L’amore secondo la Bibbia: tra storie e princìpi

L'amore secondo la Bibbia

Vivere l’amore secondo la Bibbia è qualcosa che, a primo impatto, può risultare alquanto anacronistico, soprattutto per coloro che alla Bibbia sono poco interessati; talvolta lo è anche per quei cristiani che desiderano davvero seguire le Sacre Scritture.

Ma, esattamente, perché l’idea di vivere l’amore secondo la Bibbia è considerata fuori dal tempo? Scopriamolo insieme!

La risposta, in realtà, è nella domanda stessa: il tempo. La società in cui viviamo non lascia spazio ad un modello considerato, dai più, anti-progressista e patriarcale come quello biblico. Tuttavia, provando a contestualizzare alcuni esempi di storie e princìpi biblici, calandoci nel contesto storico e culturale in cui sono stati scritti, è possibile trarre un modello d’amore applicabile anche ai giorni nostri.

Giacobbe e Rachele

Quello di Giacobbe e Rachele è uno dei primi esempi di come si presenta l’amore secondo la Bibbia nell’Antico Testamento. I due si sono incontrati nei pressi di un pozzo, la cui bocca era coperta da una grande pietra, la quale veniva solitamente rotolata nel momento in cui diversi pastori vi si radunavano con le loro greggi. Rachele era una pastora che apparteneva alla stessa famiglia di Giacobbe, in quanto cugina da parte di madre, e alla vista della ragazza lui ha subito rotolato la pietra da solo; in altre parole, voleva fare colpo. Grazie a lei, Giacobbe riesce a mettersi in contatto con lo zio, dal quale va a vivere, lavorando al suo servizio per un mese. Non trovando giusto che Giacobbe continuasse a lavorare per lui gratis, lo zio decide di dargli una ricompensa, di fronte alla quale Giacobbe gli propone di servirlo per 7 anni, a patto che gli desse in sposa Rachele.

«E gli parvero pochi giorni, per l’amore che le portava».

7 anni in cui possiamo dedurre e immaginare che Giacobbe e Rachele abbiano vissuto sotto lo stesso tetto, e sotto l’occhio vigile del padre di lei. 7 anni in cui hanno avuto modo di conoscersi, diventando innanzitutto amici, per poi approfondire il loro rapporto, continuando a scegliersi ogni giorno l’uno come compagno per l’altra, senza la fretta di doversi conoscere sessualmente, nonostante l’attrazione fisica fosse tanta. Rachele, infatti, viene dipinta come una donna avvenente e di bell’aspetto che attirò l’attenzione di Giacobbe fin dal primo incontro. Inoltre, davanti a Dio, il matrimonio viene a tutti gli effetti sancito dall’atto sessuale, che rappresenta non solo un piacere, ma un vero e proprio legame, nonché impegno, d’amore:

«Chi ama sua moglie ama se stesso. Infatti nessuno odia la propria persona, anzi la nutre e la cura teneramente […] Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e s’unirà a sua moglie, e i due diverranno una carne sola».
«Ciascuno individualmente così ami sua moglie, come ama se stesso, e altresì la moglie rispetti il marito».
«La moglie non ha potere sul proprio corpo, ma il marito; e nello stesso modo il marito non ha potere sul proprio corpo, ma la moglie».

Tali versi ci parlano di un amore che si dà all’altro in tutti i sensi, anche sessualmente parlando, ma nei confini di un patto matrimoniale; si parla, infatti, di marito e moglie, non di una coppia di fidanzati. Inoltre è un amore che molto dipende dal modo in cui si ama se stessi. L’amore secondo la Bibbia, e secondo la tradizione ebraica, funzionava così: i genitori decidevano per i figli, proponendo loro un partner (nel caso di Giacobbe è stata proposta soltanto la famiglia di appartenenza di lei), i ragazzi venivano resi partecipi e, in caso di assenso, veniva concesso loro del tempo per conoscersi al cospetto delle famiglie, dopodiché lui si dava da fare per assicurare ad entrambi un posto in cui vivere insieme. Una volta tutto pronto, i due si sarebbero sposati trascorrendo la notte insieme, diventando così marito e moglie. Tutto ciò, però, non ci deve far pensare che le donne fossero esclusivamente delle casalinghe e che non lavorassero; Rachele stessa ci viene presentata come una pastora, mentre di Giacobbe è scritto che era un tipo tranquillo, viveva nelle tende e cucinava pure, ma dobbiamo comunque tenere conto che stiamo parlando di un’epoca in cui si viveva principalmente di allevamento e agricoltura, le donne si prendevano cura della casa, del marito, dei figli, e la massima occupazione lavorativa cui potevano aspirare consisteva nel fare cose come cucire, vendere vestiti, occuparsi della gestione dei campi, oppure pascolare il gregge, proprio come faceva Rachele.

La storia d’amore tra Giacobbe e Rachele è un chiaro esempio di come l’amore secondo la Bibbia sia una scelta. Il loro amore non si fonda esclusivamente sull’infatuazione iniziale, bensì su un legame molto più profondo, consapevole e voluto, che riescono a costruire solo nel tempo, con pazienza, dedizione e rispetto.

