Il Missionario Attiret: il gesuita che dipinse la Monna Lisa Cinese

Il Missionario Attiret: il gesuita che dipinse la Monna Lisa Cinese

La diffusione dell’arte occidentale in Cina iniziò quando il gesuita Matteo Ricci giunse in Cina nel 1952. Da quel momento in poi, i missionari provenienti dall’Occidente esercitarono una grande influenza sulla politica e soprattutto sulla cultura delle dinastie Ming e Qing. I missionari occidentali vennero in Cina portando con sé scienza e tecnologia avanzate, e al tempo stesso erano entusiasti portavoce della civiltà cinese in Occidente. Uno dei missionari gesuiti alla corte di Qianlong, sicuramente di minor fama, ma alquanto importante per l’imperatore e per l’apporto di innovazione artistica alla corte cinese, fu il missionario Jean Denis Attiret.

Nato a Dole, in Francia, il 31 luglio del 1702, sin da piccolo apprese l’arte del disegno alla scuola di suo padre. Continuò la sua formazione di pittore a Lione per poi trasferirsi a Roma dove accrebbe la sua fama di ritrattista. A 33 anni entrò a far parte della compagnia dei Gesuiti e già da novizio sfoggiò le capacità pittoriche apprese durante la propria formazione, dipingendo anche nella Cattedrale di Avignone.

Nel 1737 partì in quelle che sono note come Missioni Gesuita nella compagnia francese giungendo alla corte cinese di Qianlong l’anno successivo. Si presentò al cospetto dell’imperatore e questo, colpito dalla sua arte, lo scelse come pittore di Corte, dandogli il nome cinese di Wang Zhicheng.

Il missionario Attiret, che fino ad allora, aveva dipinto per lo più ritratti, fu obbligato a dedicarsi a tutti i generi, soprattutto paesaggistica, pitture di battaglie, di fiori, d’animali, d’architettura e di ornamentali.

I primi lavori commissionatagli per puro gusto e piacere dell’imperatore, non furono molto apprezzati dallo stesso: infatti gli fece togliere e aggiungere tante di quelle cose che il risultato finale fu una specie di materia mista che non apparteneva a nessun genere.  Erano molte le critiche dell’imperatore sulla sua pittura, perciò, anche se con qualche difficoltà, frate Attiret fu costretto a perdere la sua vivacità europea che non piaceva ai cinesi poiché indicava un fondo di indocilità che era opportuno reprimere e conformarsi al gusto di Qianlong. L’olio, secondo l’imperatore, non era gradevole alla vista poiché troppo lucido; pertanto, si ricorse all’uso della tempera e degli acquerelli. A Qianlong non piaceva l’ombreggiatura perché la considerava come una macchia e perciò scomparve nelle opere del missionario Attiret, fino al punto che la sua pittura divenne interamente in stile orientale.

La sua fama da ritrattista continuò anzi si amplificò in Cina con la creazione dei numerosi ritratti: a lui infatti ne sono attribuiti circa 200 rappresentanti persone influenti di corte e capi mongoli della tribù Erut oltre quello per l’imperatore. Ma il maggior successo lo ebbe con il ritratto dell’imperatrice del clan Nara, La Concubine .

Il soggetto del ritratto è Ulanara, concubina poi seconda moglie dell’imperatore Qianlong. Con tecnica olio su carta, il missionario Attiret dimostra la padronanza dell’arte del disegno e una conoscenza del simbolismo del costume cinese che gli fu criticato nei primi ritratti raffiguranti donne cinesi. La modestia, la timidezza, la dolcezza sono le principali qualità esteriori che generalmente devono trasparire dal ritratto, così da conferire alla donna ritratta il pudore e la decenza che conviene al costume cinese. Infatti, l’incarnato è pallido poiché il vermiglio in volto rappresenterebbe una donna dedita al bere vino. La giovane indossa un cappello di lontra, il viso è ornato da orecchini di perle della Manciuria ed è vestita con una tunica ornata da draghi, simbolo del potere imperiale che la copre fino al mento e con maniche lunghe sempre per rispettare il costume.

Questa opera ha suscitato sempre più attenzione tanto da diventare fonte d’ispirazione per la creazione nel 2016 del film “Le Portrait interdit” di Charles de Meaux, dove viene inventata una storia d’amore tra lo stesso pittore e la concubina. Questo ritratto, “La concubina“, soprannominata la Monna Lisa cinese, è conservato al Museum of Fine Arts di Dole.

Il missionario Jean Denis Attiret si spense a Pechino l’8 dicembre del 1768.

Fonte immagine in evidenza: Locandina film “Le Portrait interdit” (su weibo.com)

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