Il Gashadokuro è uno spaventoso yōkai del folklore giapponese, rappresentato come un gigantesco scheletro animato dall’ira dei morti. Tra le innumerevoli creature che popolano la mitologia nipponica, la sua storia è indissolubilmente legata a quella della principessa Takiyasha, una potente maga in cerca di vendetta.
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Caratteristiche del Gashadokuro
Noto anche come Ōdokuro (“grande scheletro”), il Gashadokuro prende il nome dal suono onomatopeico gachi-gachi, che riproduce l’inquietante tintinnio delle sue ossa. Questo yōkai si origina dall’unione delle ossa e del rancore dei soldati morti in battaglia o di persone decedute in massa, i cui corpi non hanno ricevuto un’adeguata sepoltura. L’energia negativa di queste anime insoddisfatte anima un colossale scheletro, a volte quindici volte più grande di un essere umano.
| Caratteristica | Descrizione |
|---|---|
| Origine | Campi di battaglia o fosse comuni con cadaveri insepolti carichi di odio. |
| Aspetto | Scheletro gigante, spesso con occhi infuocati e invisibile fino all’ultimo istante. |
| Comportamento | Vaga di notte in cerca di vittime, che stritola o decapita per berne il sangue. |
| Debolezze | È quasi invincibile, ma si dissolve quando l’energia malevola che lo anima si esaurisce. Gli incantesimi shintoisti possono offrire protezione. |
La leggenda della principessa Takiyasha
La storia di Takiyasha-hime e il Gashadokuro divenne celebre nel periodo Edo, ispirando opere d’arte e spettacoli Kabuki. Il racconto ha origine nel 939 d.C., durante il periodo Heian, quando il samurai Taira no Masakado guidò una grande ribellione contro l’imperatore a Kyoto. La rivolta fallì e Masakado fu decapitato. Secondo la leggenda, sua figlia Satsuki, fuggita sul monte Tsukuba, decise di portare a termine la vendetta del padre. Dopo aver praticato rituali di stregoneria, la ragazza ottenne poteri sovrumani, cambiò il suo nome in Takiyasha-hime e radunò un esercito di yōkai nel fatiscente castello di Sōma.
L’imperatore inviò il guerriero Ōya no Tarō Mitsukuni per sedare la nuova rivolta. Dopo aver resistito a un tentativo di seduzione, Mitsukuni si trovò ad affrontare la furia della principessa, che evocò il mostruoso Gashadokuro. Nonostante la terribile creatura, il guerriero e i suoi uomini riuscirono a sconfiggere Takiyasha e il suo esercito. Tuttavia, un’altra versione del mito offre un epilogo diverso: si dice che la principessa, sopravvissuta, si sia ritirata presso il lago Tazawa, usando la sua magia a fin di bene, tanto da essere venerata come una divinità dopo la morte.
L’iconica stampa di Utagawa Kuniyoshi
La rappresentazione più famosa del mito è senza dubbio la stampa ukiyo-e di Utagawa Kuniyoshi, creata intorno al 1844. L’opera, intitolata Takiyasha la strega e lo spettro scheletro, fu commissionata per illustrare un yomihon (un tipo di romanzo storico) dello scrittore Santō Kyōden. Come si può ammirare nelle collezioni di musei come il British Museum, la stampa mostra Takiyasha-hime mentre legge un incantesimo per evocare il Gashadokuro, che emerge da un buio abissale per attaccare Mitsukuni. Questa immagine ha definito l’iconografia moderna dello yōkai, influenzando innumerevoli manga, anime e videogiochi.
Fonte immagine di copertina: Wikipedia
Articolo aggiornato il: 26/09/2025