Che poi Giacobbe si sia ritrovato a vivere una vita matrimoniale alquanto caotica, fatta di inganni e gelosie a causa della presenza di una seconda moglie e due concubine, questa è un’altra storia. Nell’Antico Testamento era comune la poligamia, spesso conseguenza del fatto che la prima moglie non riuscisse ad avere figli, e in alcuni casi erano le stesse donne le prime ad incoraggiarla: c’era l’usanza secondo cui dare la propria serva in moglie al marito ed avere un figlio da lei, significava considerare quel figlio come proprio. Ritornando a Giacobbe, l’unica che la Bibbia descrive come donna profondamente amata da lui, è Rachele. Basti pensare che dopo essere stato ingannato dal suocero, il quale gli ha fatto sposare sua sorella maggiore, Giacobbe, pur di sposare Rachele, ha scelto di lavorare altri 7 anni ancora per lui, quando avrebbe potuto separarsi dal suocero e farsi una nuova vita con la moglie che gli era già stata data.

Maria e Giuseppe

Maria e Giuseppe sono un altro esempio di come si presenta l’amore secondo la Bibbia nel Nuovo Testamento. Maria è stata la vergine che ha dato alla luce Gesù, incinta mentre era promessa sposa di Giuseppe. Quest’ultimo avrebbe avuto tutto il diritto di lasciarla perché, stando a quelli che sembravano essere i fatti, e alla legge di Mosè, Maria lo aveva tradito. Giuseppe stava pensando di lasciarla in segreto, dato che non era sua intenzione diffamarla pubblicamente, dimostrando così di essere un uomo emotivamente maturo, disposto ad accettare di separarsi dalla sua fidanzata senza per questo sentirsi ferito nel suo orgoglio maschile, e senza offenderla o farle del male in alcun modo. Tuttavia, mentre delibera di lasciarla, Dio gli parla e lo rassicura riguardo la natura della gestazione di Maria, che doveva restare vergine fino alla nascita di Gesù, perché in alcun modo questa gravidanza doveva essere attribuita ad un uomo, motivo per cui Giuseppe decide di aspettarla senza consumare subito il matrimonio. Infatti, nel viaggio che i due affrontano al termine della gravidanza, per arrivare a Betlemme in vista del censimento, Maria e Giuseppe restano fuori diverse notti per quasi una settimana, durante la quale non avranno alcun rapporto sessuale, se non dopo aver partorito il Salvatore dell’umanità.

L’amore secondo la Bibbia è un amore che sa aspettare, che fa del bene, «non invidia, non si mette in mostra, non si gonfia, non si comporta in modo indecoroso, non cerca il proprio interesse, non si irrita, non sospetta il male, non si rallegra dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità».

L’amore secondo la Bibbia vs L’amore oggi

Mentre la società di oggi ci mette nella condizione di vivere relazioni sentimentali in cui si dà molta importanza all’infatuazione, alla chimica, al colpo di fulmine, ai rapporti sessuali e al piacere a breve termine, dando sempre meno importanza alla conoscenza dell’anima, che invece ci consente di comprendere il livello di compatibilità nonché i valori e gli obiettivi di vita condivisibili a lungo termine, l’amore secondo la Bibbia funziona esattamente al contrario. L’amore secondo la Bibbia non è altro che il riflesso dell’amore che Cristo prova nei confronti della sua Chiesa: 

«Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei».

Si tratta di un tipo di amore che necessita di un rinnovamento della mente, di una rinascita, per poter essere accolto, perseguito e vissuto; in altre parole, senza un reale rapporto d’amore e di fiducia radicata in Dio, risulta difficile da mettere in pratica. È un amore che richiede impegno e coraggio, non solo piacere. Se è vero che, da un lato, psicoterapeuti e love coach stanno cercando di farsi spazio in questa generazione per aiutarla a riconoscere e differenziare l’amore sano da quello tossico, con la trasmissione di valori talvolta vicini a quelli biblici, è vero anche che, dall’altro lato, film, libri, canzoni, serie tv, l’idea di volere tutto subito, insieme alla paura di impegnarsi sul serio o di restare da soli, non aiutano i giovani ad abbracciare una tale visione.

Conclusioni

Quando si parla della creazione dell’uomo e della donna dal punto di vista biblico, si tende spesso a porre l’accento sul fatto che la donna sia stata tratta dalla costola dell’uomo. Shakespeare ha anche aggiunto:

«La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore, ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata».

Uomini e donne sono fisicamente e psicologicamente diversi, ma hanno lo stesso valore davanti a Dio:

«non c’è né maschio né femmina, perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù».

Tuttavia, dire che sono uno in Cristo e che diverranno una sola carne, non equivale a dire che non sono più due individui distinti e separati. Potremmo interpretare la creazione dell’uomo e della donna come un atto di separazione, prima ancora che di unione. Tutto ciò che Dio ha creato è frutto di una serie di atti di separazione, vere e proprie operazioni di sottrazione e addizione: Dio ha creato il giorno e la notte separando la luce dalle tenebre; il cielo, separando le acque dalle acque; i mari, raccogliendo le acque sotto al cielo e separandole dall’asciutto, che chiama terra. Ogni cosa creata da Dio pare avere un confine, un limite entro il quale esistere e funzionare. Quando Dio ha creato l’uomo e la donna, si può dire che abbia separato se stesso in due parti per poi rifletterle nel maschio e nella femmina: ha separato della polvere dalla terra, e soffiandovi all’interno ha creato l’uomo; dopodiché lo ha addormentato, e da una sua costola ha dato vita alla donna. La donna viene prima sottratta e separata dall’uomo, poi addizionata a lui come un dono. Prima di diventare uno, l’uomo e la donna sono due individui completi, distinti e separati che, agli occhi di Dio, riescono ad esplicare al meglio tutto il loro essere uomo e donna soltanto entro i confini della sua Parola.

Fonte immagine: Freepik

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