Il Grande attore, il suo ruolo nel teatro italiano dell’800

Il Grande attore nel teatro italiano dell'800

Verso la fine dell’800 l’Europa si trova in un contesto particolare sia dal punto di vista culturale, poiché in giro si parla sempre più di avanguardie e teatro di regia, sia sotto il profilo politico con il progressivo consolidamento degli stati nazionali. In effetti, per quanto riguarda il teatro, quest’ultimo aspetto favorì alcune dinamiche come gli investimenti statali che diedero vita a compagnie stabili, cioè compagnie teatrali che hanno la possibilità di mettere radici all’interno di una città specifica, oppure che possono contare su impianti teatrali per lavorare in maniera più dettagliata. Dagli anni ’60 dell’800 l’Italia è ancora caratterizzata dalle compagnie di giro ovvero compagnie che sono costantemente in tournée. Esse sono strutturate in maniera precisa seguendo il modello capocomicale, che è il sistema più comune tra queste compagnie, definito anche teatro del Grande attore.

Il capocomico è l’impresario ma è anche l’attore principale della compagnia, chiamato pertanto Grande attore o mattatore. Si distinguono, poi, compagnie “sociali” in cui tutti i componenti ricevono una percentuale e quella maggiore va sempre nelle mani del capocomico; e compagnie “miste”, in cui alcuni attori ricevono delle quote, altri sono scritturati, ossia impiegati all’interno delle produzioni teatrali occasionalmente. Le compagnie girovaghe di fine ‘800 riflettono anche una struttura gerarchica interna, sono infatti organizzate sul sistema dei ruoli: tutti i componenti ricoprono un ruolo, non solo nel senso teatrale ma anche nella gerarchia interna.

La gerarchia del teatro del Grande attore

I ruoli sono assegnati sulla base del principio del physique du rôle, per cui ad ogni ruolo corrispondono precise caratteristiche fisiche e stilistiche dell’attore.

Il Grande attore è il protagonista di ogni produzione della compagnia, questo è dovuto allo “star system”, per cui si andava a teatro per vedere il primo attore, non tanto l’opera in sé. Egli ha anche la funzione di direttore di scena, quindi organizza, sceglie il repertorio che la compagnia deve portare in giro (circa 30 testi da allestire in un anno) e dirige le prove generali, in particolare coordinando le entrate e le uscite degli altri personaggi. Tornando alle caratteristiche del ruolo, l’attore deve avere una fisicità perentoria, una forte presenza vocalica e soprattutto delle tecniche recitative che gli permettano di mantenere il palco per tutta la rappresentazione. Il Grande attore non esce mai di scena, perché deve garantire una diffusione allo spettacolo dovuta proprio alla sua presenza fissa (ancora la logica dello star system). Nel caso del mattatore l’età non è importante, può essere anche anziano. Inoltre il capocomico può essere anche una donna, in questo caso di parla di prima attrice, come Adelaide Ristori.

Via via, scendendo la scala gerarchica, ci sono tutti gli altri ruoli.

I due amorosi devono essere due giovani, quindi acquista importanza oltre che il fisico, anche l’età. I vecchi sono i ruoli ricoperti dai capocomici a fine carriera, che per motivi fisiologici non possono più sostenere ruoli da protagonisti e si ritagliano questo ruolo più marginale. Le servette sono attrici molto giovani che hanno iniziato da poco. Il caratterista è dotato di una fisicità buffa ed è l’attore che ricopre il ruolo chiave soprattutto nelle dinamiche comiche. Il generico è poco più di una comparsa, può ricoprire tanti ruoli ma ha sempre poca visibilità. Il brillante è un attore dalla fisicità più elegante rispetto al caratterista, ma comunque impiegato nelle parti comiche. Il promiscuo è la comparsa, con una visibilità minima rispetto agli altri.

Aspetti tecnici

A proposito degli aspetti teatrali più tecnici, la scenografia è sempre neutra, generica ed estremamente sommaria perché ci si muove sempre da un punto all’altro, quindi non è possibile trasportare 30 scenografie diverse. Lo stesso discorso vale per i costumi, che tra l’altro non appartengono alla compagnia, ma agli attori stessi. Infine abbiamo il testo, di cui nel teatro del Grande attore italiano non è rispettata la centralità: se, ad esempio, una compagnia di giro non ha un caratterista, rimodulerà quel ruolo in base alle caratteristiche che invece può ricoprire un brillante. Lo stesso accade per i primi attori/attrici, infatti i testi vengono modificati nella loro architettura affinché essi possano essere sempre in scena. Per esempio, uno degli spettacoli di maggior successo portati in scena da Ernesto Rossi (famosissimo mattatore dell’800) è stato Romeo e Giulietta di Shakespeare, egli interpreta Romeo anche da anziano, quindi viola le coordinate drammaturgiche dettate da Shakespeare, visto che i due amanti sono descritti come giovanissimi. Questi stravolgimenti, però, sono leciti, perché il pubblico va al teatro a vedere Ernesto Rossi.

Tutto questo discorso porta a delle conseguenze sul piano teatrale: innanzitutto, avere compagnie che allestiscono solo classici ostacola la creazione di un repertorio nuovo, quindi non c’è drammaturgia originale; inoltre il protagonismo del Grande attore comporta un rallentamento delle dinamiche che portano alla nascita del teatro di regia, già in atto nel resto d’Europa.

 

 

Immagine di copertina – fonte: Wikimedia Commons

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