La diffusione dell’arte occidentale in Cina iniziò quando il gesuita Matteo Ricci giunse nel paese nel 1582. Da quel momento, i missionari esercitarono una notevole influenza sulla cultura delle dinastie Ming e Qing, introducendo scienza e arte europee. Tra i gesuiti che operarono alla corte dell’imperatore Qianlong, il più celebre fu senza dubbio Giuseppe Castiglione, ma un altro artista di grande importanza per l’imperatore e per l’innovazione artistica fu il francese Jean Denis Attiret.
Indice dei contenuti
| Jean Denis Attiret: scheda biografica | |
|---|---|
| Nascita | 31 luglio 1702, Dole (Francia) |
| Morte | 8 dicembre 1768, Pechino (Cina) |
| Nome cinese | Wang Zhicheng (王致誠) |
| Ruolo | Pittore di corte dell’imperatore Qianlong |
| Stile artistico | Sintesi tra realismo europeo e gusto cinese |
| Opera iconica | Ritratto dell’imperatrice Ulanara (“La Concubine”) |
La formazione e l’arrivo alla corte imperiale
Nato a Dole, in Francia, il 31 luglio del 1702, Jean Denis Attiret apprese l’arte del disegno nella bottega del padre. Proseguì la sua formazione a Lione e poi a Roma, dove si affermò come ritrattista. A 33 anni entrò nella Compagnia di Gesù e nel 1737 partì per la missione gesuita in Cina, un’iniziativa culturale e religiosa di grande portata, come documentato da fonti autorevoli quali l’Enciclopedia Treccani. Giunse alla corte di Qianlong l’anno successivo, e l’imperatore, colpito dalla sua abilità, lo nominò pittore di corte, assegnandogli il nome cinese di Wang Zhicheng.
Lo stile artistico: la sintesi tra europa e cina
Attiret, abituato a dipingere ritratti, fu costretto a cimentarsi in ogni genere: paesaggi, scene di battaglia, fiori e animali. I suoi primi lavori non furono però apprezzati dall’imperatore, che criticava l’uso europeo delle ombre e la lucidità della pittura a olio. Per conformarsi al gusto di Qianlong, Attiret dovette abbandonare la sua “vivacità europea”. L’olio fu sostituito con la tempera e gli acquerelli, e l’ombreggiatura, considerata una “macchia”, scomparve quasi del tutto. La sua pittura si trasformò, adottando uno stile più vicino a quello orientale, pur mantenendo una solida base nel disegno realistico occidentale.
Il ritratto dell’imperatrice: “la concubine”
Nonostante le difficoltà, la sua fama di ritrattista si consolidò in Cina. A lui sono attribuiti circa 200 ritratti di figure influenti di corte, ma il successo maggiore arrivò con il ritratto dell’imperatrice Hoifa-Nara, noto come “La Concubine”. Il soggetto del dipinto (olio su carta) è la seconda moglie dell’imperatore Qianlong. In quest’opera, Attiret dimostra una piena padronanza del simbolismo del costume cinese. La modestia e la dolcezza, qualità essenziali per la donna cinese, sono espresse attraverso un incarnato pallido, poiché il rossore avrebbe indicato una persona dedita al vino. La giovane indossa un cappello di lontra, orecchini di perle della Manciuria e una tunica ornata da draghi, simbolo del potere imperiale, che la copre fino al mento nel rispetto del pudore.
L’eredità di Attiret e la “monna lisa cinese”
Quest’opera ha suscitato un’attenzione crescente, tanto da ispirare il film del 2016 “Le Portrait interdit” di Charles de Meaux, che immagina una storia d’amore tra il pittore e l’imperatrice. Il ritratto, soprannominato la “Monna Lisa cinese”, è oggi conservato al Musée des Beaux-Arts di Dole, la sua città natale. Jean Denis Attiret si spense a Pechino l’8 dicembre del 1768, lasciando un’eredità artistica che testimonia il dialogo unico tra due grandi culture.
Articolo aggiornato il: 22/09/2025

