Il 27 gennaio di ogni anno si ricorda l’orrore dei campi di concentramento nazisti, dove milioni di persone furono sterminate. Le vittime non furono solo ebrei, ma chiunque fosse considerato “indesiderabile”: omosessuali, oppositori politici, Rom e Testimoni di Geova. Di fronte a questa atrocità, diversi artisti, molti dei quali sopravvissuti, hanno usato l’arte per testimoniare, realizzando potenti quadri sulla Shoah e sull’Olocausto.
Indice dei contenuti
Artisti e opere della Shoah in sintesi
Questi artisti hanno trasformato la loro tragica esperienza in opere d’arte che fungono da perenne testimonianza storica.
Artista | Opera analizzata e significato |
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Edith Birkin | Un campo di gemelli e Ultimo respiro: la disumanizzazione e l’orrore vissuto ad Auschwitz. |
David Olère | Il cibo dei morti per i vivi: la lotta per la sopravvivenza vista da un membro del Sonderkommando. |
Felix Nussbaum | Il trionfo della morte: la disperazione e la distruzione di un mondo, dipinta prima della sua deportazione. |
Edith Birkin: la memoria di una sopravvissuta
Sopravvissuta al ghetto di Łódź, ad Auschwitz e a una marcia della morte, Edith Birkin fu liberata a Bergen-Belsen. Dopo aver scoperto che nessuno della sua famiglia era sopravvissuto, iniziò a studiare pittura, usando l’arte per elaborare e testimoniare l’orrore che aveva vissuto. I suoi quadri sulla Shoah sono oggi conservati all’Imperial War Museum di Londra.
1. Un campo di gemelli – Auschwitz

Fonte immagine: Imperial War Museum of London
Il quadro rappresenta una fila di prigionieri dietro il filo spinato. Sono coppie di gemelli, ma appaiono tutti uguali: senza capelli, magrissimi, con occhi vuoti. L’opera si basa su un ricordo reale dell’artista: «Ogni coppia di gemelli stava insieme guardando attraverso il filo spinato».
2. Ultimo respiro – Camera a gas

Fonte immagine: Imperial War Museum of London
Quest’opera densa di drammaticità raffigura due donne con la bocca spalancata e gli occhi fissi, nel tentativo disperato di respirare. È l’istante prima della morte per soffocamento nelle camere a gas.
David Olère: la testimonianza del Sonderkommando
Pittore ebreo di origine polacca, David Olère fu deportato ad Auschwitz-Birkenau e costretto a far parte del Sonderkommando, la squadra speciale di prigionieri incaricata di gestire i cadaveri delle camere a gas. Sopravvissuto, usò l’arte per documentare ciò che aveva visto, creando una delle testimonianze visive più dirette e strazianti dell’orrore dei forni crematori. Le sue opere sono oggi esposte al Museo di Auschwitz.
3. Il cibo dei morti per i vivi (autoritratto)

Fonte immagine: www.auschwitz.org
In questo autoritratto, l’artista si raffigura mentre raccoglie il cibo lasciato dalle persone condotte alle camere a gas per lanciarlo alle prigioniere. Sullo sfondo, il lager e le SS. Il suo numero di matricola è tatuato sul braccio e sostituisce la firma in basso a destra, a testimonianza di come la sua identità di artista e di prigioniero fossero diventate una cosa sola.
Felix Nussbaum: dipingere nella clandestinità
Pittore tedesco di origine ebraica, Felix Nussbaum fu una vittima dell’Olocausto. Dopo anni di fuga e clandestinità, fu arrestato e deportato ad Auschwitz, dove morì. Durante la guerra, continuò a dipingere in segreto, lasciandoci opere che raccontano l’angoscia della persecuzione e la perdita di identità. A Osnabrück, sua città natale, una casa museo ospita oggi le sue opere.
4. Il trionfo della morte

Fonte immagine: Wikipedia
Questo fu l’ultimo quadro del pittore, completato poco prima del suo arresto. In uno scenario di rovine e distruzione, scheletri musicanti (simbolo della disumanizzazione nei campi) suonano una danza macabra. Tra di loro, una figura inerme che assiste alla fine di tutto, probabilmente un autoritratto dell’artista, consapevole del suo tragico destino.
Fonte immagine in evidenza: Pixabay
Articolo aggiornato il: 29/08/2025