Il narratore e il punto di vista: strumenti per l’analisi del testo

Il narratore e il punto di vista: strumenti per l'analisi del testo

Ogni testo narrativo si basa sulla presenza di una voce che racconta una sequenza di eventi. Questa voce, nota come narratore, è l’intermediario fondamentale tra l’autore, la persona reale che ha creato l’opera, e il lettore. È importante non confondere mai queste due figure: l’autore sceglie chi racconterà la storia e come lo farà.

Oltre a stabilire chi racconta, è determinante comprendere da quale punto di vista la storia viene presentata. Questo angolo di visuale, definito focalizzazione o punto di vista, determina la quantità e il tipo di informazioni a cui il lettore ha accesso.

L’analisi del narratore e della focalizzazione è uno strumento indispensabile per la comprensione profonda di un’opera letteraria. Permette di svelare le strategie narrative dell’autore, di capire come viene orientata l’interpretazione del lettore e di apprezzare la complessità della costruzione del racconto.


Tipologie di narratore e tabella riassuntiva

Narratore interno (o omodiegetico)

È un personaggio all’interno della storia che utilizza la prima persona (io). La sua conoscenza dei fatti è, per definizione, limitata e soggettiva, basata sulla sua esperienza diretta.

Narratore protagonista (autodiegetico)

È il personaggio principale che racconta la propria storia.

Sono nato nell’anno 18.., erede di una vasta fortuna, dotato inoltre di eccellenti qualità, incline per natura all’operosità, pieno di rispetto per i miei maggiori […]; si poteva dire che avessi tutte le garanzie di un avvenire onorevole e brillante.

Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde

Narratore testimone

È un personaggio secondario che assiste ai fatti e racconta la storia di cui altri sono i protagonisti.

Quand’ero più giovane e vulnerabile mio padre mi diede un consiglio che non ho mai smesso di considerare. “Quando ti sentirai di criticare qualcuno,” mi disse, “ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.”

Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby

Narratore esterno (o eterodiegetico)

Non è un personaggio della storia e la racconta dall’esterno usando la terza persona (egli, ella, loro).

Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n’erano persino a Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all’opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev’essere.

Tipologia di narratore Caratteristiche principali
Interno (omodiegetico) Usa la prima persona (“io”). è un personaggio della storia (protagonista o testimone). ha una visione limitata e soggettiva.
Esterno (eterodiegetico) Usa la terza persona (“egli”). non partecipa alla storia. la sua visione può essere onnisciente o limitata a ciò che si vede dall’esterno.

Dubbi comuni: chiarimenti pratici sul narratore

Domanda: narratore e autore sono la stessa persona?

Risposta: assolutamente no. L’autore è la persona reale che scrive il libro (es. Alessandro Manzoni). Il narratore è la voce fittizia che l’autore crea per raccontare la storia. Pensalo come una “maschera” che l’autore indossa. L’unica eccezione è l’autobiografia, in cui l’autore dichiara di essere anche il narratore della propria vita.

Domanda: un narratore interno può mentire o sbagliare?

Risposta: sì, e accade spesso. Si parla in questo caso di narratore inattendibile. Poiché racconta dal suo punto di vista, può avere una visione parziale, distorta o può persino ingannare deliberatamente il lettore. Un esempio classico è Zeno Cosini ne La coscienza di Zeno, ma anche il narratore de L’assassinio di Roger Ackroyd di Agatha Christie, che nasconde la propria colpevolezza fino alla fine.

Domanda: ci possono essere più narratori in uno stesso romanzo?

Risposta: certamente. Alcuni romanzi, come quelli epistolari (es. Dracula di Bram Stoker), sono costruiti alternando le voci di più narratori. In altri casi, l’autore può dedicare capitoli diversi al punto di vista di personaggi differenti.


Tipologie di focalizzazione e tabella riassuntiva

Focalizzazione zero (o narratore onnisciente)

Il narratore sa tutto della storia e dei personaggi (pensieri, passato, futuro). Conosce più di quanto sappia qualsiasi personaggio e può muoversi liberamente nello spazio e nel tempo, esprimendo anche giudizi e commenti. Si dice che il narratore ne sa più del personaggio (N > P).

Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, che, quasi a un tratto, si ristringe, e prende corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte…

Focalizzazione interna

Il narratore adotta il punto di vista di un solo personaggio e sa solo ciò che quel personaggio sa, pensa e percepisce. Questa tecnica crea una forte immedesimazione nel lettore. In questo caso, il narratore sa quanto il personaggio (N = P).

Vedo la mia infanzia. A cinque anni, volevo morire! Mi pare che la ragione ne fosse una punizione che m’era stata inflitta. Io, a letto, al buio, dovevo aver combinato un qualche disastro. Forse avevo fatto un pianto troppo rumoroso dopo di essere stato messo a letto.

Italo Svevo, La coscienza di Zeno

Focalizzazione esterna

Il narratore è un osservatore imparziale che racconta solo ciò che vede e sente, come una cinepresa. Non conosce i pensieri o i sentimenti dei personaggi e ne sa meno di loro (N < P). Questo crea suspense e un effetto di massima oggettività.

Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone. Sicché tutti alla cava della rena rossa lo chiamavano Malpelo […].

Giovanni Verga, Rosso Malpelo
Tipo di focalizzazione Livello di conoscenza del narratore
Zero (onnisciente) Sa tutto: più dei personaggi. conosce pensieri di tutti, passato e futuro. (N > P)
Interna Sa quanto un personaggio: adotta il punto di vista di un solo personaggio. (N = P)
Esterna Sa meno dei personaggi: descrive solo ciò che vede e sente, come una telecamera. (N < P)

Una tecnica narrativa strettamente legata alla focalizzazione è il discorso indiretto libero. In questa modalità, un narratore esterno riporta i pensieri o le parole di un personaggio fondendoli con la narrazione, senza usare verbi come “disse” o “pensò”. Questo permette di entrare nella mente del personaggio mantenendo la terza persona, un classico esempio di come un narratore esterno possa adottare temporaneamente una focalizzazione interna.

Dubbi comuni: distinguere la focalizzazione

Domanda: che differenza c’è tra narratore interno e focalizzazione interna?

Risposta: un narratore interno (in prima persona) usa sempre una focalizzazione interna. Ma si può avere una focalizzazione interna anche con un narratore esterno (in terza persona), quando sceglie di “adottare” il punto di vista di un solo personaggio. Questo concetto è stato teorizzato da Gérard Genette, punto di riferimento per la narratologia moderna.


Monologo, soliloquio e monologo interiore: tabella comparativa

Queste tre forme narrative rappresentano i pensieri e i discorsi dei personaggi. La differenza fondamentale risiede nella presenza o assenza di un ascoltatore all’interno della scena.

Il monologo

È un discorso esteso pronunciato da un singolo personaggio, ma rivolto ad altri personaggi che lo ascoltano.

Amici, Romani, concittadini, prestatemi orecchio. Vengo a seppellire Cesare, non a lodarlo. Il male che gli uomini compiono vive oltre di loro, mentre il bene è spesso sepolto con le loro ossa. E così sia di Cesare.

William Shakespeare, Giulio Cesare

Il soliloquio

È un discorso che un personaggio pronuncia tra sé e sé, come se stesse pensando ad alta voce, senza essere ascoltato da nessuno.

Essere, o non essere, questo è il problema. Se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine.

William Shakespeare, Amleto

Dal teatro alla prosa: il monologo interiore

Nel romanzo moderno, il soliloquio si evolve nel monologo interiore, che riporta i pensieri di un personaggio. Quando questo flusso di pensieri è caotico e disordinato, imitando la mente, si parla di flusso di coscienza (stream of consciousness).

…e il mare il mare qualche volta cremisi come il fuoco e gli splendidi tramonti e i fichi nei giardini dell’Alameda sì e tutte le stradine curiose e le case rosa e blu e gialle e i roseti e i gelsomini e i gerani e i cactus…

James Joyce, Ulisse
Forma del discorso A chi si rivolge il personaggio?
Monologo Ad altri personaggi presenti nella scena, che ascoltano. è un discorso pubblico.
Soliloquio A se stesso, ad alta voce. nessun altro personaggio lo ascolta.
Monologo interiore A nessuno. è la trascrizione del flusso di pensiero non verbalizzato.

Articolo aggiornato il: 11/09/2025

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