John Locke: il padre dell’empirismo

John Locke: il padre dell’empirismo

John Locke è un filosofo inglese ed è considerato l’iniziatore dell’empirismo, corrente filosofica che si contrappone al razionalismo. Secondo John Locke la conoscenza deriva dall’esperienza e che nessuna mente neanche quella più geniale può produrre autonomamente delle idee considerate a posteriori, si vede l’oggetto e se ne fa un’idea. Quindi non esiste l’idea universale come affermava Platone.

John Locke: le riflessioni 

John Locke, come anticipato, crede che tutte le idee derivino dall’esperienza che può essere esterna o interna. Le idee di riflessione rimandano l’esperienza interna, quindi la percezione, il dubbio, il ragionamento, mentre le idee di sensazione rimandano all’esperienza esterna come calore, sapore perché riguardano i sensi.
Queste sono chiamate idee semplici ma la conoscenza non si ferma a quest’ultime, le quali implicano una tendenziale passività della mente poiché è la realtà che ci viene incontro. John Locke sostiene che la vera conoscenza stia nel combinare più idee semplici per avere idee complesse che si dividono in 3 categorie: modi, sostanze e relazioni.

  • Modi. Le idee complesse non esistono di per sé ma sono conseguenze o riflesso di altre sostanze, sono modi che si riferiscono a un soggetto come il modo di essere, alto, basso, forte e così via. Dunque se una persona dice: “alto”, qualcuno di riflesso risponderà “chi”.
  • Sostanze. La sostanza non esiste di per sé, nella sua universalità ma è sempre la somma di tante idee particolari. Per esempio se vediamo una mela rossa ha un sapore, una consistenza e viene denominata mela, ma non vediamo l’universalità di essa, esistono vari tipi di mele con sapori e colori diversi. Dunque non si vede universalità ma le caratteristiche specifiche di un determinato oggetto.
  • Relazioni. Sono delle concatenazioni di idee messe in relazione tra loro, come il concetto di identità si relaziona a quello di diversità. Per capire che qualcosa è identico bisogna relazionarlo con la diversità. Quindi si mettono in relazione per arrivare a una conseguenza, per esempio la causa ha come relazione l’effetto ma è un qualcosa che avviene spontaneamente.

Da questi principi John Locke elabora 2 tipi di conoscenza: intuitiva e dimostrativa . La prima è la conoscenza immediata ed è quella più certa e semplice, come: 2+2= 4 non si ha il bisogno di pensare, o fare grandi calcoli, intuitivamente si arriva ad una conclusione. La seconda, quella dimostrativa, è invece più complessa, non si arriva subito, ci sono tante fasi intermedie che si chiamano prove. La conoscenza dimostrativa essendo complessa può far cadere nell’errore: se si fanno dei calcoli algebrici, ad esempio, è possibile sbagliare un passaggio o un risultato, quindi si deve rifare il tutto. 

Secondo John Locke le conoscenze certe sono: 

  • Conoscenza intuitiva dell’io
  • Conoscenza per dimostrazione dell’esistenza di Dio
  • Conoscenza delle cose esterne per sensazione

Conoscenza dell’io. Secondo Locke la conoscenza dell’io si ha con il cogito ergo sum, intuisco di essere un soggetto pensante e quindi io so di esistere, vediamo delle persone sono delle nostre idee e ci arrivano delle sensazioni. Queste sensazioni per essere percepite devono arrivare ad un centro unificatore cioè la realtà. Quest’ultima è molteplice ma al nostro intelletto arriva l’unità del molteplice: l’identità riceve in un determinato momento una sensazione. Ognuno ha le proprie sensazioni.
Di conseguenza John Locke deduce che la realtà è complessa e molteplice, l’identità dell’io unifica il molteplice, io so di esistere e tre le varie esistenze so di essere un soggetto pensante. Penso dunque sono.

Conoscenza di Dio. Locke in quanto empirista avrebbe dovuto essere ateo perché la conoscenza si basa sull’esperienza. Però tramite la dimostrazione causale arriva alla dimostrazione dell’esistenza di Dio e afferma: «io so che tutto ciò che esiste ha una causa e devo ipotizzare che ci sia stata una causa prima che ha generato se stessa e le cose del mondo e questa causa è Dio». Esiste qualcosa e se esiste è stato creato, ma da chi? Ci deve quindi essere una causa prima che ha creato il mondo, se stessa e poi le cose.

Conoscenza delle cose esterne. Per Locke esiste la sensazione e quindi un’osservazione diretta degli oggetti, si osserva per poi fare un’idea. L’immaginazione imprime l’oggetto nella mente, l’intelletto ci riflette e si arriva alla definizione di quel concetto che ha determinate caratteristiche. Quindi per avere una conoscenza bisogna trovare una relazione tra realtà esterna e le idee, ci deve essere corrispondenza e la possibilità da parte dell’intelletto di indagare la realtà.

Fonte immagine: Wikipedia

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