe partito per un viaggio in Terra Santa dove vi avrebbe trascorso dodici anni. Al suo ritorno, avrebbe portato con sé una squisita bevanda chiamata kahave, già acclamata in alcune lettere scritte ai suoi amici durante la lontananza.
Alfonso d’Aragona e le rotte commerciali del caffè
Altre versioni, invece, riconducono l’arrivo del caffè a Napoli ad Alfonso d’Aragona, le cui navi trasportavano in tutto il Mediterraneo (compreso il territorio partenopeo) prodotti derivanti dall’Oriente, tra cui si annovera il caffè.
Il caffè sospeso: un’usanza solidale tipica di Napoli
Si dovrà attendere l’Ottocento perché per le strade di Napoli si diffonda il buon odore di caffè. A partire da questo secolo, i vicoli meridionali si affollano di venditori ambulanti di caffè che contribuirono alla divulgazione di questa moda. Anche l’usanza del cosiddetto caffè sospeso risulta essere uno dei punti cardini dell’anima partenopea. Sospeso, in quanto chi si apposta al bancone per consumare un caffè – perché il vero caffè napoletano deve, secondo i più, consumarsi al bancone, accompagnato da un bicchiere d’acqua e magari da qualcuna delle dolcezze tipiche della pasticceria napoletana – ne paga due per consentire questa piccola coccola anche ai meno benestanti. Un atto solidale, un gesto di umanità che ci contraddistingue e contribuisce a fomentare la nostra identità sociale. Il caffè appare, per essere poetici, come il sangue stesso dei napoletani, il loro veneratissimo oro nero, a volte chiamato anche “caffè del professore“.
Caffè a Napoli: proprietà e controindicazioni della bevanda
A questo punto ci tocca trattare il nostro oro nero anche come un qualsiasi altro genere alimentare e indicarne benefici e difetti.
La caffeina: benefici e rischi per la salute
Il componente nutrizionale maggioritario nel caffè è senza dubbio la caffeina. Tra i suoi benefici, il principale da nominare è la facilitazione della digestione, l’effetto stimolante sulla funzionalità cardiaca, l’effetto energizzante e in ultimo quello lipolitico, cioè dimagrante. Probabilmente nel caffè si possono individuare anche proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, ma esse sono ancora in fase di studio. I rischi di un’eccessiva assunzione di questa bevanda riguardano principalmente l’insonnia, le vampate di calore, gli sbalzi di pressione e tremori. Inoltre il caffè è vivamente sconsigliato a chi soffre di ulcera o gastrite perché agendo sulla secrezione gastrica potrebbe danneggiare il sistema digerente. Anche chi è afflitto da disturbi osteoporotici o anemici dovrebbe limitarne l’assunzione per la sua capacità di inibire l’assorbimento di calcio e ferro. Per le donne in gravidanza, poi, è preferibile astenersi il più possibile dal suo consumo al fine di tutelare la salute del feto.
Il segreto del caffè napoletano: la macinatura dei chicchi
Il caffè a Napoli è un’arte complessa e un’esperienza unica che va ben oltre il semplice atto di berlo. Secondo il professor Adriano Mazzarella dell’Università Federico II, il caffè napoletano ha una qualità eccezionale grazie a diversi fattori chiave, tra cui la macinatura dei chicchi di caffè, la miscela (solitamente un mix di arabica e robusta) e la torrefazione.
L’importanza del tempo di estrazione
La macinatura dei chicchi di caffè è fondamentale per la riuscita di un autentico caffè espresso. Questo processo è affidato interamente alla sensibilità e all’esperienza del barista napoletano. La frantumazione dei chicchi in piccole particelle ha lo scopo di aumentare la superficie di contatto con l’acqua bollente e favorire l’estrazione delle sostanze solubili. Ma c’è un trucco: il tempo ottimale di uscita della bevanda dalla macchina a vapore per un caffè espresso perfetto è di circa 25 secondi.
L’igroscopia dei chicchi di caffè e l’influenza del clima
Se il tempo di estrazione è inferiore a questo, il caffè risulta “annacquato”, il che può accadere a causa di una macinatura troppo grossa dei chicchi. D’altro canto, se il tempo di estrazione è maggiore, il caffè sarà eccessivamente forte e potrebbe avere un sapore di bruciato, il che può avvenire con una macinatura troppo fine. La chiave di tutto questo è l’igroscopia dei chicchi di caffè, ovvero la loro capacità di assorbire l’umidità dell’aria. Quando l’atmosfera è secca, i chicchi non si gonfiano molto e richiedono una macinatura più fine. Al contrario, quando l’umidità aumenta, i chicchi si gonfiano notevolmente e necessitano di una macinatura più grossa. Anche la qualità e la temperatura dell’acqua sono fattori determinanti per la riuscita di un buon caffè.
L’abilità dei baristi napoletani nell’adattare la macinatura
A Napoli, i baristi esperti sanno perfettamente come adattare la macinatura dei chicchi alle condizioni atmosferiche locali, anche in base ai venti. Quando soffiano i venti settentrionali, come il maestrale o la tramontana, che riducono l’umidità, il barista regola la macinatura in modo più fine. Quando arrivano i venti meridionali, come il libeccio o lo scirocco, che aumentano l’umidità, la macinatura dei chicchi diventa più grossolana.
Dove bere il miglior caffè a Napoli: indirizzi imperdibili
Queste operazioni sottolineano l’attenzione al dettaglio e la maestria dei baristi napoletani, contribuendo in modo significativo alla straordinaria qualità del caffè a Napoli, sia che venga preparato con la tradizionale moka che con la cuccuma (la caffettiera napoletana). In questo modo, il caffè napoletano diventa un’esperienza unica che va oltre la semplice bevanda, è un viaggio sensoriale che cattura l’essenza della città e della sua cultura, un vero e proprio “rito” apprezzato anche dai turisti, magari dopo aver assaggiato anche un ottimo caffè alla nocciola.
Caffè storici e caffè letterari: il Caffè Gambrinus
Dove bere il caffè a Napoli è una scelta importante, poiché la città è ricca di caffetterie storiche e autentiche, ognuna con la sua atmosfera unica. Se vuoi assaporare il caffè napoletano nella sua massima espressione, non puoi perderti le storiche caffetterie come il “Caffè Gambrinus”, caffè letterario in Piazza del Plebiscito. Questo iconico locale è un vero e proprio tempio del caffè, dove potrai gustare un espresso impeccabile circondato da un’atmosfera aristocratica.
Il Gran Caffè Napoli: un’esperienza autentica nel cuore della città
Se preferisci una tappa più autentica, dirigiti verso il cuore del centro storico, dove troverai caffè tradizionali come il “Gran Caffè Napoli”, dove potrai sorseggiare il tuo caffè al bancone in stile napoletano.
Una bevanda, il caffè a Napoli da amare, dunque, ma anche da non sottovalutare, di cui, come di tutto, non si deve abusare. Un atto, quello di preparare il caffè per sé e per chi si vuole, che permane nella nostra cultura partenopea come gesto di affetto per il prossimo e cordialità.
Fonte per l’articolo sul Il caffè a Napoli: Pixabay