Il pensiero di Gioacchino da Fiore

Il pensiero di Gioacchino da Fiore

Il pensiero di Gioacchino da Fiore ci illumina nel tortuoso percorso di ricostruzione delle opinioni circa la leggenda dell’anno Mille.

Gioacchino da Fiore, ideatore di immagini e figure roboanti, teologo della storia, esegeta biblico e riformatore monastico, emerge tra quei teologi medievali che hanno cercato di fornire una complessiva ricostruzione attraverso il messaggio biblico, grazie alla creazione di simboli

Cenni biografici del teologo cosentino 

Prima di esporre il pensiero d Gioacchino da Fiore è opportuno conoscerne alcuni dati biografici. Egli nacque nel 1135 a Celico, Cosenza. Si avviò, inizialmente, alla pratica notarile che, tuttavia, abbandonò dopo poco. Secondo i dati tradizionali, dopo un viaggio in Terrasanta, nel 1167, prese piena coscienza della sua vocazione monastica: il desiderio di farsi monaco nacque in quelle terre lontane, nei luoghi del sacrificio di Cristo, verso la Palestina; entrò così nell’ordine cistercense, presso l’abbazia della Sambucina. Fu poi abate a Corazzo fino al 1187, quando Papa Clemente III lo esonerò dai suoi doveri di abate affinché potesse liberamente dedicarsi ai suoi studi. La causa di questo esonero è da ricercare nel deteriorarsi dei rapporti tra Gioacchino ed i suoi confratelli. Ritiratosi in meditazione sulla Sila, in vita eremitica, nel 1189 fondò, su quest’altopiano, la congregazione florense, raccogliendo attorno a sé seguaci con i quali costruì l’eremo di S. Giovanni in Fiore e costituì l’ordine detto, appunto, florense. Tutta questa fase segnò fortemente il pensiero filosofico di Gioacchino da Fiore. A causa del suo passato burrascoso, i florensi vennero riconosciuti dalla chiesa di Roma solo da Celestino III, nel 1196. Gioacchino morì intorno al 1205, ma a pochi anni dalla sua morte i suoi libri furono processati per il loro contenuto non in linea con la dottrina ufficiale e Gioacchino da Fiore venne dichiarato eretico

Il pensiero di Gioacchino da Fiore

Come suggerisce il pensiero di Gioacchino da Fiore, nell’immaginario cristiano la storia è un dramma. La circolarità del ritorno perenne non è ripetitiva: essa è un moto impetuoso in cui la lotta contro le tenebre si fa veicolo del trionfo della luce e del bene. La storia, che era considerata una serie di sforzi per tornare indietro e che aveva il suo saldo definitivo nel Giudizio Universale, è concepita come progresso: inizia nel tempo e finisce nel tempo, semmai quest’ultimo dovesse finire. L’intuizione fondamentale da cui l’abate prende le mosse consisteva nell’idea che il corso della storia si forma ad immagine e somiglianza del suo creatore e, dal momento che il creatore va ad identificarsi con un Dio in tre persone, il significato della storia è integralmente trinitario

Secondo il primo aspetto del pensiero di Gioacchino da Fiore, la storia dell’umanità si divide in tre età: associa a quella del Padre un periodo caratterizzato dall’ira, dall’odio e dalla violenza; a quella del Figlio viene attribuita un’epoca di perdono e di misericordia in cui, però, questi valori convivono con altri caratteri in netta contrapposizione, quali l’ipocrisia, il falso amore, la simonia e la prepotenza della gerarchia ecclesiastica; la terza età è, invece, quella che sarebbe pervasa di spiritualità vera e sincero amore e in quest’ultima fase sarebbe scomparsa la chiesa della gerarchia e dei simboli per far posto ad una comunità rinnovata dallo Spirito Santo e fondata sulla povertà, sulla contemplazione e sulla pace. Nel pensiero di Gioacchino da Fiore, spinto dal bisogno di infondere speranza ad una cristianità angosciata dalla miseria e dalla prossima fine, questa terza età potrebbe sovrapporsi all’Apocalisse di Giovanni – non a caso, infatti, è il testo conclusivo delle Sacre Scritture.

Il secondo aspetto chiave del pensiero di Gioacchino da Fiore è costituito da una forma nuova di esegesi biblica, un modo originale per reinterpretare la Bibbia. Il pensiero di Gioacchino da Fiore mette insieme la concordia che esiste tra i personaggi e gli eventi del Vecchio e del Nuovo Testamento. Così la divina verità si manifesta attraverso il corso delle epoche: l’età del Padre, o il tempo del Vecchio Testamento, aveva preparato la strada all’Età del Figlio, alla rivelazione dei vangeli. Gioacchino, quindi, mette in correlazione questi due momenti della storia in quanto il primo è tappa necessaria per il verificarsi del secondo.

L’ultimo aspetto chiave del pensiero di Gioacchino da Fiore riguarda il potere simbolico delle immagini, veicolate dall’immaginazione, colorite, metafisiche, pittoriche, pervasive, intense e tutto ciò è possibile solo grazie alla relazione dei due aspetti precedentemente illustrati. 

Fonte immagine: Wikipedia

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