La città dei Sangui, alla scoperta dei miracoli perduti

La città dei Sangui, alla scoperta dei miracoli perduti

19 settembre, giorno di San Gennaro. È una giornata plumbea, ma le strade pullulano lo stesso di una folla agitata e inquieta, turisti misti a napoletani. È il giorno del miracolo, il giorno della speranza.  Non lontano dal caotico via vai, in Piazzetta San Gaetano, l’Associazione Medea Art ha organizzato una visita guidata in tema: La città dei Sangui.

Per i napoletani è impossibile non conoscere il miracolo del sangue di San Gennaro. Ogni anno, a maggio e a settembre, il primo dei cinquantatré santi protettori di Napoli fa sciogliere il sangue raggrumato nell’ampolla. La città è in festa, grazie a lui si vivrà sereni e senza disgrazie per ancora un altro anno. San Gennaro però non è il solo ad operare il miracolo della liquefazione del sangue: anche altri santi meno conosciuti sono protagonisti di storie e leggende che riguardano quel liquido rosso e ferrigno che tutti noi abbiamo in corpo. Proprio questo è l’obiettivo della visita guidata della Medea Art: prenderci per mano e farci viaggiare alla scoperta di tutti quei miracoli che per ragioni varie non sono altrettanto conosciuti.

La città dei Sangui, passeggiata nel cuore di Napoli

La visita traccia immaginariamente una linea per formare una sorta di carta geografica del miracolo sanguigno. Si parte da Piazzetta San Gaetano, anticamente occupata dall’agorà greca in cui sorgeva il tempio di Castore e Polluce, oggi invece trasformato nella Chiesa di San Paolo Maggiore. Proprio nella parte inferiore della chiesa troviamo la tomba di Sant’Andrea Avellino, al quale è legata la figura di San Gaetano da Thiene. Inizialmente Andrea era un avvocato molto abile, ma dopo aver difeso un delinquente cominciò a pentirsi e ad avvicinarsi sempre più all’ordine teatino fondato proprio da San Gaetano nel 1533 presso la Chiesa di San Paolo Maggiore. Quando il Santo morì, durante la cerimonia di sepoltura, gli venne tagliata una ciocca di capelli. Le forbici lesero anche la cute, dalla quale sgorgò sangue vivo, che fu racchiuso in un’ampolla. Ogni anno il suo sangue si è sciolto, smettendo tuttavia nel 1950.

Da Piazzetta San Gaetano si passa poi alla magnifica chiesa di Santa Patrizia in via San Gregorio Armeno. Ornata di stucchi pregiati e oro, con affreschi di Luca Giordano, la chiesa, appartenuta da sempre all’ordine delle monache di San Gregorio Armeno, abbaglia la vista.. Qui è sepolto il corpo della Santa che dà il nome alla chiesa, morta a soli 21 anni. Intorno al 1300, un cavaliere romano venuto a chiederle la grazia, per i suoi gravissimi problemi di salute, in un impeto di devozione esagerata, strappò un dente dalla santa morta quasi 100 anni prima, dal cui alveolo iniziò a sgorgare sangue vivo. Questo venne così raccolto in un’ampolla e ancora oggi ogni martedì di ogni settimana avviene il miracolo della liquefazione.

Da Santa Patrizia fino al Duomo, cenni storici de La città dei Sangui

Abbandonata la chiesa di Santa Patrizia, ci dirigiamo verso l’ingresso del monastero delle monache armene. Qui la guida ci racconta che ci sono ancora altri due santi ad aver operato il miracolo: San Giovanni Battista e Santo Stefano. Le loro storie sono legate indissolubilmente a Napoli, in quanto in entrambi i casi le boccette che contenevano il sangue hanno fatto dei viaggi tortuosi prima di approdare nelle chiese di San Giovanni a Carbonara, Sant’Arcangelo a Baiano e il Monastero di Donnaromita.

Un po’ sgomitando tra la ressa giungiamo alla penultima tappa del tour, la Chiesa di San Lorenzo detta in Foro. L’interno risalta all’occhio per la sua estrema nudità, macchiata da decorazioni di epoca differente in alcune delle sue cappelle laterali. Non tutti sanno che anche il sangue di San Lorenzo subiva il miracolo, anche se oggi pare che il fenomeno si sia inesorabilmente interrotto. Eccezionalmente abbiamo avuto l’onore di accedere alla sagrestia dove è custodita l’ampolla col suo sangue. Un’ultima occhiata al pavimento a mosaico protetto da un’ampia vetrata e poi via, verso il vero protagonista della storia: il Duomo di Napoli.

Il contrasto è fortissimo: grande caos all’esterno e silenzio tangibile, quasi irreale, all’interno. La gente è in fila per ammirare il sangue esposto in un’ampolla riccamente decorata. La cappella del tesoro di San Gennaro è l’ultima tappa. Al suo interno sono esposti i busti degli altri santi patroni della città. La vicenda di Procolo Gennaro è notissima: martire decapitato nel 305, ancora oggi è un simbolo di buona speranza e di protezione per un popolo come quello napoletano che è fortissimamente attaccato alle sue tradizioni. E anche i numerosi scettici a riguardo non potranno che restare abbagliati dalla grande fede che Napoli, la città dei sangui, nutre visceralmente per le leggende nostalgiche che circolano sul suo conto, contribuendo a darle un’immagine misteriosa e affascinante.

A proposito di Martina Benadusi

Martina Benadusi nasce a Napoli e fin da quando era bambina ha dimostrato un grande interesse per la materie umanistiche. Consegue il diploma classico europeo al Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II e si laurea alla Federico II presso la facoltà di Lettere Moderne. Iscritta alla magistrale di Filologia Moderna, ha collaborato in passato con altri giornali online e attualmente scrive recensioni per libri di scrittori emergenti. Sono proprio i libri ad essere una delle sue passioni/ossessioni più grandi, assieme all’amore viscerale che prova nei confronti della sua città.

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